La coltivazione della patata con il metodo biodinamico

La coltivazione della patata con il metodo biodinamico

La patata (Solanum tuberosum) fu introdotta in Italia agli inizi del XVII Secolo. Questa coltura era uno dei cibi principali per gli Incas, soprattutto sugli altopiani.
Erano note decine di varietà con caratteristiche differenti e diverse colorazioni: giallo chiaro, grigio, rosa, violaceo, marrone, chiazzato, screziato ecc.

Le popolazioni native delle Ande ne svilupparono un gran numero di varietà per poterle adattare ai diversi ambienti e luoghi di coltivazione.

I tuberi germogliano dai 5 °C in su. Nelle fasi iniziali di sviluppo la pianta può tollerare temperature fino a -2 °C. Per svilupparsi necessita di una temperatura minima di 5-7 °C.
Nel Nord Italia è possibile mettere a dimora i tuberi da metà marzo a metà aprile. Il tubero-seme prima della messa a dimora può essere tagliato, ed ogni fetta dovrà avere un “occhio”.
Per anticipare il ciclo è possibile effettuare una pre-germogliazione posizionando queste parti tagliate in cassette avendo cura di creare un unico strato.
Queste andranno poi messe in locali chiusi e mantenute ad una temperatura compresa fra 8 e 14 °C, ben illuminate, ma evitando il Sole diretto.
Si consiglia una bella spolverata di cenere di legna sui tuberi-seme già tagliati. La cenere di legna deve essere bianca, deve cioè aver bruciato completamente, e non deve contenere carboncino o altri residui indesiderati. Poi quando i germogli saranno lunghi al massimo 2 cm si procede con la semina in campo. È possibile già fare anche una selezione eliminando quelle con germogli sottili e filanti.


Concimazione

È un buon consumatore di azoto. È nota l’importanza del potassio per questa specie.
È possibile effettuare concimazioni autunnali con letame ben compostato (che sia trasformato in humus) o altre matrici organiche di qualità come l’humus di lombrico.
Risulta fondamentale l’impiego dei preparati biodinamici da cumulo per favorire il miglior processo di compostaggio della materia organica.
In fase di semina è consigliabile una spruzzatura sui tuberi-seme all’interno del solco (prima di ricoprirlo) con il preparato di Valeriana 507 (25 ml/hl) dinamizzato 20 minuti.

È possibile distribuire la cenere di legna anche all’interno del solco durante la fase di semina.


Operazioni colturali

Il terreno per il letto di semina andrebbe preparato già dall’autunno precedente, soprattutto in presenza di terreni argillosi e pesanti (cioè privi di struttura), anche se l’andamento climatico invernale degli ultimi anni ha favorito le condizioni per la preparazione del letto di semina ugualmente in febbraio-marzo (purtroppo per via della carenza di precipitazioni).
Occorre sempre e comunque favorire la miglior struttura del suolo ricorrendo nel corso del tempo a concimazioni organiche di qualità come compost biodinamico, sovesci plurispecie e cover crops, oltre all’uso costante dei preparati biodinamici.
Ricordiamo che il suolo andrebbe sempre lavorato in condizioni di “tempera” ideale, cioè non troppo bagnato e nemmeno troppo secco.

È fondamentale l’impiego del preparato 500K in prossimità della messa a dimora dei tuberi-seme, ed anche durante le fasi di accrescimento delle piante. La semina andrebbe effettuata in giorni di “radice” e possibilmente anche durante il “tempo favorevole per trapianti” indicato nel calendario biodinamico.

Quando le piantine hanno raggiunto un’altezza di 10-15 cm circa si interviene con rincalzatura, coprendo bene i fusti in modo da favorire l’emissione dei tuberi e la loro completa copertura (è possibile ripetere questa operazione una o più volte).
Anche questa operazione può essere svolta in giorni di “radice”. La rincalzatura avrebbe anche la funzione di controllo della flora spontanea.

Si raccomanda l’impiego del preparato 501 (almeno 1 trattamento). L’uso di questo preparato può essere calibrato e ponderato in relazione all’andamento climatico stagionale. Comunque, in linea generale, può essere applicato positivamente in fase di post-fioritura a condizione che il suolo non risulti eccessivamente privo di umidità o arido.


Esigenze idriche

La patata è favorita da terreno umido, soprattutto durante la fioritura, quando avviene l’ingrossamento dei tuberi. Siccome l’apparato radicale non è eccessivamente profondo, eventuali apporti idrici dovranno essere frequenti ma con quantità ridotte.
Come per la maggioranza delle colture, sono da evitare i ristagni idrici o terreni compattati e asfittici.

Avversità

La Peronospora della patata è la principale malattia fungina. Le prime infezioni iniziano nel periodo della fioritura, quando l’apparato fogliare è nella sua massima espansione (giugno).
La bagnatura fogliare favorisce gli attacchi. Da maggio-giugno, dopo ogni pioggia o in presenza di forte umidità (soprattutto in prossimità della Luna piena), è possibile effettuare interventi di prevenzione con bentotamnio (600 gr/hl), propoli di qualità, silicio, decotto di equiseto, aglio in polvere, microrganismi effettivi (EMa).

Mentre fra gli insetti nocivi il più noto è la Dorifora: gli adulti svernano nel terreno e compaiono tra la fine di aprile e l’inizio di maggio. Dopo 7-10 giorni dalla loro comparsa si iniziano a trovare le uova sulla pagina inferiore delle foglie.

Nei piccoli orti è possibile un controllo manuale su uova e larve ogni 3-5 giorni (appena nate rimangono concentrate in prossimità delle uova dischiuse).
I controlli dovranno essere costanti, soprattutto per le prime generazioni. Altrimenti si può intervenire allo stadio di sviluppo larvale con il Bacillus thuringiensis varietà Tenebrionis.

Una valida alternativa di lotta preventiva alla Dorifora può essere effettuata con trattamenti polverulenti di zeolite micronizzata oppure di litotamnio ogni 3 settimane circa, di prima mattina quando la vegetazione è ancora bagnata di rugiada.
Queste polveri formano un velo protettivo sulle foglie, ostacolando la deposizione delle uova che faticano ad aderire, e disturbando meccanicamente l’attività trofica (masticazione della foglia da parte della larva); inoltre litotamnio e zeolite prevengono il diffondersi di malattie fungine come la peronospora.
In presenza di forti infestazioni di Dorifora (o di altre patologie specifiche) occorre allungare i tempi di ritorno sul medesimo terreno. La gestione delle rotazioni deve favorire la miglior fertilità organica oltre a ridurre i fattori di proliferazione di un determinato patogeno.
Le consociazioni utili sono con fagioli nani e con Petunie.


Il monitoraggio, la prevenzione e le buone pratiche agronomiche rappresentano le basi fondamentali della pratica agricola, soprattutto nell’agricoltura naturale.
In termini generali, la salute del suolo incide positivamente sulla salute della pianta, mentre il controllo biologico della Dorifora può essere effettuato anche tramite insetti antagonisti come Edovum puttleri (imenottero) e Zicrona coerulea (pentatomide).
Questi ed altri antagonisti naturali possono essere presenti e attivi soltanto se l’agroecosistema è gestito e curato in modo corretto nel rispetto dei cicli biologici e delle risorse naturali.


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