In queste immagini è visibile un lembo di terreno che diversi anni fa è stato posto sotto sequestro. Ciò ha reso quest’area inaccessibile impedendo lo svolgimento di ogni attività umana (come l’agricoltura oppure la fabbricazione di immobili), e dunque negli ultimi anni non si è mai provveduto nemmeno allo sfalcio della vegetazione spontanea.
Ciò ha determinato lo sviluppo di alberi e arbusti che hanno ricolonizzato questa superficie in maniera del tutto spontanea. Ovviamente si tratta di un fenomeno ben noto, che potremmo anche definire “capacità naturale di rigenerazione del paesaggio” dato dalla possibilità della flora spontanea di svilupparsi e insediarsi stabilmente.
Ogni intervento umano avrebbe sicuramente determinato un impoverimento ed una banalizzazione dell’ecosistema attraverso l’eliminazione della vegetazione. In tutto ciò la natura ci indica la via d’uscita ed una delle principali soluzioni per quanto riguarda l’attuale crisi climatica e ambientale.
Purtroppo abbiamo vissuto una delle peggiori annate che si possano ricordare, ed ogni anno si assiste ad un peggioramento del quadro generale. Ogni anno vengono costantemente superati record per quanto riguarda le temperature (medie e massime) o la scarsità di precipitazioni, e si registrano sempre più eventi meteo estremi (bombe d’acqua, trombe d’aria, grandinate).
Siamo davvero arrivati ad una fase nella quale sono sempre più necessari interventi utili e valide soluzioni per risolvere queste criticità, senza più rincorrere le emergenze ma concretizzando azioni risolutive anche rivedendo il concetto stesso di sviluppo economico e di progresso.
Tra le azioni certamente utili e valide vi è proprio la piantumazione di alberi su scala di paesaggio ed anche il rimboschimento utilizzando piante appropriate.
Questo perché l’assenza di alberi determina un incremento della temperatura a livello del suolo dal quale poi si possono generare correnti di aria calda che, risalendo verso l’alto, contribuiscono ad allontanare le nuvole (soprattutto se il suolo è cementato). Mentre l’ombreggiamento determinato dagli alberi contribuisce a mantenere più bassa la temperatura del terreno.
Inoltre è risaputo che le zone maggiormente piovose sono proprio quelle dove la presenza di alberi è abbondante poiché la vegetazione arborea attraverso l’evapotraspirazione contribuisce a liberare acqua che passa nell’aria sotto forma di vapore acqueo che poi potrà condensarsi nell’atmosfera per generare nuvole (ciclo dell’acqua).
La copertura vegetale (ombreggiamento) contribuisce a preservare umidità all’interno del suolo migliorando il bilancio idrico, conservando un buon livello di attività biologica da parte di microrganismi e batteri utili, oltre a svariati organismi terricoli promotori della fertilità (come ad esempio i lombrichi).
Tramite gli alberi vi è un apporto di sostanza organica determinante per la fertilità organica del suolo (ciclo del carbonio). Non bisogna dimenticare che la lignina è il più importante precursore dell’humus, fattore decisivo per contrastare fenomeni di desertificazione e degradazione dei terreni. I terreni ricchi di humus si comportano come spugne assorbendo e trattenendo maggiori quantità d’acqua rispetto ai terreni poveri di materia organica.
L’albero assorbe CO2 e contribuisce anche ad incrementare la naturale biodiversità poiché ogni specie arborea è in grado di ospitare e sostenere numerose forme viventi (insetti, uccelli e diversi altri organismi). Oltre a ciò, le piante possono ridurre il livello di inquinamento attraverso una vera e propria azione di bonifica ambientale (biodiversità funzionale).
Questi in estrema sintesi sono solo alcuni dei principali benefici dati dalla presenza di vegetazione arborea. Si tratta di servizi ecosistemici fondamentali.
Disgraziatamente negli ultimi 50-100 anni, nei territori maggiormente antropizzati, l’uomo ha eliminato tutto ciò che non era considerato produttivo in termini economici o che comunque poteva rappresentare un ostacolo per le attività produttive.
I territori sono stati modificati e modellati sulla base di criteri speculativi di ordine economico, e non si è tenuto conto delle funzioni fondamentali per la vita e per l’intero ecosistema svolte proprio dagli alberi (o da altri importanti tasselli dell’ecosistema).
Ciò sta determinando un vero e proprio crollo dell’ecosistema per un peccato di tracotanza; vi è una diretta responsabilità per questa violenza sulla natura nello sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali. Malauguratamente non si è mai tenuto conto delle valutazioni di ordine ecologico, della funzione ecologica e ambientale svolta dai diversi tasselli dell’ecosistema (di cui gli alberi sono i rappresentanti fondamentali).
Oltre alle valutazioni di ordine ecologico sarebbe altresì doveroso riconoscere alla natura anche un valore di tipo spirituale, riconoscendo negli alberi qualità di ordine spirituale. Forse questo è il passo più difficile poiché viviamo in una società fortemente condizionata dal materialismo (anche per questo determinati valori o ideali sono sempre più carenti). Si è perso di vista lo spirito a favore della sola materia.
Ma la questione centrale risiede nel tipo di approccio e nell’orientamento che l’uomo ha nei confronti della vita: le interazioni tra la società, l’ambiente naturale, le Istituzioni, le diverse culture e l’economia determinano l’indirizzo e la direzione del nostro mondo.
Purtroppo oggi è la sfera economica a dettar legge, con tutte le conseguenze che ne derivano.
“Dovunque regna la civiltà occidentale è cessato qualsiasi rapporto umano, a eccezione di quei rapporti che hanno per ragion d’essere l’interesse, il duro pagamento in contanti. Da più di un secolo la dignità umana è ridotta al rango di valore di scambio” (tratto dal manifesto della “Revolution surrealiste” in M. Nadeau, Storia antologica del surrealismo, Mondadori, Milano 1972).
Progresso tecnico-scientifico e sviluppo economico hanno di fatto generato una crisi di valori che ha originato la cosiddetta società dei consumi. Se da un lato vi è stata la conquista di un certo benessere, dall’altro lato assistiamo ad un impoverimento etico e spirituale che ci ha condotti a minare la funzionalità dell’intero ecosistema ed il suo equilibrio, minacciando seriamente il futuro delle nuove generazioni (in altri termini, ciò che potremmo definire egoismo applicato).
Abbiamo inoltre prodotto una artificializzazione della natura, ed anche della nostra esistenza, che ci ha condotti a perdere di vista il vero valore ed il vero significato della vita.
È davvero giunto il momento di cambiare rotta e di rallentare. Di fronte al declino ecologico che stiamo vivendo non si può più continuare a far finta di niente.