Fratel leprotto e l’arte di friggere il nostro ego - Biolcalenda di aprile 2022

Fratel leprotto e l’arte di friggere il nostro ego

È notte, nella casa in mezzo al bosco del Montello. Tutto tace, tra le mura della casa che abito con Alessia e con tre gatti: Bibi, Buru e Cocco, ultimo arrivato. Sono ormai circa le 4 del mattino. Si sente un rumore di passi felpati, più pesanti del solito, sulle scale. Poi, versi di animali.Ci risiamo. Il solito “regalino” dei nostri pensionanti con zampe e baffi, che di tanto in tanto ci troviamo costretti ad accettare anche se, lo confesso, non è tra i doni più graditi. Ci svegliamo, si va a vedere. Si accendono le luci, i miagolii si spengono. In mezzo alla stanza appare un fagottino di pelo, con due felini curiosi che lo stanno ad osservare. Non è il solito dono dei nostri gatti. È un leprotto. L’animaletto scalcia, intontito, è ancora vivo. Allontano i due curiosi baffuti e lo recupero in una scatola, delicatamente.

Che fare di un leprotto appena nato che ti capita in casa nel soggiorno?

Lo stesso animale che, da adulto, si immagina infornato su una teglia con patate e rosmarino (non è certo il nostro caso, ma di norma questi animali vengono rilasciati apposta qui sul Montello per la caccia e per cibarsene), presentandosi in casa come un cucciolo suscita necessariamente altri sentimenti e spinge a diverse azioni.

Noi abbiamo subito cercato di capire su internet cosa era opportuno fare: abbiamo preparato una borsa di acqua calda, recuperato una scatola, raccolto terra e fieno nella notte. Per poi, al mattino telefonare ai gentilissimi operatori del Centro di Recupero Animali Selvatici di Treviso a cui abbiamo consegnato il “maltolto”. [Vi posso già anticipare: il leprotto si è ripreso egregiamente, era proprio appena nato, con l’aiuto degli addetti del CRAS, e ora probabilmente corre nei boschi del parco dello Storga: gli auguriamo ogni felicità possibile.]

Ma torniamo alla velata contraddizione, che si genera nel momento in cui si ha a che fare in maniera inaspettata con la lepre. L’animale leprotto è lo stesso che spesso finisce su un piatto di portata o su un carniere di ritorno dalla caccia. Perché mai prendersene cura, “salvarlo”, dargli una possibilità in più di crescere ed esprimere la sua natura, se in realtà poi alla fine siamo consapevoli e talvolta complici del suo destino e della sua possibile trasformazione in “cosa”, cibo per noi? E perché mai c’è gente che spende soldi per potergli sparare addosso, e gente che invece spende soldi per accudirlo e salvarlo? Non è un po’ schizofrenico tutto questo? Non è una questione banale: ricordo studi di antropologia che mettevano in evidenza come i pescatori di ghiozzi (“go” in dialetto veneto) scegliessero per il pesce nomi e relazioni diverse a seconda del contesto. Il pesce prima di essere catturato è “furbo” ma una volta morto, al mercato del pesce, diventa altro, diventa “roba”. Per esorcizzare, forse, il mistero della vita e della morte, che si apre anche per noi in relazione all’animale “da uccidere”.

È sempre, comunque, una questione di relazione: quella con un animaletto appena nato che “ha bisogno di noi” è profondamente diversa da quella con una lepre adulta. Anche se l’animale è lo stesso, e pure noi siamo gli stessi. Nel primo caso si attiva il senso dell’accudimento, nell’altro può attivarsi quello del possesso, quello competitivo della sopravvivenza o del nostro godimento.

L’idea poi che “non possiamo fare nulla” per l’animale, che è inutile darsi pena perché, anche se lo salviamo, l’animale rischia di finire ammazzato dalle pallottole dei cacciatori, potrebbe anche essere corretta dal punto di vista razionale ma è profondamente sbagliata dal punto di vista emotivo, quello della corretta relazione. Non siamo solo mente, siamo anche anima.

Non è vero infatti che non possiamo fare niente: possiamo invece fare tutto! Tutto quello che possiamo fare e cambia moltissimo PER NOI. Scegliere l’accudimento e l’attenzione piuttosto che il consumo, il possesso, apre mondi totalmente differenti. Se è vero che “l’essenziale è invisibile agli occhi” diventa fondamentale PER NOI instaurare una relazione corretta con l’animale, non tanto per la lepre, che seguirà comunque il suo destino, buono o cattivo che sia. È PER NOI che noi cerchiamo di averne cura e salvarla.

Condotto da questi pensieri, ecco allora la ricetta di Aprile, che da questo mese si affianca al racconto di una tecnica di cottura. La ricetta, in omaggio al nostro amico, non potrebbe essere se non a base di carote ed erba. Vi propongo quindi: Fagottini fritti di fratel leprotto”

 

Le ricette

Fagottini fritti di fratel leprotto - Biolcalenda aprile 2022

Fagottini fritti di fratel leprotto
Biolcalenda di aprile 2022

 


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