Barbabietola rossa

Barbabietola rossa (Chenopodiacee, Beta Vulgaris, varietà rapa, rubra). Pianta notevolmente dominata da forze centrifughe. La coltivazione risale a molti secoli a.C. in tutto il bacino del Mediterraneo. Il più antico documento sulla Barbabietola è un catalogo Babilonese del VII sec. a.C. ma solo nel XIII° secolo fu introdotta in Europa centrale.

Chenopodiacee, Beta Vulgaris, varietà rapa, rubra

MACROSCOPIA: pianta notevolmente dominata da forze centrifughe

STORIA E COLTIVAZIONE: la coltivazione risale a molti secoli a.C. in tutto il bacino del Mediterraneo. Il più antico documento sulla Barbabietola è un catalogo Babilonese del VII sec. a.C. ma solo nel XIII° secolo fu introdotta in Europa centrale. La varietà classificata dall’attuale merceologia e proposta dal commercio è frutto conseguente a varie selezioni delle ripetute coltivazioni germaniche; in effetti, quella che si coltiva in Italia fu introdotta dalla Germania nel XV° secolo. Le Barbabietole trovano il loro ambiente ideale in terreni fertili e ben drenati, meglio se leggeri e sabbiosi. Ci sono due tipi principali di Barbabietole: la varietà a radice tonda, la varietà a radice lunga raccolte durante l’autunno, queste sono più conservabili e quindi adatte per essere mangiate d’inverno. Richiede poca concimazione, anzi il letame fresco può rovinare il sapore delicato, leggermente dolce e la loro conservazione. Hanno simpatia per la vicinanza con porri e cavoli rapa e, in terreni pesanti, di fagiolini e soia.

EFFETTI SULL’UOMO: molto nutriente ed energetica, fortifica l’organismo e favorisce il ricambio cellulare, ha un’azione sedativa sul sistema nervoso e ne rigenera le fibre. E’ eupeptica (favorisce appetito e buona digestione), rinfrescante, molto digeribile e grazie al suo rubidio esercita un’azione benefica su tutto il tubo digerente. Viene anche considerata un buon rimedio contro il raffreddore specie se accompagnato da stato febbrile e ricostituente del sangue. E’ utile perciò quando ci si sente agitati, nervosi, eccitati ed esauriti, avendo l’accortezza di miscelarla ad ortaggi più centripeti. Inoltre per anemia, demineralizzazione, nevriti, tubercolosi e cancro – questo secondo le esperienze del Dr. Ferenczi dell’ospedale di Budapest, che ha notato l’arresto ed il regresso considerevole delle forme neoplastiche tumorali in soggetti inoperabili, somministrando quotidianamente diverse dosi di succo fresco di Barbabietola cruda. Le foglie di Barbabietola sono lassative, antinfiammatorie dello stomaco e intestino, utero e reni; disintossicanti il fegato. Per il loro utilizzo si usa una decozione così fatta: si fa bollire per 10 minuti 50g di foglie essiccate e sminuzzate in 1 litro d’acqua; se ne prende 1,2 tazze il mattino a digiuno per la stitichezza; tre tazze il giorno per infiammazioni del fegato e i pruriti che spesso ne conseguono; 5,6 tazze al dì per infiammazioni uterine. Il succo delle foglie fresche è usato come trattamento sintomatico del prurito e della vitiligine, giova inoltre alle scottature, gli ascessi e le emorroidi. La pianta è controindicata in caso di diabete e nelle diete aclorurate.

MICROSCOPIA: la pianta ha un alto contenuto di glicìdi e in misura minore di protìdi; i minerali sono presenti in quantità sensibilmente inferiore rispetto alle altre varietà coltivate di Chenopodiacee, soprattutto per quel che riguarda il Ferro e il Sodio, mentre lo Jodio è presente in dose terapeutica; tra gli amminoacidi è da notare la presenza dell’acido glutammico la cui azione influenza i tessuti cerebrali; ricca di vitamine A, B1, B2, C, PP; pigmenti (i veterinari addetti al controllo delle carni macellate appongono i timbri d’ammissione al consumo intingendo su un tampone imbevuto dei pigmenti rossi della barbabietola), Rubidio (molto alcalino e malleabile avente per simbolo Rd, in natura si trova come isotopo radioattivo e nell’uomo partecipa alla funzione digestiva).


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