Prunus dulcis L. – Rosaceae
Fioritura: febbraio-marzo; Parti raccolte: estate-autunno; Tempo balsamico: luglio-settembre.
Storia, usi, tradizioni e ricette popolari riferite al mandorlo
Linneo l’aveva battezzato Amygdalus communis, attualmente i botanici preferiscono Prunus dulcis per indicare un albero con tronco robusto, rami nodosi, in grado di produrre, prima che spuntino le foglie, fiori precoci, bianchi o rosei, e un seme (la mandorla), racchiuso all’interno di un duro e legnoso involucro, rugoso e con piccoli fori all’esterno, sottile, liscio, compatto all’interno. Il tutto è contenuto nel frutto che è una drupa. Se poi si dovesse avere la fortuna di trovare, avvolte dallo stesso guscio, due mandorle gemelle, una tradizione del mondo contadino suggerisce di cederne una alla persona amata accordandosi con lei sul luogo, sul giorno e sull’ora del prossimo incontro e chi, giungendo all’appuntamento saluterà per primo, avrà diritto a ricevere un dono. Può sembrare un’abitudine piuttosto puerile anche se, a pensarci bene, cela un’intensa dimensione umana, fatta di affetti discreti, di antichi pudori, di consuetudini, voci e colori scomparsi nell’arco di mezzo secolo.
In natura vengono distinte due varietà : una dolce e una amara. La differenza tra le due fu segnalata da Galeno, che riteneva la mandorla dolce ricca di proprietà emollienti, lassative, vitaminiche, in grado di “mondificare, disseccare le ulcere e purgare gli umori del petto e del polmone”; l’amara, antispasmodica, sedativa della tosse e velenosa, tanto che risultava mortale ai polli che se ne nutrivano. Le consuetudini mediterranee profane ritengono la mandorla dolce un simbolo di tenerezza, di bellezza, di confidenza, di dono, di dolci preparati in casa, mentre la mandorla amara diventa un segno inquietante, celando in sé un pericoloso veleno, l’acido prussico, (una cinquantina di mandorle sono in grado di avvelenare un uomo adulto) anche se la farina di mandorle amare era il cosmetico preferito dalla celebre Cleopatra, in Egitto, per avere una pelle sempre bianca, morbida, suadente. Ancor oggi, con la pasta di mandorle fresche si prepara una crema usata per la cosmesi delle mani e del viso e un olio protettivo ammorbidente e rassodante, come già avevano osservato, nel Cinquecento, Mattioli e Castore Durante.
Questi e molti altri remoti significati hanno consentito al mandorlo, originario dell’Asia occidentale, di diffondersi in tutte le regioni mediterranee, ove viene estesamente coltivato nei terreni rocciosi ed aridi per i suoi semi, le mandorle, appunto ricche di olio, proteine, lipidi e usate come ingrediente indispensabile della pasticceria araba, sicula e nella preparazione di dolci famosi, quali il torrone, il marzapane, che per la sua malleabilità consente di creare i celebri frutti di “pasta martorana” e le “ossa dei morti” che si consumano il due novembre, giorno della commemorazione dei defunti.
Talvolta quest’albero vive solitario e abbandonato in qualche incolto arido, in spazi e luoghi vuoti dove si insinua, insieme al silenzio, l’ombra del disagio di vivere e di esistere, la malinconia, la paura, l’incertezza, l’angoscia. Al tempo della vendemmia, l’etnobotanica euganea ricorda che era abitudine fare il “brombo” alle botti, che avrebbero dovuto contenere il vino. In un secchio d’acqua, si immergevano fiori di rose, foglie di mandorlo, di susino, di pesche e mele cotogne, tagliate a fette, nelle vinacce morbide, prese dal tino ove il vino stava fermentando. Si faceva bollire, finché le mele cotogne erano cotte. Poi si versava il liquido bollente nella botte e, dopo averla chiusa, la si muoveva in modo che il liquido bagnasse e aromatizzasse tutte le parti interne. Dopo ventiquattro ore, si toglieva “il brombo” e si gettava via il liquido. Se l’operazione era ben riuscita il vino avrebbe acquisito un gusto e un odore gradevole.
Ora nelle cantine è cambiata l’atmosfera, sono arrivate le botti di cemento e di plastica, che sono più funzionali, occupano uno spazio minore e rispondono più adeguatamente alle vigenti norme igieniche. Nel breve giro di pochi anni sono mutati gusti e abitudini, idee e discorsi e, scimmiottando nuove mode, si sono persi quei riti di un mondo agricolo che aveva modellato luoghi, usi, abitudini, ambienti. Il vino viene venduto anche in scatole di cartone e il mandorlo, che aveva trovato ospitalità anche nella cultura del mondo ebraico, mussulmano, ellenico, orientale, nordico e nel nostro mondo popolare, rappresenta il legame con quella terra dimessa che racconta un’utopia di pace con un silenzio significativo che lega quel luogo a tanti altri luoghi, il tempo ai tanti altri tempi, la storia a tante altre storie.
BRICIOLE D’ARCHIVIO
Sinonimi
Amygdalus.
Loco
“Nascono ne’ colli, nelle valli selvose, in luoghi caldi… Seminansi tenendo le mandorle a mollo in acqua tepida alquanti giorni, poi il giorno avanti che si seminino si macerano in fimo liquido, overo si tengono sol una notte in acqua melata”. (Durante)
Cocina
“Curare le afti. Pan bollito nell’acqua, aggiungendovi poi del vino col miele.
Prendete de mandorle dolci sgusciate, 2 oncie; de quattro semi frigidi, maggiori e minori, pestati, di ciascuno tre dramme; vena monda tre oncie.
Fate bollir il tutto in un vaso chiuso, in una quantità d’acqua sufficiente, sicchè in capo ad un’ora sia ridotto il tutto a due pinte. Aggiungete poi radice di regolizia, un’oncia. Fate bollir per alcuni minuti: allora pestate nella decotion gli ingredienti, ch’hanno bollito insieme. L’ammalato ne prenderà sovente, e si gargarizzerà la bocca.” (James)
Giovamenti / Nocumenti
“Nutricono assai, ingrassano, aiutano la vista, moltiplicano lo sperma, facilitano lo sputo, purgano il petto, e fanno dormire.
Quando sono molto secche, son di tarda digestione, si fermano molto nello somaco, e fanno doler la testa.
Mangiandosi l’estate quando i nocciuoli sono tenerelli, come latte: overo secche senza scorza, con molto zuccaro, che le fa scender presto”. (Pisanelli)
“La mandorla dolce raddolcisce, ammollisce; è aperitiva, pettorale, ristorante, si adopra nell’emulsioni… La mandorla amara è detersiva, ed aperitiva; si pretende che impedisca la imbriachezza, se si mangia immediatamente prima di mettersi a bere disordinatamente: modera il dolore di capo, di testa, ed applicata sulla fronte…” (Lemerj)
Ricetta storica
“Mandorlata cocta. Se vuoli fare mandorlata cotta per XII persone, togli tre libre di mandorle e meçca libra di çucchero; et togli le mandorle ben lavae e bene monde e bene macinate e stemperate con acqua chiara, poca, e bene colate, ee mettile a bollire in uno vasello che bolla tanto che torni spesso; e metti per scodelle çucchero. Se vuoli fare per più persone o per meno, togli le cose a questa medesima ragione.” (Mastro Martino)