Comprendere le dinamiche naturali – terza parte. L’agricoltura biodinamica non è solo un metodo per coltivare la terra e ottenere un prodotto. Si tratta di stabilire una rapporto nuovo con la Natura e con tutti gli esseri viventi.
Per tornare all’uso degli organi animali come ambiente di trasformazione per l’allestimento dei preparati biodinamici (da molti definiti anche attivatori) va detto che sono in atto ricerche per utilizzare parti di tronchi e rami come alternativa a questi organi. Verrebbero utilizzati quindi contenitori di origine vegetale come ambiente e involucro per allestire questi preparati.
Tutto ciò che viene utilizzato in agricoltura deve appartenere ad un contesto naturale.
Uno dei punti centrali risiede nella tipologia di concimi/ammendanti/nutrienti impiegati per fertilizzare i terreni. Si è soliti evidenziare l’importanza della sostanza organica nel suolo, senza, però, fare alcun tipo di distinzione. Ma possono esservi notevoli differenze fra un tipo di sostanza organica ed un altro. In agricoltura biodinamica si presta particolare attenzione a che la sostanza organica sia ben umificata, e quindi che abbia subito una trasformazione (umificazione) ad opera di batteri, attinomiceti, funghi decompositori in grado di trasformare e produrre sostanze particolari (tra cui elementi nutritivi, sostanze cementanti, antibiotici ecc.) e, successivamente, dall’azione dei lombrichi al fine di formare i complessi argillo-umici. Questi complessi argillo-umici sono il risultato di un’interazione sinergica e dinamica. Si forma così l’humus stabile, nel quale gli elementi nutritivi sono fortemente legati.
Questi elementi nutritivi, poi, vengono liberati grazie all’interazione con gli apparati radicali delle piante. Il tutto è regolato anche dalle temperature atmosferiche e dall’azione solare.
Grazie all’utilizzo di sostanze umificate si favorisce nel terreno la formazione di humus, la struttura del suolo è resa più stabile e vitale, stimolando la formazione di grumi. Si forma la struttura glomerulare, con aggregati porosi dotati di proprietà colloidali. Queste sostanze cementanti sono responsabili dell’evoluzione positiva della struttura del terreno.
Mentre con sostanza organica che non ha subito questa trasformazione (ad esempio lo stallatico pellettato, ma anche lo stesso letame fresco) gli elementi nutritivi vengono dispersi e degradati molto rapidamente, senza i benefici per il suolo. In quest’ultimo caso vi è una pronta cessione di nutrienti, ma una rapida mineralizzazione e degradazione della sostanza organica.
Si può affermare che le sostanze umificate abbiano vita più lunga rispetto alla generica sostanza organica (non umificata), e che l’humus stabile è in grado di resistere meglio e più a lungo a vari tipi di stress ambientali e meccanici.
La differenza tra i vari tipi di materiale organico e i tempi di turnover è stata evidenziata da ricerche svolte nel Regno Unito (Amlinger et al., 2007): dai 6 mesi ai 2 anni per la lettiera e i residui colturali. Per la biomassa microbica da 1 a 5 mesi. Per i macro-organismi da 1 a 8 anni. Per materiale organico di ridotte dimensioni, che può essere trasportato nella soluzione circolante del terreno si va dai 5 ai 20 anni. Per quella parte definita frazione leggera, che si identifica con sostanza organica in una fase di trasformazione intermedia (residui vegetali e animali), si va da 1 a 15 anni. Per l’humus stabile si va da un minimo di 20 anni ad un massimo di 1000 (si, proprio 1000).
Quest’ultimo dato deve far riflettere sul valore e l’importanza che l’humus e i processi di umificazione hanno per il suolo e le piante.
In agricoltura biodinamica, quindi, si presta particolare attenzione all’uso di sostanza organica stabilizzata utilizzando compost di qualità elevata, e favorendo i processi di trasformazione, umificazione e stabilizzazione del carbonio organico attraverso i preparati biodinamici 500 e Fladen. Il conseguente miglioramento delle caratteristiche chimico-fisiche del terreno previene fenomeni di erosione del suolo, e facilita l’accumulo di carbonio ed altri nutrienti. L’immagazzinamento di carbonio nel suolo, inoltre, va a contrastare direttamente l’effetto serra (lotta all’effetto serra).
L’humus agisce da legante impedendo la dispersione e il dilavamento delle sostanze azotate. Si tratta di un dato importante perché secondo uno studio dell’European Nitrogen Assessment grazie ad un uso irrazionale di fertilizzanti azotati (che vengono poi dilavati e dispersi nell’ambiente), soprattutto nell’agricoltura industriale, vi sarebbero 10 milioni di europei che bevono acqua con concentrazioni di nitrati superiori alle soglie raccomandate. Per non parlare della proliferazione di alghe o di aree inquinate, lì dove avviene l’accumulo e la deposizione. Si tratta di un fenomeno non trascurabile, che ha conseguenze durature nello spazio e nel tempo. Altra conseguenza negativa dell’uso irrazionale dei fertilizzanti azotati o di altri nutrienti non compostati (quindi non umificati) è la perdita di biodiversità vegetale. Perdita che, secondo l’E.N.A., si aggira intorno ad una quota del 10%. La stessa Comunità Europea ha emanato una Direttiva Nitrati per mettere un limite al fenomeno della dispersione nell’ambiente di nitrati, con conseguente inquinamento di fiumi, laghi, mari e falde acquifere.
Questo “operare a monte” contribuisce a prevenire molte patologie vegetali e contribuisce alla tutela ambientale, come è stato evidenziato dalle attività di ricerca da parte dell’Istituto di ricerche dell’agricoltura biologica svizzero (FiBL).
Biolcalenda di maggio 2014