Se utilizzato come anticrittogamico* si accumula nell’ambiente. Dopo aver valutato le condizioni generali per poter ridurre l’uso del rame si elencano alcuni rimedi utili nella prevenzione.
Bentotamnio (500-600 grammi per ettolitro). È un prodotto a granulometria fine (polvere) costituito da bentonite, alghe litotamnio e farina di roccia potassica. Si tratta di un corroborante potenziatore delle difese naturali dei vegetali. La bentonite è un’argilla di origine vulcanica costituita principalmente da Ossido di Silicio, Alluminio (fillosilicati) e da micronutrienti naturali. Mentre le alghe litotamnio apportano Carbonato di calcio, Magnesio e numerosi microelementi di origine marina. Oltre a migliorare lo sviluppo dei vegetali il bentotamnio crea una barriera protettiva sulla superficie fogliare utile nella prevenzione di crittogame e fitofagi.
Pròpoli per uso agricolo di qualità . L’efficacia e la validità della Pròpoli dipende dalla sua qualità .
Decotto di Equiseto (Equisetum arvense). Grazie al contenuto di Silicio e Sali solforici rinforza la pianta e previene le micosi. Eventualmente utilizzare Equiseto raccolto nel proprio territorio nel mese di giugno; è possibile conservare tramite essiccazione.
Estratto di alghe Laminaria digitata (Laminarina). Tra i vari estratti vegetali quello di Laminaria sta dando i risultati più incoraggianti. Si tratta di induttori naturali di sistemi di difesa, in grado di favorire la resistenza delle piante contro avversità di natura biotica e abiotica. Le Alghe Brune sono ricche di sostanze attive, e vengono impiegate da secoli in agricoltura per via delle loro proprietà .
La composizione ricca e complessa le rende ottime alleate delle piante, non solo per l’apporto di elementi nutritivi: grazie a diversi meccanismi d’azione influiscono positivamente sulle attività di sviluppo dei vegetali. L’uso delle Alghe Brune migliora la capacità delle piante di resistere agli stress agendo da biostimolante. Viene stimolata la produzione di fitoalessine (metaboliti antimicrobici) a vantaggio delle difese naturali. Tra i generi più importanti figurano Laminaria, Macrocystis e Ascophyllum. A seconda delle diverse colture può variare epoca e dose di applicazione. Possono offrire benefici in occasione dei “momenti chiave” nella formazione e nello sviluppo di una coltura (trapianto, ripresa vegetativa, pre-fioritura, allegagione, post-allegagione, ingrossamento frutti, invaiatura, post-raccolta). Ovviamente saranno da valutare le reali esigenze e le necessità della singola coltura, evitando interventi non necessari.
Potrebbe essere utilizzato anche il silicato di potassio (formulato conforme ai Regolamenti per l’Agricoltura Biologica). Al massimo 2 kg per ettolitro.
Oli essenziali (sperimentale), tra cui olio essenziale di limone e olio essenziale di pompelmo (soprattutto se estratto dai semi). Se ne utilizzano al massimo 10 ml per ettaro. È importante utilizzare oli essenziali di qualità , di provenienza garantita (da agricoltura biologica o biodinamica).
Sono in corso anche attività di ricerca per testare l’efficacia di vari microrganismi e consorzi microbiologici per inibire lo sviluppo di funghi patogeni tramite l’attivazione delle autodifese oppure tramite un’azione antagonista diretta nei confronti del patogeno.
Tutti questi rimedi andranno utilizzati in via preventiva garantendo la copertura durante i momenti critici.
Bicarbonato di potassio (dai 500 agli 800 grammi per ettolitro). Ha un’azione preventiva sullo sviluppo delle spore fungine. Va evitato l’uso ripetuto durante la stagione estiva.
Latte. In zone favorevoli alla viticoltura vi sono agricoltori che impiegano il latte con ottimi risultati sul controllo della peronospora. Si tratterà di utilizzare latte fresco appena munto di provenienza biologica o biodinamica. La condizione dell’animale sarà fondamentale (benessere, stato di salute, corretta nutrizione, assenza di antibiotici e farmaci ecc.). Indicativamente occorrono 10 litri di latte per 200 litri d’acqua ad ettaro. Il latte ovviamente non dovrà subire pastorizzazione.
Altra via percorribile come alternativa al rame, o per ridurne i dosaggi, potrebbe essere quella dell’omeopatia applicata all’agricoltura. Le prime esperienze in Italia relative all’applicazione dell’omeopatia per la cura delle piante risalgono al 1984, grazie al Dr. Luca Speciani, presso la Facoltà di Agraria di Milano. Dal 2001 ha dato inizio a queste ricerche anche la Professoressa Lucietta Betti presso la Facoltà di Agraria di Bologna; in questo studio sono stati osservati effetti significativi. Si tratta tuttavia ancora di un approccio sperimentale ma comunque di notevole rilievo (agro-omeopatia).
Altre esperienze a livello internazionale sono quelle dell’omeopata olandese V.D. Kaviraj in Australia e in India.
È possibile impiegare anche alcuni preparati di nuova generazione i quali svolgono un’azione corroborante nei confronti della pianta. Questi nuovi preparati non sostituiscono quelli tradizionali: si tratta di Cornosilice-zolfo, Cornoargilla, Cornosilice-equiseto. Il primo stimola la formazione di proteine complesse, zuccheri e polifenoli, mentre il Cornoargilla favorisce l’equilibrio complessivo della pianta nel suo rapporto con il suolo a favore dell’equilibrio vegeto-produttivo. Ciò permette di resistere meglio a diverse forme di stress, stimolando i processi vitali, a vantaggio delle difese naturali. Il Cornosilice-equiseto svolge un’azione di contenimento nei confronti di alcuni funghi patogeni del suolo. Quest’ultimo preparato, grazie al Silicio, migliora la condizione dei tessuti vegetali con particolare riferimento alla cuticola. La cuticola, grazie alle cere da cui è costituita, svolge principalmente una funzione protettiva ed il suo spessore può variare in base al clima e alle pratiche agronomiche.
Il rispetto dei punti sopra citati (a, b, c, d) è determinante al fine di garantire l’efficacia di questi preparati, che andranno utilizzati correttamente e al momento opportuno (in base a tipo di coltura, fase fenologica e andamento stagionale). La prevenzione rappresenta una priorità .
I vari rimedi andranno altresì impiegati preventivamente sulla comparsa delle micosi anticipando i momenti critici. A tal proposito si rende fondamentale il monitoraggio dei parametri ambientali e climatici.
“Una malattia è considerata una deviazione dallo stato di armonia nello svolgimento delle funzioni vitali dell’organismo” Goidà nich (1955).
“L’agricoltore ha il compito di badare a che il processo naturale si svolga nel giusto modo” R. Steiner (1924).
Rudolf Steiner già nel 1924 suggerì l’uso del Silicio nella sua forma minerale (quarzo, ortoclasi, feldspati) e nella sua forma organica (Equisetum arvense, detto anche Equiseto o Coda cavallina) per via delle caratteristiche uniche. È presente naturalmente nelle argille e nelle sabbie, ed è uno degli elementi più abbondanti sulla crosta terrestre. Goethe, in merito alle sue proprietà , lo definì “luce condensata“. Non a caso è utilizzato nella realizzazione della fibra ottica, nei pannelli fotovoltaici e nei circuiti elettronici. Si tratta di un elemento che ha una notevole affinità con le forze della luce. Sempre Steiner lo definì anche “l’architetto della luce” per la capacità di ottimizzare la gestione della luce da parte dei vegetali. Consigliò l’uso del preparato 501 per garantire ai vegetali un armonico sviluppo delle parti aeree, una buona maturazione dei frutti e la prevenzione delle malattie fungine (il 501 è polare al preparato 500 che invece agisce sul terreno e sull’apparato radicale).
Solo in epoca recente, però, la ricerca agronomica ha evidenziato i molteplici ruoli svolti da questo elemento nelle sue varie forme, soprattutto per quanto riguarda la formazione dell’epidermide e la costituzione dei tessuti vegetali. Un’epidermide omogenea e ben strutturata funge da barriera protettiva nei confronti dei patogeni. Vi sono numerose prove che dimostrano come il Silicio possa limitare gli effetti negativi di svariati stress di natura biotica e abiotica (Epstein, 1994; Liang et al., 1996; Epstein, 1999; Liang et al., 1999; Liang & Ding, 2002; Ma, 2004). Lo stesso Silicio può fungere da “barriera meccanica” protettiva (Cheng et al, 1989).
Si assiste inoltre ad un generale miglioramento delle qualità organolettiche.
Si riportano anche alcuni dati relativi all’incontro “Siliforce day” – Silicio: qualità nelle produzioni agricole (Bologna, 24 marzo 2009). Alessandra Trinchera, CRA-RPS Roma.
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Il Silicio migliora la “struttura” delle fibre vegetali.
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Il Silicio sembra prevenire diverse carenze nutrizionali e limitare la tossicità di alcuni metalli.
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Spray fogliari a base di Silicio hanno portato benefici in termini di riduzione delle parassitosi su colture in campo.
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Il Silicio può essere accumulato dalla pianta nel sito di infezione da funghi, al fine di combattere la penetrazione della parete cellulare da parte del fungo attaccante.
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Incrementa la qualità , la conservabilità e la resistenza al danneggiamento delle produzioni.
(Sonobe et al., 2009; Coté-Beliaeu et al., 2009)
* errata corrige: nel Biolcalenda di settembre è stato usato erroneamente il termine antiparassitario al posto di anticrittogamico riferito a rame.