Coriandolo

Coriandrum sativum – L. Apiaceae (Umbellifere)

Coriandrum deriva dal greco ed indica genericamente ‘un qualcosa che fa bene all’uomo’. Sativum deriva dal latino e vuol dire ‘adatto ad essere coltivato’. La pianta è originaria dell’area mediterranea orientale e dell’Africa del Nord.

Conosciuto dalla più remota antichità: in alcune tombe egizie è raffigurato come offerta. I Romani lo usavano tantissimo ed Apicio ne fa la base di un condimento chiamato appunto “Coriandratum”. Secondo Plinio mettendo alcuni semi di coriandolo sotto il cuscino al levar del sole si poteva far sparire il mal di testa e prevenire la febbre.

Si trova un po’ dovunque. Pianta erbacea annuale con odore sgradevole. La radice è a fittone. Il fusto è eretto alto 30 – 50 cm, ramificato nella parte superiore. I fiori sono bianchi o rosa, riuniti in ombrelle composte di 5 – 10 peduncoli.

Il frutto è formato da 2 acheni uniti insieme, è globoso, di colore paglierino, costolato. Il frutto è più grosso se proviene da varietà caratteristiche dei paesi mediterranei, più piccolo se coltivato nell’Europa orientale.

Dopo l’essiccazione diventa profumato. Si adatta a qualsiasi terreno purché ben esposto e non soggetto a gelate tardive. Vegeta male in terreni argillosi e freddi. Il ciclo colturale è di circa 4 – 5 mesi. Il coriandolo è considerato pianta depauperante. Non deve tornare sullo stesso appezzamento prima di 4 -5 anni. Si riproduce per seme, in primavera, in Marzo.

Il coriandolo si avvantaggia di concimi organici ricchi di fosforo. Sono da evitare concimazioni azotate perché favoriscono l’allettamento. Proprietà: “E’ un aromatico e stomachico egregio, poiché è profittevole contro le crudità acide, enfiagioni che ne derivano”. Così scriveva il dottor Fusanacci nel XVIII secolo.

Si adoperano i frutti maturi per comporre un ottimo vino medicinale digestivo, aromatico: 60 g di frutti di finocchio, 10 g di anice verde e 10 di coriandolo.  Fate macerare (10 giorni) il tutto in un litro di vino bianco in un recipiente di vetro scuro. Se ne può bere un bicchierino dopo i pasti, tenendo presente l’ammonimento di Isidoro: “… il suo seme, dato in vin dolce, incita gli uomini a lussuria. Ma si deve guardare che, non ne dia troppo, perocché farebbe l’uomo furioso e pazzo”.

Contiene olio essenziale (linanolo, pinene, ecc.), mucillagini e tannini. Le parti verdi della pianta sarebbero da evitare, anche se in oriente le usano come il prezzemolo, a piccole dosi le parti verdi della pianta ha effetti simili all’alcol (prima eccita poi deprime); a dosi più elevate conduce all’ubriachezza. In terapia è utile come euforizzante, eccitante e antisettico. Il seme è efficace carminativo, utile nei pasti abbondanti per contrastare aerofagia e sonnolenza postprandiale.


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