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Le lavorazioni del terreno – prima parte

Lavorazioni del suolo agrario, rotazioni e avvicendamenti colturali, fertilizzazione del terreno. Gli interventi meccanici per rendere il suolo più adatto ad accogliere le colture rappresentano lo strumento principale con cui l’uomo può incidere sulle caratteristiche fisico-chimiche e biologiche del terreno.

Le origini dell’agricoltura risalgono a tempi lontani. In questi tempi remoti pratica agricola e ritualità coincidevano. Vi sono molte ipotesi in merito alle origini dell’agricoltura e, soprattutto, in merito a quelli che furono i primi gesti agricoli compiuti dall’uomo. Con ogni probabilità uno dei primissimi gesti agricoli, se non il primo in assoluto, è la lavorazione del terreno. È possibile trovare una traccia di questa origine all’interno degli antichi testi religiosi del Mazdeismo (Zend-avesta) nei quali Zarathustra scava un solco nel terreno conficcandovi un pugnale d’oro. Si tratta di un antico gesto rituale rinvenibile anche in altre culture e tradizioni. Questo gesto rappresenta un rito sacro ma, al tempo stesso, riproduce anche una pratica agronomica basilare.
La parte rituale sancisce l’unione simbolica del principio maschile con quello femminile: l’unione del Sole (oro) con la Terra come base per la manifestazione della vita e del regno vegetale. Dunque le forze di luce e aria che fecondano il suolo (il Sole è, fra le altre cose, fondamentale per la fotosintesi).

Il pugnale rappresenta il principio maschile, e la Terra è il principio femminile (madre).
Mentre la parte agronomica, in questo antico gesto rituale, vede il dissodamento del terreno e la rottura della crosta superficiale.
Nella storia delle scienze agrarie, da sempre, l’uomo cerca il modo per poter aumentare le rese produttive in modo da soddisfare al meglio il fabbisogno alimentare della popolazione. È possibile riassumere quelli che sono gli interventi principali, o le pratiche, che nei secoli hanno permesso questo aumento delle produzioni. Si tratta di pratiche il cui sviluppo nel tempo ha permesso di aumentare le rese in maniera importante e che, nel tempo, hanno vissuto una notevole evoluzione e un forte miglioramento: in primis vi sono appunto le lavorazioni del suolo agrario, poi abbiamo le rotazioni e gli avvicendamenti colturali e, come terzo punto, la fertilizzazione del terreno (in quest’ultimo caso dovremmo parlare di vivificazione del terreno).
L’ottimizzazione di questi tre punti cardine, nei secoli, ha reso maggiormente fruttuoso il lavoro dell’agricoltore (con la moderna agricoltura chimico-industriale, come già ribadito più volte, vi sarà un’involuzione a favore del profitto e degli interessi delle corporazioni internazionali).

Vengono definite lavorazioni del terreno gli interventi meccanici per rendere il suolo più adatto ad accogliere le colture, e rappresentano lo strumento principale (più immediato) con cui l’uomo può incidere sulle caratteristiche fisico-chimiche e biologiche del terreno. Questa pratica ha come obiettivi principali il miglioramento dell’ossigenazione ed il miglioramento del drenaggio poiché la mancanza di aerazione, il costipamento ed il ristagno idrico sono tutti fattori che incidono negativamente sullo sviluppo delle piante. Inoltre vengono favoriti i batteri aerobici.

Grazie al dissodamento del terreno si creano, nell’immediato, le condizioni ideali per lo sviluppo delle radici (miglioramento della struttura). Inoltre la temperatura dello strato lavorato è maggiore, e questo determina uno stimolo alla germinazione. Ma risultati duraturi nel tempo, per quanto riguarda la struttura del terreno, si ottengono solamente agendo sulla fertilità complessiva: un terreno risulterà tanto più sciolto e facilmente lavorabile quanto più esso sarà fertile e vitale (terreni sabbiosi a parte). Un terreno ricco di vita sarà naturalmente predisposto ad accogliere le radici delle piante senza che queste incontrino difficoltà nello sviluppo. In mancanza di questa vitalità da parte del suolo si rende necessario il dissodamento. 

Tramite la lavorazione del terreno vi è anche una maggiore mineralizzazione della sostanza organica che corrisponde ad una maggiore disponibilità di elementi nutritivi per le piante. Quest’ultimo fattore può essere positivo ma, al tempo stesso, anche negativo poiché vi è degradazione della materia organica e quindi riduzione del contenuto di sostanza organica nel suolo (la degradazione della sostanza organica libera nutrienti). Con la lavorazione del suolo vi è una maggiore superficie esposta ad agenti atmosferici come aria, luce, calore, gelo e pioggia che contribuiscono in maniera importante a questa degradazione e successiva mineralizzazione; la perdita di sostanza organica può diventare un serio problema soprattutto se nel terreno è presente in bassa quantità. Ed oggi, purtroppo, la maggior parte dei terreni contengono percentuali molto basse di sostanza organica.

Altro fattore determinante è il tipo di sostanza organica che può essere più o meno stabile e resistente nel tempo. Ciò che viene definito Humus stabile (che ha acquisito una struttura di tipo umico-colloidale) può resistere molto meglio e più a lungo a vari tipi di stress meccanici o ambientali, con notevoli benefici (Amlinger et al., 2007). L’Humus stabile è sostanza organica che ha subito una particolare trasformazione ad opera di batteri, microrganismi e insetti terricoli.
È bene aver chiaro che la sostanza organica nel suolo va tutelata per via delle funzioni fondamentali che questa esercita sulla fertilità complessiva del terreno. L’Humus stabile dispone di proprietà molto particolari, con notevoli effetti positivi sul suolo. In agricoltura biodinamica si opera principalmente per favorire la formazione di questo tipo di aggregato nel terreno.

In questi ultimi anni per far fronte agli aspetti negativi dovuti alle lavorazioni del terreno, ma soprattutto al loro uso indiscriminato, sono state sviluppate tecniche conservative e pratiche che non prevedono la lavorazione del terreno. Nell’agricoltura industriale si parla di no-tillage, di minimum-tillage o di semina su sodo (si continua, però, a fare un uso notevole di diserbanti e altri prodotti nocivi).

Mentre per quanto riguarda l’agricoltura naturale si sono sviluppate la Permacultura e l’Agricoltura Sinergica; per ottenere rese accettabili anche a lungo termine sono necessarie, però, capacità e competenze specifiche. E saranno fondamentali il lavoro di progettazione e di preparazione del terreno (vivificazione del terreno ed inserimento periodico delle Leguminose nelle rotazioni).Ma, in ogni caso, la questione centrale rimane sempre e comunque la mancanza di Humus stabile nei terreni (o comunque di carbonio organico).

Biolcalenda di fennraio 2015


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