Accanimento

Il termine "accanire" deriva da "cane" nel senso di ‘ridurre a cane’ con varie connotazioni negative: aggressività, crudeltà, fastidio, tor­mento insistente, cocciutaggine.

Abbiamo assistito a questo fenomeno umano che ha coinvolto e sconvolto la coscienza degli italiani che hanno visto vari personaggi: politici, alti prelati, commentatori, gior­nalisti accanirsi attorno ad un "cadavere vivente" che 18 anni fa era il corpo di Eluana Englaro.
Senza pietà, in nome di ideologie contrappo­ste.
Che sorpresa vedere, paladini della vita ad oltranza, i nipotini di quel nazifascismo che nel 1939 attraverso un decreto ministeriale,  av­viò un programma di soppressione dei bambini con difetti fisici e mentali. Successivamente Hitler dette avvio anche all’operazione di uccisione su larga scala dei disabili adulti con il famigerato progetto T4. Il metodo scelto per lo sterminio, in questo caso, fu quello delle camere a gas. Vennero eliminate almeno 80mila persone disabili, fino al ‘41, ma dopo l’eliminazione dei disabili tedeschi continuò all’inter­no degli istituti ospedalieri con iniezioni letali.
Allora la giustificazio­ne era di eliminare "connazionali improduttivi". Scontato allora, come ora, che il cittadino non è libero, anzi è il suo corpo fisico, il quale è proprietà dello stato.
Questa visione materialista e totalitaria contraddice la Costituzione Italiana, purtroppo, continuamente attaccata dai poteri forti che non vogliono permettere nessuna libertà, da quella terapeutica a quella di disporre del proprio corpo.
L’accanimento terapeutico dovrebbe essere applicato su desiderio della persona che ne fa esplicita richiesta; come si richiede l’ibernazione o altre fantasmago­riche ipotesi tecnologiche.
Il consumismo in cui siamo immersi dà  valore solo alla quantità e rifiuta ideologicamente la morte fisica, ma non dà valore alla qualità dello spirito che permette la libertà e la rinascita.
Anche tra i cattolici, però c’è sempre qualcuno che non ha perduto la sua origine cristiana: "E’ importante riconoscere che la prosecuzione della vita umana fisica non è di per sé il principio primo e assoluto. Sopra di esso sta quello della dignità umana, dignità che nella visione cristiana e di molte religioni comporta una apertura alla vita eterna che Dio promette all’uomo. Possiamo dire che sta qui la definitiva dignità della persona… La vita fisica va dunque rispettata e difesa, ma non è il valore supremo e assoluto" (Cardinale Martini).


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