Un prodotto unico in natura, risultato della fotosintesi di vegetali e della ulteriore elaborazione ad opera dell’ape; il risultato di un processo altamente solare, dove luce e calore si condensano sul piano fisico. Mai come oggi l’ape ha bisogno dell’aiuto dell’uomo per poter continuare a svolgere la propria opera e dispensare vita.
Oltre ad impollinare e fecondare, l’ape è in grado di produrre diversi composti e ognuno di questi è un dono prezioso che occorre saper apprezzare per l’immenso valore che ha. La moderna conoscenza scientifica materialista non ci permette di cogliere e di comprendere la natura profonda e l’identità dei vari esseri viventi.
I limiti di questa scienza risiedono nel fatto che l’ape viene considerata come un qualsiasi oggetto da sfruttare a fini economici (così come tutti gli altri esseri viventi…). Ma quando si parla di ape si dovrebbe parlare di luce condensata sul piano fisico, poiché si tratta di un essere che ha una forte relazione ed affinità con la luce e il calore solare. Lì dove il sole è la fonte principale e fondamentale di vita sulla terra.
Il miele rappresenta un autentico farmaco, ricco di forze. Ma in quanto essere molto evoluto l’ape produce anche altri composti unici in natura. Uno di questi doni è la pròpoli, una sostanza resinosa di origine vegetale, che le api raccolgono principalmente da gemme e cortecce delle piante per poi elaborare attraverso enzimi prodotti da loro stesse con l’aggiunta di cera e pollini.
Questa sostanza viene impiegata poi per sigillare le fessurazioni dell’alveare o come barriera protettiva, ma anche per ricoprire eventuali cadaveri o resti di altri insetti che non è possibile allontanare ed eliminare (api comprese), per impedire la contaminazione ad opera di muffe o batteri patogeni derivanti dal processo di decomposizione. In quest’ultimo caso si tratterebbe di una vera e propria mummificazione, poiché l’alveare deve rimanere asettico ed incontaminato.
Anche le pareti interne delle celle, adibite alla deposizione delle uova e all’allevamento delle larve, vengono ricoperte con questa sostanza che svolge azione isolante e protettiva. Da qui deriva l’etimologia del termine pròpoli che sta ad indicare «protezione della città » o «a favore della città » (pro-polis). È costituita da più di 150 diversi composti biochimici che variano in base al tipo di vegetazione da cui è ricavata, in base alla stagione e ad altri fattori.
Numerose ricerche hanno evidenziato le proprietà antibiotiche, antimicotiche, antiossidanti e cicatrizzanti della pròpoli. Si tratta di un prodotto unico in natura, risultato della fotosintesi di vegetali e poi della ulteriore elaborazione ad opera dell’ape. Si potrebbe tradurre in immagini definendo la pròpoli il risultato di un processo altamente solare, dove luce e calore si condensano sul piano fisico.
Le sue proprietà erano già note agli antichi, mentre anche ai giorni nostri i suoi impieghi sono i più svariati. Può essere utilizzata in agricoltura per la sua azione protettiva a difesa della superficie di foglie e frutti, contrastando lo sviluppo di patogeni. Può svolgere azione antisettica come antimicotico e antibiotico. E può essere usata come cicatrizzante naturale in caso di tagli da potatura e ferite varie dovute a grandine o vento forte (per poter essere efficace, in caso di tagli o ferite, va distribuita il prima possibile). Inoltre è stimolante della vegetazione per via del contenuto di boro.
Siccome esistono in commercio molte tipologie di formulati è fondamentale utilizzare solo pròpoli per uso agricolo che sia ammesso in agricoltura biologica e biodinamica (e che sia di qualità ). Quindi è bene consultare la scheda tecnica e l’etichetta del prodotto anche per quanto riguarda i dosaggi.
Sui fruttiferi in generale può essere usata prima della fioritura per la prevenzione nei confronti di varie crittogame. Può essere utilizzata in fioritura (con i giusti dosaggi e modalità corrette) per potenziare l’allegagione ed anche perché funge da attrattivo per le api. E va comunque utilizzata in tutte le colture prima e durante i periodi critici nei quali è possibile la comparsa di crittogame, garantendo sempre una completa ed uniforme bagnatura della vegetazione.
Ovviamente la pròpoli da sola non può rappresentare la soluzione per tutti i mali, ma si dovrà praticare anche e soprattutto una buona agronomia complessiva insieme al rispetto dei ritmi ed equilibri vitali di suolo e pianta (uso costante dei preparati biodinamici, scelta di varietà idonee, concimazioni equilibrate, lavorazioni del terreno sensate, rispetto della biodiversità , potature corrette, rotazioni, ecc.).
Durante questo periodo di massima difficoltà per le api, trovo difficile capire come noi troviamo ogni volta più applicazioni per i prodotti dell’arnia, dalla cosmetica fino all’agricoltura passando per il trattamento per i nostri raffreddori. Il passo alla commercializzazione di questi loro ‘doni’ rischia di indebolire loro ulteriormente, precisamente perché sono le sostanze per la loro auto-saluto-genesi, o addirittura per la loro cura.
Abbiamo per millenni rubato loro il loro cibo invernale. Adesso parallelamente a ridurle le fonti di cibo, e avvelenare tanti di quelle fonti rimanenti, passiamo a tenere prodotti loro in ogni armadio di casa. Noi, che siamo in grado di capire ‘l’immenso valore’ di questi loro doni, forse possiamo rinunciare per qualche anno al loro uso, e lasciare che riprendono un po’ la loro stato di salute, facendo un’ apicoltura curata ma moderata in quanto alle raccolte. Abbiamo già tante altre soluzioni – doni della natura – per i nostri migliaia di bisogni.
Gentile Amy, le sue considerazioni sono pienamente condivisibili e giuste. Ma non necessariamente l’uso della pròpoli implica uno sfruttamento ed un indebolimento dell’ape. Vi sono molti apicoltori che operano nel rispetto dell’essere dell’ape favorendone la rigenerazione attraverso il pieno rispetto delle sue esigenze e necessità . Il problema è rappresentato dal nostro atteggiamento consumistico, impattante ed egoista. Occorre dunque un approccio diverso, alla pari e più rispettoso, nei confronti della vita e di tutti gli esseri viventi in modo da poter utilizzare i doni della natura con moderazione, senso della misura ed equilibrio (senza arrivare a sfruttare e rapinare). In una apicoltura che sia naturale, l’obiettivo non dovrà essere il profitto ma dovrà essere la rigenerazione dell’ape. Per fortuna la pròpoli non rappresenta l’unico rimedio naturale a disposizione degli agricoltori, ma ve ne sono molti altri che possono essere utilizzati come valida alternativa. Nel suggerire l’uso della pròpoli non si vuole di certo andare contro gli interessi dell’ape.