L’efficacia delle lavorazioni autunnali è dovuta agli insetti parassiti che depongono le uova nel terreno o vengono a trovarsi sotto forma di larva all’interno del sottosuolo durante l’inverno.
Per contenere lo sviluppo di parassiti e patogeni, prima di arrivare ad utilizzare prodotti e trattamenti vari, sarebbe preferibile applicare azioni preventive e strategie di controllo mirate a ridurre l’incremento e l’espansione di questi agenti nocivi. Negli articoli precedenti questo aspetto è stato messo in evidenza e sottolineato più volte.
Oltre al rispetto di una sana agronomia complessiva come principale strumento preventivo (che comprende in primis la costituzione di un organismo agricolo equilibrato e vitale) è possibile attuare azioni mirate, in grado di contenere e ridurre la proliferazione di determinati insetti parassiti (fitofagi). Tra queste vi è senza dubbio la lavorazione autunnale del terreno, nei casi in cui ciò sia possibile e fattibile. L’efficacia delle lavorazioni autunnali è dovuta al fatto che diversi insetti parassiti depongono le uova all’interno del terreno oppure, in altri casi, vengono a trovarsi sotto forma di larva all’interno del sottosuolo durante il periodo invernale. Si tratterebbe di lavorazioni superficiali del terreno che consentirebbero di portare in superficie ed esporre ai rigori invernali le ovature e le larve di vari parassiti. Queste verrebbero a trovarsi esposte anche all’azione dei nemici naturali e potrebbero certamente subire danni o lesioni dovute all’erpicatura.
Ma un altro valido alleato dell’agricoltore, in grado di svolgere azione di contenimento, è rappresentato sicuramente dall’avifauna da cortile (anatre varie, galline, faraone) che ovviamente andrebbe gestita nel pieno rispetto delle proprie necessità ed esigenze, anche in modo da prevenire fenomeni di predazione da parte della fauna selvatica (ad esempio volpe e tasso) oppure da parte di cani domestici liberi. Per l’avifauna da cortile si rende dunque necessaria una stabulazione idonea, adeguata e dignitosa (ricoveri che siano validi ed efficaci) ed un sistema di recinzione altrettanto conforme. Tempistiche e spazi per il pascolamento devono essere gestiti in modo da non recare danno alle colture, sempre nel rispetto dei bisogni di questi animali.
Altro fattore utile è dato dalla conoscenza del ciclo di sviluppo del parassita (ciclo biologico). Quelle sopra citate sono azioni indirette finalizzate al contenimento di vari fitofagi (ad esempio cavallette, verme del lampone, lumache, limacce etc.). La presenza animale, nei casi in cui ciò sia possibile, contribuisce ad aumentare la complessità dell’agroecosistema (o organismo agricolo) e la sua biodiversità. Si tratterebbe di instaurare una simbiosi ed una convivenza ideale con il mondo animale, e non un mero rapporto utilitaristico. Un rapporto alla pari che non dovrà generare sofferenza ma dovrà essere motivo di prosperità, benessere e sanità per l’animale.
Queste simbiosi e queste strategie permettono di ridurre e limitare l’uso di risorse esterne all’azienda agricola (come prodotti antiparassitari acquistati su piazza) migliorando il bilancio energetico complessivo. In altri termini si vanno ad incrementare l’autosufficienza e l’indipendenza.
Per quanto riguarda invece “trattamenti” e insettifughi vari occorre citare sicuramente il macerato di aglio (Allium sativum) che può essere utilizzato anche a livello professionale sotto forma di polvere fine. Il grado di finezza garantisce uniformità in fase di applicazione. L’aglio viene utilizzato in fitoterapia per le proprietà stimolanti e battericide grazie ai composti solforati di cui è costituito. Svolge un’azione repellente nei confronti di molti insetti, ed è indicato nella coltivazione degli ortaggi. I dosaggi indicativi variano dai 600 agli 800 grammi di aglio in polvere per 100 litri d’acqua. Ed è sufficiente una macerazione in acqua a temperatura ambiente per diversi giorni. Il numero di giorni varia in base alle temperature atmosferiche (da un minimo di 3-4 ad un massimo di 7-8 giorni circa). Lo si può far macerare in 10 litri d’acqua per poi diluire il tutto, sempre con acqua, fino al raggiungimento del quantitativo totale desiderato (rispettando le proporzioni). Si consigliano trattamenti nelle ore serali o nel tardo pomeriggio, direttamente sulla parte aerea della vegetazione.
Nel caso si debbano utilizzare bulbi di aglio (non polverizzato) ne occorrono indicativamente 1000 grammi (1 kg) per 100 litri d’acqua. Si tratta di proporzioni indicative, andranno poi utilizzati quantitativi vari in base alle necessità. Prima della macerazione è bene triturare e/o schiacciare bene i bulbi. Terminata la macerazione occorre filtrare il tutto per impedire l’intasamento degli ugelli. L’aglio svolge azione insettifuga, oltre ad una blanda azione antimicotica. Per migliorarne l’adesività si può aggiungere lo 0,1% di sapone di Marsiglia (naturale, neutro e privo di additivi).
L’estrazione a freddo tramite macerazione, nel caso dell’aglio, ne preserva maggiormente i composti solforati rispetto ad infusioni o decozioni. Queste ultime sono pur sempre utili e valide.
Questi trattamenti andranno poi ripetuti periodicamente in base alle necessità.
E’ possibile incrementare ed esaltare l’efficacia del macerato di aglio aggiungendo caolino sotto forma di polvere fine micronizzata oppure, in alternativa, bentonite secondo dosaggi prestabiliti per queste argille.