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Le piante del bosco: Alloro

Laurus nobilis L. – Lauraceae
Fioritura: marzo-maggio – Parti raccolte: fiori – Tempo balsamico: tutto l’anno
L’etnobotanica euganea ricorda che nelle abitudini popolari, oltre ad aromatizzare, rendeva più stimolante a livello digestivo le vivande.

 “Odio l’allor che quando alla foresta
le novissime frondi invola il verno,
ravviluppato nell’intatta vesta verdeggia eterno,
pompa dei collli, ma la sua verzura
gioia non reca all’augellin digiuno
ché splendida bacca, invan matura,
non coglie alcuno.”

Così un poeta vicentino, Giacomo Zanella, che doveva aver osservato l’alloro nei giardini e in qualche piccolo orto domestico e non nelle terre aride, difficili e ostili, ove gli studiosi di botanica identificano una formazione vegetale caratteristica della macchia mediterranea, il lauretrum, in cui predomina allo stato libero e selvaggio, con uno slanciato portamento. Là fiorisce a primavera in ciuffi di avorio verdastro, là è carico, in autunno, di lucidi frutti, ovali e scurissimi e si trasforma in  una voliera, ove trovano un vero rifugio stormi di uccelli e diviene simbolo di speranza e di incorruttibilità come nei tempi lontani (III secolo a. C.) in cui giunse in Italia, attraverso la Grecia dall’Asia Minore. Alle nostre latitudini l’alloro vive vicino alle case coloniche e appartiene a quella categoria di alberi che, come cantava Giulio Nascimbeni, suggeriscono “un sogno che porta nudi trofei di alberi”. E in questo sogno non può non apparire il Laurino, un liquore che si confezionava ponendo in un vaso a chiusura ermetica un paio di manciate di bacche di alloro in mezzo litro di grappa e uno sciroppo preparato a freddo con mezzo litro di acqua e mezzo chilo di zucchero. Il tutto veniva lasciato macerare per un paio di mesi, scuotendo il recipiente quasi ogni giorno. Alla fine si filtrava e si imbottigliava in vetro scuro.

L’etnobotanica euganea ricorda che nelle abitudini popolari, oltre ad aromatizzare, rendeva più stimolante a livello digestivo le vivande: si usava macerare, in olio di oliva, un paio di etti di foglie e frutti cui si aggiungeva un cucchiaio di aceto. Si esponeva al sole per un paio di settimane e si scuoteva ogni giorno. Si filtrava e si ripeteva la macerazione mettendo nello stesso olio, per una settimana un altro etto di foglie e frutti. Alla fine si filtrava e si imbottigliava in vetro scuro. Veniva usato per massaggiare muscoli ed arti doloranti (Teolo, 1959). Nelle nostre campagne durante l’inverno si preparava un decotto unitamente a fichi secchi, mele e prugne per curare le tossi persistenti (Monte Ricco, 1969), oppure si usava un infuso di foglie come colluttorio per curare il mal di gola oppure un decotto misto di foglie di alloro, scorza di limone, fichi secchi, mele, prugne e miele (Valsanzibio, 1971), oppure, in estate, si applicavano le foglie contuse sulle punture di insetti (Torreglia, 1971). Un insieme di consuetudini e anche di suggestioni che hanno portato l’alloro a convivere, vicino alle dimore delle case di campagna. Per ritrovarlo e per capirlo da vicino bisogna inoltrarsi lungo percorsi fuori dalle quotidiane routines, cercando angoli remoti, sentieri minuscoli che percorrono rilievi naturali e collegano anonimi borghi, chiesette campestri, cippi, tabernacoli, nicchie, dipinti religiosi di vario genere, ruderi apparentemente simili fra loro. Questa traccia potrebbe indurre lungo un itinerario che si addentra nella cultura popolare per riscoprire alcuni percorsi che rammentano la saggezza contadina, i modi di dire, i proverbi, le metafore, la mappa delle devozioni, i rapporti delle persone e i comportamenti collettivi. E’ in questi luoghi che l’alloro si lascia avvicinare insieme ai riti, alle tradizioni arcaiche, a quella sarabanda di vivi e di morti che hanno percorso le strade delle nostre sperduta campagne. Un modo per ritrovare il punto di partenza, cioè la casa paterna, i sentimenti, la solidarietà, l’amicizia, se si vuole, il paese dell’anima che ognuno si porta dietro.

BRICIOLE D’ARCHIVIO

alloro 2 Sinonimi
Laurus. Dod. I.B. Ray.; Laurus vulgaris. G.B. Pit. Tourn.; Laurus major, sive latifolia. Park..

Loco
“… piantasi con rami, e rampolli, e col suo seme, del mese di Marzo, e spezialmente quando l’umore sarà tornato alla corteccia de’ rami.” (De Crescenzi)
“… nasce ne giardini, nelle selve, et ne i colli aprichi: impercoche non patisce caldo ne freddo, et hà la chioma perpetua.” (Durante)

Cocina
Le sue foglie, e rami sono ottime a conservare in essi i fichi secchi…” (De Crescenzi)
Fassi l’olio Laurino, cuocendosi l’orbachelle ben mature nell’acqua. Imperoche dalla corteccia, che le circonda, rendono una certa grassezza, la quale si spreme con le mani in una conca, et ricogliesci… L’ottimo lauro à far l’olio Lautino, è quello delle montagne, et che produce foglie più larghe. Il migliore è il fresco, verde, acuto, et amarissimo…” (Mattioli).

Giovamenti / Nocumenti
Tiensi per certo, che nelle case, dove sieno i suoi rami, non percuota, né entri alcuna sorte di fulmini… Le cime più tenere del Lauro bollite insieme con spica nel vino bianco, giovano alla sordità, et à i suffoli delle orecchie, pigliandosene il vapore ben caldo con uno ombutello… Trite le medesime cime, insieme con calamento, et con sale, et bevute con acqua calda, solvono il corpo, cacciane la flemma, et i vermini…” (Mattioli)

Dioscoride dice, che le frondi dell’alloro guardano, e rendon sicuri i libri, e i vestimenti, co’ quali sono poste, da tignole, e vermini, e corrosioniLe bacche del Lauro, levatane la scorza, et prese con mele, ò vin dolce in modo di lambitivo, sono remedio prestantissimo à i tisici et a coloro che patiscono tosse (…) che difficilmente respirano…” (De Crescenzi)

Ricetta storica
Unguento di Lauro

Recipe. Bacche di Lauro recenti. Grasso di Porco an. Lib.II.
Si pesteranno le bacche di Lauro in mortaio di pietra, e ben peste si mescoleranno con il Grasso, e posta la materia in un vaso ben chiuso, si ponerà in digestione a calore di bagno bollente, per giorni due, poi si passa l’Unguento per panno di lino con forte espressione.
Virtù. E’ un poco emolliente, e rissolutivo.
Osservazione. Alcuni vi aggiungono anco delle Foglie di Lauro ben peste per fargli prendere un colore verde.” (Cassivuch)


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