Platone, ossia perchè

Per motivi non chiari,
in circostanze ignote
l’Essere Ideale smise di bastarsi.

Dopotutto poteva durare e durare all’infinito,
sgrossato dall’oscurità, forgiato dalla chiarezza,
nei suoi giardini di sogno sopra il mondo.

Perché, diamine, si mise a cercare impressioni
in cattiva compagnia della materia?

Che se ne fa di imitatori
mal riusciti, sfortunati,
senza prospettive per l’eternità?

Una saggezza zoppa
con una spina conficcata nel tallone?
Un’armonia fatta a pezzi
da acque agitate?
Il Bello
con dentro budella sgraziate
E il Bene
– perché con un ombra,
se prima non l’aveva?

Doveva esserci una ragione,
anche se all’apparenza irrilevante,
ma questo non lo svelerà neppure la Nuda Verità
occupata a rovistare
nel guardaroba terreno. 

Per non dire di questi orribili poeti, Platone,
trucioli che la brezza sparge da sotto le statue,
rifiuti del grande Silenzio sulle vette…

da “Attimo” di Wislawa Szymborska


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