La pacciamatura naturale è una pratica che consiste nel ricoprire il suolo con uno strato di materiale organico di varia natura come paglia, foglie secche, cortecce sminuzzate, cippato, fieno (erba secca) o altri materiali biodegradabili.
Questa copertura, se ben gestita, può offrire diversi vantaggi arrivando anche a migliorare le caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche del terreno e soprattutto del sistema suolo-pianta.
Si riporta di seguito un elenco indicativo dei principali benefici che si possono ottenere:
- Ostacolare lo sviluppo delle malerbe.
- Mantenere l’umidità all’interno del terreno migliorando il bilancio idrico.
- Proteggere il suolo dall’azione della pioggia battente o del vento forte evitando fenomeni di erosione.
- Impedire la formazione della “crosta superficiale”. Questa crosta impedisce l’ingresso di aria e acqua nel suolo con conseguenze negative sulla fertilità del terreno.
- Mantenere un buon livello di attività biologica da parte di microrganismi e batteri utili oltre a svariati organismi terricoli promotori della fertilità (come ad esempio i lombrichi).
- Evitare che l’irraggiamento solare diretto, durante i mesi estivi, provochi un innalzamento eccessivo della temperatura del suolo. L’ombreggiamento e la copertura del terreno rappresentano una condizione indispensabile per il mantenimento della vita nel suolo, soprattutto negli ecosistemi naturali.
- Favorire una migliore struttura del terreno anche tramite l’apporto e l’incremento di sostanza organica (carbonio organico).
Come già ribadito sopra, si possono utilizzare diverse tipologie di materiali ma è necessario servirsi di materie che siano prive di agenti contaminanti o nocivi. Ed è necessario impiegare materiali esenti da semi di malerbe, altrimenti nel tempo si andrebbe a favorire lo sviluppo di un numero maggiore di erbe infestanti.
Prima di collocare il materiale pacciamante sulla superficie del terreno è buona regola, sempre e comunque, poter zappettare e dissodare il suolo per evitare che possa poi arrivare a compattarsi; questa operazione deve essere effettuata soprattutto nei terreni pesanti e argillosi che presentano un basso contenuto di sostanza organica.
Questi terreni, purtroppo, sono quelli che tendono a diventare asfittici e compatti, e dovrebbero essere migliorati tramite apporto di humus e sostanza organica. Il dissodamento del suolo può essere svolto anche tramite sarchiature superficiali (non è necessario lavorare il terreno in profondità). Questa operazione andrà a favorire un ambiente di tipo aerobico, più salubre e meno soggetto a problemi legati a muffe, micosi e marciumi.
Nel momento in cui si va a depositare la pacciamatura, il terreno deve essere privo di crosta superficiale, soffice e libero da infestanti. Ricordiamo che il suolo deve essere lavorato solamente quando si trova in uno stato di “tempera” ottimale (significa che il grado di umidità del terreno è tale da garantire il miglior risultato).
Sempre nella scelta dei materiali è alquanto necessario utilizzare materiale che sia secco; a tal proposito la paglia (correttamente essiccata) rappresenta uno dei migliori materiali ed anche il più diffuso. Diversamente dai teli impermeabili, l’uso del materiale vegetale (come paglia o cippato) consente la respirazione del terreno e la migliore circolazione dell’aria, e non ostacola l’ingresso dell’acqua piovana oppure dell’acqua distribuita con l’irrigazione a pioggia.
Il pregio dei materiali naturali di origine vegetale è dato dal costo basso (possono anche essere autoprodotti) e sono destinati a trasformarsi in valido nutrimento per terreno e organismi terricoli.
L’uso di paglia che non sia trinciata o sminuzzata evita che il forte vento possa rimuovere la copertura spazzandola via.
Col tempo qualunque tipo di materiale organico tende a decomporsi e degradarsi arrivando a perdere la funzione coprente ottimale; questo significa che occorre rinnovare periodicamente la copertura aggiungendo nuovo materiale. Il periodo di tempo per il rinnovo della pacciamatura varia in base alle caratteristiche del materiale.
Uno degli aspetti più critici legati alla pacciamatura naturale è dato dalla tipologia di infestanti presenti nel terreno: erbe come la Gramigna, la Sorghetta, lo Stoppione ed il Vilucchio possono rappresentare un serio problema poiché dispongono di notevole vigoria e soprattutto sono in grado di ricacciare e svilupparsi da brandelli di radice eventualmente presenti nel suolo.
Dunque per le infestanti dotate di radici carnose, rizomi e tuberi in grado di ricacciare sarebbe necessario l’uso di teli resistenti che ovviamente siano biodegradabili al 100%. Occorre sempre e comunque chiedersi perché si è arrivati ad avere infestanti come la Gramigna all’interno del proprio campo, dato che questa specie tende a colonizzare suoli compattati che presentano bassa dotazione di humus o scarsa vitalità…
Tra i materiali utilizzabili figurano anche cartone e fogli di carta che possono essere applicati al suolo e ricoperti a loro volta da uno strato di paglia, erba secca (fieno) o foglie secche. Questo tipo di copertura può fornire risultati più duraturi ed efficaci. Si tratta comunque di materiali di origine naturale (cellulosa) che ovviamente non dovranno contenere agenti chimici nocivi o velenosi.
La carta ed il cartone sono biodegradabili e sono anche apprezzati, in quanto risorsa alimentare, dagli organismi terricoli promotori della fertilità.
Tra i materiali di origine naturale figurano anche i teli di juta. Questi teli sono abbastanza resistenti e consentono una ottimale infiltrazione dell’acqua piovana nel terreno ed una buona traspirazione del suolo. Va detto che il grosso della produzione mondiale di juta si concentra in India e Bangladesh, e dunque non si tratterebbe di un prodotto a km zero, diversamente da altri materiali visti sopra che possono tranquillamente anche essere autoprodotti.
Paglia, fieno, foglie secche, cippato o altri materiali organici, al termine del proprio ciclo, dovrebbero essere decomposti e metabolizzati in maniera ottimale.
Dunque per favorire la miglior decomposizione dei materiali organici da parte del terreno è determinante l’apporto di azoto per favorire l’attività di batteri e microrganismi decompositori. Questo azoto può essere apportato, ad esempio, tramite macerato di Ortica oppure tramite fertilizzanti organici come compost o humus di lombrico.
In agricoltura biodinamica viene utilizzato il preparato FLADEN per favorire la decomposizione ottimale dei residui organici.