Riscaldamento globale e industria zootecnica: I dati confermano che la mortalità umana cresce del 3% per ogni grado di aumento della temperatura terrestre. Una vera e propria strage, prevedibile e prevenibile, se solo si volesse!
La più grave emergenza per l’umanità oggi è sicuramente rappresentata dal riscaldamento globale e l’attuale sistema produttivo di carne e derivati animali è una delle cause più importanti di emissione di gas serra. La FAO (2006 “Livestock Long Shadow” = L’ombra Lunga del Bestiame) in un rapporto sulle emissioni di gas climalteranti, considera le emissioni di CO2 provenienti dalla produzione di carne pari al 18% di quelle globali. Più in dettaglio 37% di gas metano (23 volte più pericoloso della CO2), il 65% di ossido di azoto (specialmente da rifiuti organici e quasi 300 volte più pericoloso della CO2 ), 64% di emissioni di ammoniaca (responsabile di piogge acide ).
Il World Watch Institute (Istituto di ricerca ambientale), analizzando in modo più completo il ciclo di produzione della carne, stima (2009) le emissioni globali di CO2, associate a tale settore, pari al 51% del totale delle emissioni mondiali. Dalla rivoluzione industriale ad oggi sono state emesse 500 miliardi di tonnellate di CO2, con grave danno per gli ecosistemi non solo terrestri, ma anche marini. Il mare infatti, funzionando come sistema tampone, assorbe anidride carbonica e si acidifica.
Questo naturale meccanismo funziona da sempre, ma se la produzione di CO2 è eccessiva (eufemismo!), anche il processo di acidificazione diventa pericolosamente eccessivo, mettendo a rischio la biodiversità della flora e della fauna marina, con danno incalcolabile per le barriere coralline. Negli anni novanta un gruppo di scienziati ha avviato un progetto di ricerca che prevedeva la raccolta e le analisi di più di 77.000 campioni di acqua marina provenienti da siti diversi. Lo studio, durato 15 anni, ha dimostrato che i mari hanno assorbito il 30% della CO2 rilasciata in atmosfera negli ultimi due secoli e continuano ad assorbire circa 1 milione di tonnellate ogni ora! L’acqua marina dovrebbe essere leggermente alcalina e in superficie ha un pH di circa 8.2. Le emissioni di CO2, ad oggi, hanno ridotto il pH di 0.1. Essendo una scala logaritmica, anche minime variazioni dei valori di pH, comportano enormi effetti sull’ecosistema marino. Un calo di pH di 0.1 significa che l’acqua dei mari è diventata più acida del 30%.
Purtroppo i processi naturali, di contrasto all’acidificazione, sono troppo lenti per riuscire in poco tempo ad essere efficaci. Gli scenari futuri per gli ecosistemi marini sono quindi prevedibili e anche se le emissioni di CO2 cessassero improvvisamente, ci vorrebbero decine di migliaia di anni per riportare la chimica dei mari ai valori di prima della rivoluzione industriale. L’aumento di acidità comporta anche un indebolimento della struttura di base dei coralli, uno scheletro prodotto da milioni e milioni di polipi, frutto di migliaia di anni. Altri fenomeni come l’aumento di temperatura dei mari, gli scarichi di liquami zootecnici, la guerra dichiarata al mare, che ostinatamente viene ancora definita pesca, stanno devastando i fondali e mettendo in serio pericolo le barriere coralline.
La copertura dei coralli dei Caraibi è diminuita quasi dell’80% tra il 1997 e il 2001. Il riscaldamento globale, provocato dall’effetto serra, sta mettendo a dura prova la Terra, ma i risvolti per l’uomo sono altrettanto devastanti. Greenpeace e ISDE (International Society of Doctors for the Environment – Associazione Internazionale dei Medici per l’Ambiente) in un rapporto del 2010, dal titolo “Si salvi chi può”, denunciano i gravi effetti sanitari dei cambiamenti climatici: aumento di malattie da inquinamento atmosferico, eventi meteorologici estremi come le “ondate di calore”, cambiamenti nella geografia delle malattie infettive e delle parassitosi, e un gravissimo danno per la biodiversità (sesta grande estinzione di massa attribuibile, per la prima volta nella storia di Gaia, ad un’unica specie: l’uomo). I dati confermano che la mortalità umana cresce del 3% per ogni grado di aumento della temperatura terrestre. Nell’agosto 2003 l’ondata di calore causò in Europa 52.000 morti di questi 18.000 in Italia.
Una vera e propria strage, prevedibile e prevenibile, se solo si volesse! Uragani, tifoni, trombe d’aria, una volta eventi molto più rari e quasi appannaggio di certe zone geografiche, sono diventati parte della cronaca mediatica quasi quotidiana. Per non parlare dello scioglimento dei ghiacciai legato all’aumento di temperatura terrestre. Il riscaldamento del clima ha provocato, negli ultimi 30 anni, la perdita di più di ¾ del volume dell’Artico. Nel 2020 la calotta polare artica potrebbe addirittura sparire! Così mentre nel mondo globalizzato, si esporta miopia, follia, ingiustizia, disuguaglianza, sofferenza estrema di esseri viventi umani e non, siamo tutti felici di poter avere grovigli di edilizia che ricordano più le caserme, edifici che toccano il cielo (ci avvicinano a Dio!), tre cellulari di ultimo grido a testa, meandri di strade e autostrade sempre più ampie, alta velocità per arrivare qualche minuto prima da una parte ad un’altra, erba sintetica al posto dei prati, ristoranti di “M”…. (!) dove con 1 misero euro puoi mangiare ed essere pago! Forse bisognerebbe che ci svegliassimo, da questo sonno profondo, e in tempi rapidi. Se continuiamo a dormire dobbiamo sapere che i mostri sono già dietro la porta. La nostra Gaia ce la farà sicuramente a sopravvivere a tanta follia, ma l’Uomo?
Biolcalenda febbraio 2014