Molte volte su Biolcalenda ho parlato di disastri ambientali e di cambiamenti climatici che di anno in anno si sono succeduti, ma sicuramente il 2023 è stato l’anno peggiore non solo per l’aumento della temperatura del Pianeta, ma soprattutto per molti fenomeni meteorologici veramente gravi ed estremi, sia in Italia che nel resto del mondo.
La temperatura media mondiale, a luglio, ha superato di 1,54 gradi Celsius la media tra il 1850 e il 1900, cioè l’intervallo usato come riferimento per il periodo preindustriale; si ritiene che oltre il limite di 1,5 gradi gli eventi meteoclimatici possano diventare molto gravi. Anche se questo valore, obiettivo degli accordi sul clima di Parigi, non è stato ancora superato in termini di medie registrate su molti anni, secondo la prestigiosa organizzazione “Berkeley Hearth” le anomalie al di sopra di 1,5°, pur isolate, sono un segno che la Terra si sta avvicinando rapidamente a questo limite. Infatti gli eventi gravi già verificatisi nel mondo sono molti, soprattutto uragani, tempeste tropicali (anche in zone non tropicali), alluvioni, siccità, incendi, scioglimento dei ghiacci, soprattutto ai poli.
Negli USA, oltre ai soliti uragani che colpiscono gli Stati del sud, influenzati dal clima caraibico, quest’anno c’è stata una rilevante tempesta tropicale in California, che ha provocato alluvioni in zone desertiche, come la famosa Death Valley.
In Canada sono bruciati milioni di ettari di natura incontaminata, in quello che è diventato l’anno peggiore mai registrato per gli incendi boschivi. Gli incendi sono stati circa 6000, che, complessivamente, hanno bruciato un’area di oltre quindici milioni di ettari, grande più della Grecia. La causa è da ricercarsi nelle alte temperature, nella siccità, oltre che in fortissimi venti in grado di provocare un “tornado di fuoco”.
Ma ancor più catastrofico, in termini di vite umane (oltre 115 morti e molte centinaia di dispersi), è stato l’incendio che ha colpito l’isola di Maui, nelle Hawaii. Anche in questo caso vi è stata un grave siccità (da trent’anni si osserva un calo delle precipitazioni di circa il 30%) e forti venti che hanno un effetto diretto sulle fiamme, ma anche un effetto indiretto, perché tolgono umidità alla vegetazione favorendone la combustione.
Forti alluvioni ci sono state anche in India, in Giappone e in Pakistan e poi la disastrosa alluvione in Libia, in area desertica, con decine di migliaia tra vittime e dispersi e un numero maggiore di sfollati. E proprio nell’area mediterranea si sono avuti i maggiori incrementi di temperatura, con un aumento dell’energia accumulata dal mare e conseguenti fenomeni violenti, come le tempeste tropicali che hanno colpito anche l’Italia e la Grecia.
Viene subito alla mente la tempesta (quasi uragano) che ha colpito in maggio l’Emilia Romagna, ma dobbiamo ricordare che durante tutto il 2022 e nei primi cinque mesi del 2023, secondo la Società Italiana di Medicina Ambientale, in Italia si sono registrati 432 eventi climatici estremi.
In particolare, negli ultimi due anni, si è verificata una vera escalation degli eventi estremi, tra trombe d’aria, colpi di vento, violenti nubifragi, anche con forti grandinate, siccità e ondate di calore sempre più intense e frequenti. La sola alluvione dell’Emilia Romagna dello scorso maggio ha provocato 17 vittime e danni per circa 10 miliardi di euro.
Secondo la Coldiretti, quest’anno rispetto al 2022 si è verificato unaumento del 64% di grandinate, bombe d’acqua, bufere di vento e tempeste di vento alternate asiccità che hanno devastato le campagne e le città da nord a sud della Penisola. E le alluvioni non hanno attenuato gli effetti della siccità dei primi mesi dell’anno, con fiumi e falde ancora in sofferenza, anche per la mancanza di neve e la riduzione dei ghiacciai: mai così poca neve nelle Alpi, da 600 anni.
In Sardegna a Decimomannu sono stati raggiunti i 46,2 gradi centigradi, stracciando il record precedente che risaliva al 2009. In Lombardia e in Veneto, nel mese di luglio, si sono verificate rovinose grandinate con ‘chicchi’ fino a 10 centimetri di diametro, tempeste di fulmini, precipitazioni abbondanti e violente raffiche di vento. Nel Veneto gli alberi sono stati spezzati come stuzzicadenti, mentre tronchi e torrenti di acqua fangosa si riversavano in strada. Si stimano danni per vari miliardi di euro ai tetti delle case, alle automobili e all’agricoltura.
Sarebbe però un errore pensare che i danni di questi eventi meteorologici estremi siano normali calamità naturali. Da una parte non è per niente naturale la causa del cambiamento climatico, cioè l’aumento dei gas ad effetto serra, provocato dalle attività umane, come il consumo di fonti fossili, gli allevamenti intensivi, l’agricoltura industriale, per citare le cause principali. Ma dall’altra vi è soprattutto l’intervento umano sul territorio, con la cementificazione, l’incuria e i disboscamenti che hanno amplificato i danni provocati dagli eventi meteorologici, come si è visto in Romagna, ma ancor più in Libia, dove due dighe non hanno avuto nessun intervento di messa in sicurezza da vent’anni.
I cambiamenti climatici aumentano l’intensità e la frequenza dei fenomeni atmosferici, come forti precipitazioni alternate a lunghi periodi caldi e siccitosi. Purtroppo questi eventi catastrofici sono destinati ad aumentare nel tempo, se non si pone rimedio al più presto, eliminando più rapidamente possibili l’energia fossile, riducendo gli allevamenti intensivi, responsabili di emissioni di metano, l’agricoltura chimica, e difendendo boschi e foreste, che catturano la CO2.