La coltivazione del pomodoro con il metodo biodinamico

Il pomodoro è dotato di grande adattabilità a tutti i tipi di terreno (purché questi presentino un buon drenaggio) pur preferendo quelli di medio impasto in cui l’apparato radicale può espandersi in profondità e trovare un buon grado di umidità. Terreni compatti e argillosi, se non lavorati in maniera adeguata, rallentano lo sviluppo della pianta.

Il pomodoro tollera un grado di acidità fino a pH 5,5 preferendo comunque quelli tra 6,5 e 7.
Come primo fattore strategico nella sua coltivazione vi è la scelta di una Cultivar (o varietà) che sia idonea al contesto pedoclimatico nel quale si opera. Questo dato è abbastanza rilevante ma troppo spesso, purtroppo, non viene preso in considerazione. Basti pensare che per il solo pomodoro a livello globale esistono qualcosa come 1700 Cultivar, tra vecchie e nuove varietà.
L’importanza di questo fattore è data dal fatto che molte di queste Cultivar si ammalano più difficilmente rispetto ad altre, essendo più forti e resistenti. Purtroppo le logiche di mercato e le scelte operate dalle industrie hanno determinato nel corso dei decenni la quasi totale scomparsa delle varietà locali tipiche dei vari territori. Le tante varietà locali sono state sostituite da poche varietà (globali) selezionate, il più delle volte, semplicemente per criteri di produttività e resa.

Come noto questa specie necessita di un sufficiente grado di illuminazione.
Al di sotto dei 8-10 °C arresta ogni processo fisiologico. La germinazione del seme è rallentata a 12-13 °C e risulta buona (in 4-6 giorni) a 18-26 °C. Per la fecondazione dei fiori sono ideali 22-28 °C di giorno e 18 °C di notte. La temperatura ottimale per la maturazione dei frutti dovrebbe essere di 26 °C di giorno e 18 °C durante la notte. La messa a dimora in pieno campo delle giovani piantine va effettuata con l’arrivo definitivo della bella stagione, quando sono ormai scongiurati abbassamenti delle temperature (anche notturni).

Può anche essere coltivato senza interventi irrigui rilevanti (con tutte le riserve, caso per caso).
Ma soprattutto quello destinato al consumo fresco allevato in serra richiede buone dotazioni idriche somministrate in modo continuativo. La richiesta idrica maggiore vi è nel momento del trapianto e durante l’ingrossamento dei frutti.
Gli stress idrici sono assolutamente da evitare (per stress idrici s’intendono eccessi, carenze o squilibri nella somministrazione di acqua). Ovviamente la gestione delle irrigazioni deve necessariamente tenere conto delle condizioni climatiche stagionali.
Va evitata la bagnatura fogliare poiché questo fattore può contribuire allo sviluppo di malattie fungine come la peronospora (soprattutto se la bagnatura fogliare è prolungata e si protrae nel tempo).

Per quanto riguarda rotazioni e avvicendamenti è bene evitare la successione con altre Solanacee o, ancor peggio, la successione a se stesso (monocoltura).

Nella preparazione del terreno che andrà ad ospitare il pomodoro è bene prevenire rischi di asfissia radicale. A tal proposito è buona norma (sempre e comunque) favorire la miglior fertilità organica nel corso del tempo tramite sovesci e compost biodinamico, ma soprattutto tramite l’impiego dei preparati biodinamici 500K e Fladen. In questo modo si potrà migliorare la struttura del terreno, che risulterà più tenero, soffice, poroso e naturalmente arieggiato.
In alcuni casi, nei terreni che lo richiedano, si possono anche effettuare lavorazioni di ripuntatura e dissodamento (il terreno va sempre lavorato nella condizione di miglior tempera).

Il preparato 500K può essere utilizzato in fase di trapianto oppure anche come “bagno semente” oppure per effettuare un “bagno radice”.
La miglior radicazione delle giovani piantine può essere favorita eseguendo il trapianto nel momento indicato nel calendario biodinamico con “tempo favorevole per trapianti”.
E preferibilmente nel pomeriggio (ciò riduce lo stress da trapianto).

Questo tipo di gestione del suolo potrà garantire la presenza e l’azione di rizobatteri specifici promotori della crescita delle piante, stimolando lo sviluppo e la formazione delle colture attraverso meccanismi diversi (maggiore disponibilità di nutrienti, produzione di ormoni vegetali, stimolo di meccanismi di autodifesa etc.).

Molte varietà di pomodoro soffrono la carenza di calcio che potrà essere apportato utilizzando litotamnio (alga calcarea) oppure gusci d’uovo triturati finemente durante la preparazione del terreno (pre-trapianto) oppure in fase di trapianto.
Ha dato ottimi risultati anche l’impiego del preparato 505 (a base di corteccia di Quercia) opportunamente dinamizzato e irrorato al piede della pianta, oppure come bagno radice prima della messa a dimora delle giovani piantine.

Il pomodoro da consumo fresco prevede il tutoraggio, ripetute scacchiature (eliminazione dei getti basali e ascellari) che consentono l’allevamento di un unico stelo e, a discrezione, la cimatura (asportazione dell’apice vegetativo) al 5-6° oppure 10-12° palco fiorale (in funzione delle diverse tipologie). Quest’ultima pratica, oltre ad indurre precocità, regola il periodo di fruttificazione delle piante ma potrà essere modulata in funzione delle caratteristiche delle diverse Cultivar.
È possibile attuare anche una defogliazione con asportazione delle foglie basali per migliorare l’arieggiamento, mentre nella definizione del sesto d’impianto (distanza delle piante sulla fila e tra le file) occorrerà garantire la presenza di luce ed anche una buona circolazione dell’aria.

Il pomodoro è solitamente considerato un forte consumatore e coltura depauperante per via del ciclo vegetativo prolungato. È possibile somministrare nutrienti durante il ciclo vitale della pianta anche tramite macerati vegetali o tè di compost opportunamente allestiti.

Quando i frutti sono sviluppati occorre distribuire il preparato 501 in giorni di “aria” oppure “fuoco” in base alle indicazioni del calendario biodinamico. Uno o due trattamenti con questo preparato dovrebbero essere sufficienti a garantire un incremento generale della qualità finale del prodotto sviluppando sapori, aromi ed una migliore conservabilità.
Questo preparato favorisce le naturali autodifese della pianta riducendo il rischio di sviluppo di micosi fogliari come la peronospora (intervenendo in via preventiva).

Le condizioni climatiche possono influenzare notevolmente la comparsa di crittogame, soprattutto per quanto riguarda la presenza di umidità eccessiva e persistente. Uno degli anticrittogamici naturali più utilizzati è senza dubbio il decotto di Equiseto (opportunamente allestito) che potrà essere anche miscelato con zeolite in polvere micronizzata (ad alto contenuto di chabasite).
Anche l’impiego di pròpoli di qualità per uso agricolo può contribuire al contenimento dei funghi fogliari. I vari trattamenti potranno essere effettuati dalla fase di pre-fioritura fino alla raccolta (in via preventiva), soprattutto durante i periodi critici.

INSETTI NOCIVI

Per il Ragnetto rosso usare macerato di ortica (macerazione max 12 ore). Da ripetere in caso di persistenza. Per le Nottue (allo stadio larvale) è possibile usare il B. thuringiensis varietà Kurstaki. Per gli afidi non sono da sottovalutare il Legno quassio (non danneggia i pronubi e molti altri insetti utili), il macerato di ortica di 12 ore, il macerato d’aglio e l’estratto concentrato dei semi di Neem (azadiractina), e soprattutto gli antagonisti naturali che potranno essere presenti e attivi in un contesto agroecologico sano e vitale (organismo agricolo biodinamico).


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