Dopo aver parlato dell’importanza delle siepi come spazio di custodia e ripopolamento per gli antagonisti dei parassiti delle piante coltivate, veniamo ad illustrare altri ottimi motivi per plantumare i bordi del nostro orto.
Un altro aspetto maggiormente evidente che affrontiamo e che si nota dopo l’impianto della siepe, è la sostanziale riduzione della perdita di terreno per scorrimento superficiale legato a fenomeni atmosferici come forti piogge ed eventi intensi soprattutto nelle zone dove i terreni sono in pendenza.
Nel caso in cui siano presenti piccoli fossati, corsi d’acqua o scoline, salvo (in alcuni casi purtroppo) i divieti delle autoritĂ competenti, si notano spesso delle formazioni a calanco o comunque dei canaletti dove scorre l’acqua erodendo terreno e minando la sicurezza statica dell’argine stesso.
Pioggia dopo pioggia l’erosione comporterĂ la caduta nella sponda che con grande fatica riesce ad inerbirsi in maniera naturale se continuamente esposta a flussi d’acqua intensi o periodi di siccitĂ .
Le piante hanno infatti due effetti specifici rispetto all’erosione superficiale dei terreni: uno è legato la parte aerea e uno legato alla parte sotterranea (o ipogea).
Parliamo infatti della capacità di modificare il flusso dei venti e delle piogge grazie alla massa di foglie della chioma che riduce la forza di questi eventi e di conseguenza l’azione battente ed erodente.
Allo stesso modo le radici trattengono il terreno perchĂ© formano una rete sotterranea, un fitto reticolo formato dai capillari radicali che ingloba grandi masse di terreno prevenendone l’erosione da pioggia.
Occorre fare attenzione, in questi casi, della presenza di eventuali animali selvatici che possono influire negativamente su questa attività come ad esempio talpe, o purtroppo sempre più spesso lungo gli argini, nutrie (roditori di grosse dimensioni) che possono scavare intorno alle radici della pianta poiché trovano un ambiente ideale grazie alla capacità delle piante di trattenere molta umidità .
Questi animali scavando intorno alle radici causano il distaccamento del terreno ad opera dell’acqua e possono addirittura portare alla morte delle piante.
Ma come si fa a valutare la massa di radici prodotte da un albero? Una semplice proporzione potrebbe essere esemplificata individuando l’estensione delle radici pari, almeno, alla dimensione della chioma (chiaramente una chioma non potata) di un albero o un arbusto.
Molto diffuso è il platano che va a formare con altre specie strutture che non sono vere e proprie siepi arbustive, quanto piuttosto di filari o sequenze allineate di piante legnose limitate da potature regolari, o deformate da ceduazioni ricorrenti a raso, cioè tagli netti effettuati con la sega a pochi centimetri dal suolo che comportano la formazione di ceppi di rami che infittiscono la siepe ma si sviluppano rapidamente verso l’alto, producendo un legno relativamente pesante da fresco per poi perdere in volume con la stagionatura, duro, ma al contempo facilmente lavorabile ed in ragione di ciò è utilizzato per la produzione di mobili o elementi d’arredo che richiedono lavori d’intaglio.
I tronchi e i rami di antichi platani sono anche utilizzati per il riscaldamento, in ragione delle loro elevate potenzialitĂ di produrre calore e carbone.
Ritornando alla gestione della siepe qualcuno potrebbe porre la questione sull’aspetto negativo relativo al fatto che le radici della siepe potrebbero sfruttare e sottrarre i nutrienti alle nostre piante da orto.
In questo caso, si usa con successo una tecnica decisamente semplice ed efficace che consiste nel fatto di lavorare con strumenti profondi i margini dell’orto.
Se noi, a qualche metro di distanza dalle piante ad alto fusto, agiamo con attrezzi quali ripuntatori o anche semplici estirpatori, forziamo le piante a sviluppare il loro apparato radicale in zone diverse, magari intensificando la presenza nella parti in cui non vanno in conflitto con le piante del nostro orto.
A qualche metro di distanza perchĂ© comunque dobbiamo consentirgli di fare almeno un po’ di radici per dare stabilitĂ alla pianta.
Queste lavorazioni vanno fatte fin dai primi anni perché interventi svolti con piante anche maestose potrebbero minare la stabilità delle stesse e diventare quindi un pericolo per le persone.
Un’altra funzione importante, che sta ritornando in auge visto il proliferare di animali selvatici, è la cosiddetta siepe da difesa. Diffuse nel nostro territorio da secoli, le siepi da difesa sono composte da arbusti autoctoni, come il biancospino dotato di spine brevi ma acute che mantengono i nostri appezzamenti al sicuro dall’attacco di quadrupedi vegetariani (purtroppo i bipedi a noi conosciuti si feriscono solamente).
Siepi di biancospino, potate periodicamente o anche a portamento libero, sono tuttora facilmente riscontrabili soprattutto nei colli e costituiscono, per la grande fioritura e per i persistenti frutti, una delle strutture ecologiche piĂą interessanti per tipologia di organismi ospitati e la grande complessitĂ di relazioni che si instaura al loro interno.
Un’altra pianta spinosa è il prugnolo o pruno selvatico, nota per la sua capacità di propagazione spontanea, che in poco tempo forma barriere invalicabili, e i cui frutti (prugnoli) sono ottimo cibo per gli uccelli. Al pruno selvatico spesso si associava la rosa selvatica (canina) il cui frutto è utilizzabile in preparazioni gastronomiche dai benefici effetti positivi sulla salute.
La manutenzione periodica di queste siepi evita la comparsa di altre piante con portamento arboreo, come l’acacia (robinia) e il sambuco che, per quanto le facciano assumere i connotati di siepe spontanea, tendono nel lungo periodo a prendere il sopravvento sulle altre specie.
Nel caso in cui il fondo nel quale piantare la siepe fosse “malconcio” anche a causa della presenza di sassi o della disponibilità di uno strato di terreno relativamente superficiale, possono essere messe a dimora piante come il ciliegio selvatico, caratteristico per le foglie lucide, i fiori bianchi e i frutti simili a piccole ciliegie, lucide e nere.
Oppure il corniolo, molto adatto al consolidamento di frane e scarpate grazie alle sue radici espanse e resistenti, presenta fiori di colore giallo che compaiono prima delle foglie; i frutti sono bacche di color rosso, delle dimensioni di un’oliva, dal gusto acidulo ma commestibili.