Agricoltura biodinamica vitalità

La prevenzione delle patologie in agricoltura

L’agricoltura biodinamica si pone come rimedio in grado di conciliare produttività, qualità alimentare e rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali. L’agricoltore deve diventare un produttore di vita e di vitalità.

L’agricoltura biodinamica si pone come rimedio in grado di conciliare produttività, qualità alimentare e rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali

Chi opera in agricoltura sa bene che prima o poi potrebbero manifestarsi patologie e infestazioni in grado di danneggiare seriamente le colture, mettendo a rischio il raccolto. E spesso ci si interroga su quelli che possono essere i rimedi per fronteggiare fitofagi e malattie varie. L’agricoltura industriale si è dotata di mezzi di contrasto come anti-parassitari, anti-crittogamici, pesti-cida, insetti-cida pensati per debellare, eliminare e annientare (come indica la parola stessa). Questi mezzi di contrasto molto spesso sono costituiti da molecole che presentano un certo grado di pericolosità per ambiente ed esseri viventi, e la degradazione di queste molecole richiede tempi anche molto lunghi. In alcuni casi queste molecole rischiano di contaminare i vari cicli biologici naturali proprio a causa dell’elevata persistenza. Un ulteriore rischio è rappresentato dalla contaminazione della catena alimentare (in altre parole rischiamo di ritrovarci i vari veleni nel piatto).

Negli ultimi decenni l’intensificazione dell’agricoltura ha provocato un degrado biologico di ambiente e suolo con conseguente impoverimento biologico dell’ecosistema agrario e riduzione dell’humus nei terreni. In Italia dopo il 1945 aumentano enormemente gli agenti patogeni, come conseguenza dell’introduzione di pesticidi (iniziando dal famoso DDT). Ciò è dovuto agli squilibri provocati dall’uso indiscriminato di prodotti chimici (di sintesi). Aumenta anche la resistenza ai pesticidi stessi (dati adattati da Tremblay, 1985 e da dati di Dudley, 1987).

A fronte di questi dati l’agricoltura biodinamica si pone come rimedio in grado di conciliare produttività, qualità alimentare e rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali. Questo perché invece di elaborare soluzioni pensate contro il problema, per eliminare e debellare, ci si è concentrati nel generare pratiche pensate a favore degli equilibri e della vitalità. A favore della stabilità ecologica, della biodiversità e della completezza ecologica. Quindi pro e non contro.

Per poter applicare al meglio l’agricoltura biodinamica occorre valutare attentamente il concetto stesso di malattia e comprenderne il significato. Già il senso di questa espressione deriva da malàtto o mal àctus che sta ad indicare una mala azione; dunque un “agire male”. Il significato etimologico del termine malattia, inoltre, indica anche mollezza o debolezza.

Dunque il punto centrale sta nel fatto che “una malattia è considerata una deviazione dallo stato di armonia nello svolgimento delle funzioni vitali dell’organismo. Questa deviazione può essere operata da fattori animati o inanimati“. (Goidànich, 1955).

E sulla base di questi elementi sarà doveroso garantire e mantenere questo stato di armonia per poter ridurre al minimo il rischio di infestazioni o patologie, soprattutto in virtù del fatto che per ovvi motivi in agricoltura biodinamica i mezzi di contrasto a disposizione degli agricoltori rappresentano delle “armi spuntate” (come è giusto che sia), da utilizzare come prevenzione.

Sarà dunque fondamentale lavorare sulla resistenza delle piante alle malattie, la quale è condizionata principalmente da fattori ambientali e agronomici. L’innalzamento delle temperature medie, in corso a livello globale, e l’intensificazione dello scambio di merci dovuto alla globalizzazione sta incrementando la proliferazione di vecchi e nuovi parassiti. Uno dei maggiori pericoli legati alla comparsa dei nuovi parassiti risiede nella mancanza di antagonisti naturali, che sarebbero presenti solamente nella zona d’origine.

Quello che, comunque, rappresenta un approccio veramente olistico al tema delle patologie deve operare sulla prevenzione, riducendo al minimo le condizioni fisiche, chimiche e biologiche che permettono l’esistenza della malattia in un determinato ambiente; poiché ogni organismo (anche la malattia) per poter sopravvivere e riprodursi necessita di condizioni particolari. Per uno sviluppo ottimale ogni organismo necessita di risorse (ad es. alimentari) e dell’assenza di competizione (interazione biologica tra organismi).

Dunque per lavorare “a monte” occorre togliere il nutrimento alla malattia stessa e creare le giuste condizioni per evitare la sua proliferazione. E siccome ogni organismo vivente ricopre una posizione all’interno di un ecosistema dovremmo anche domandarci perché è comparsa una determinata patologia.

In altre parole occorre ridurre al minimo la “capacità di attrazione” della coltura nei confronti della patologia. È noto, ad esempio, che le olive più grandi attirano maggiormente la mosca (Bactrocera oleae), al punto che in passato era uso mettere qualche pianta di olive da mensa che fungesse da avvertimento anticipato (monitoraggio). Quali possono essere dunque i fattori attrattivi per fitofagi, crittogame o altre patologie? Ovviamente non è possibile generalizzare, oppure fare semplificazioni, anche in virtù del binomio coltura-fitofago che può interessare diverse colture (es. melo-carpocapsa). Ma, ad esempio, non è sempre noto che vi è anche una correlazione inversa tra contenuto di flavonoidi e polifenoli nell’oliva, e percentuale di infestazione da parte della mosca. Dunque i fattori interni alle piante, come la qualità della linfa, possono incidere significativamente sulla comparsa o meno di eventuali fitofagi (afidi in primis) o crittogame. Quindi la qualità vera paga! Una pianta nutrita correttamente potrà sviluppare al meglio le naturali autodifese e, al tempo stesso, fornire un prodotto di eccellente qualità. Qui i preparati biodinamici giocano un ruolo centrale.

Per quanto riguarda le strategie di difesa vere e proprie saranno fondamentali il monitoraggio e la prevenzione, in modo da intervenire al momento più opportuno. PRIMA CHE IL DANNO SI MANIFESTI.

Oltre ai fattori generali sopra citati occorre considerare che, comunque, l’agricoltura è una forzatura operata dall’uomo nei confronti della natura. Il primo gesto agricolo, di fatto, è il disboscamento con conseguente alterazione degli equilibri naturali.

A questo punto, per essere sintetici, dobbiamo chiederci: come fare per impattare il meno possibile sugli equilibri naturali?

Per fare ciò l’agricoltore non deve diventare un guaritore di malattie, ma deve diventare un produttore di vita e di vitalità.

Occorrerà rispettare alcuni punti fondamentali che riguardano la progettazione e la programmazione dell’organismo agricolo nella sua totalità:

  • Le dimensioni dei campi (che non devono essere eccessive).
  • Scelta del sistema colturale (solo colture, o colture + allevamento animale).
  • Applicazione delle rotazioni e delle consociazioni (le Leguminose non devono mancare).
  • Realizzazione infrastrutture ecologiche (siepi, alberature, fasce boscate, inerbimenti o fasce inerbite con piante utili, laghetti, muretti a secco, nidi per uccelli, casette per insetti ecc.).
  • Scelta di varietà coltivate che siano idonee a terreno, clima e ambiente. E che siano resistenti a patologie e stress vari.
  • Concimazioni sane ed equilibrate e uso costante dei preparati biodinamici (favorire l’humus ed utilizzare sovesci plurispecie).

 


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