L’editoriale di Luglio/Agosto


Impero finanziario

La finanza capitalistica pretende di sottrarsi al vaglio della politica, di farsi legge a se stessa, di presentarsi come l’unica civiltà possibile, l’unico ordine conforme a natura e perciò insindacabile, si è posta come nuovo sovrano assoluto con diritto di vita e di morte sui sudditi.

Non c’è differenza sostanziale se gli ordini vengono da Bruxelles, dalla Merkel, dal Fondo monetario, dalle agenzie di rating, dai banchieri centrali, dai mercati; il problema è che ormai la sovranità sta lì (nella casta sacerdotale) e “oltre”(nel mito), e noi non abbiamo modo di far cadere questi troni: i vecchi troni i popoli trovavano il modo di abbatterli, e nacque la democrazia, ma come si fa a rovesciare questi troni di oggi ancora non l’abbiamo capito.

Il momento è grave perché questi nuovi sovrani “sacerdoti”, sostituendosi alla sovranità dei popoli, hanno prodotto, insieme ad una drammatica recessione, un deficit democratico e una sostanziale rottura dell’unità europea e delle alleanze occidentali. Il sogno di un’Europa unita, democratica e sociale, nella quale l’economia e la moneta dovevano essere strumenti di unificazione e non di divisione, si sta trasformando in un incubo. Il dramma della Grecia fornisce l’esempio e forse la lettura apocalittica definitiva. Far morire la Grecia per l’Europa sarebbe un matricidio.

E’ la Grecia che ha generato l’Europa, dandole il “nomos” e il “pneuma”, il Logos e il mito. Forse è proprio la sostituzione del mito l’origine della nostra fine: il mito è la sfida che porta l’uomo al “culto” e quindi all’azione sacra. Il mito, per l’uomo contemporaneo, è il “Denaro”, che si mangia tutte le monete, tutte le economie, costringendo re e satrapi, sultani o califfi, baroni – bari e conti – contabili, a imporre ai sudditi, una cultura (culto) di adorazione dell’unico vero dio.

Il problema è di riportare la “finanza” sotto la legge, sotto l’economia, renderla ecologica, rimetterla nella democrazia nello Stato di diritto, ricondurla a condividere i fini generali della società, impedire, come dice la nostra Costituzione, che si svolga “in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
Ma questo non basta chiederlo alle classi dirigenti, sono gli uomini e le donne della vita quotidiana, i cittadini che devono prendere in mano il loro destino. Basta giocare al milionario, dalla “Borsa” alla tabaccheria è una continua giaculatoria, un’invocazione al dio che tutto pervade e numera. 

Perciò è nata l’idea di un movimento, che non sia volatile, che assuma se possibile la concretezza di un’aggregazione associativa. Per questo si è chiesto che la gente si iscriva, utilizzando un facile indirizzo e-mail che potete trovare sul sito di economia democratica*. 

Se la risposta sarà larga e tale da dimostrare che l’esigenza è giusta e il problema è ben posto, si passerà alla fase organizzativa e al lavoro comune, per un’altra finanza e un’altra politica, per restituire alla politica il compito di difendere i più deboli nei rapporti economici, secondo una tradizione che va dal codice di Hammurabi al costituzionalismo moderno. Cambiare la direzione del vento non sarà facile, per gli antichi greci il vento (pneuma) era lo spirito del mondo. Oggi, questo “spirito”, è decisamente “arimanico”, personificato dal Denaro come entità sovrumana e dominatrice. Dal minimo dettaglio materiale all’infinito tutto è numerabile e quindi si può avere, possedere, senza apparente fine, purché si rinunci alla propria umanità e libertà.

Biolcalenda Luglio/Agosto 2012

* www.economiademocratica.it – economiademocratica@tiscali.it



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *