Felicità

 
Il termine “felicità” dal latino felix-icis, anteriormente “nutriente”, ha un’origine antica, indoeuropea, dalla radice DHE(I) ‘allattare’. Quanto è utile andare all’origine per carpire un po’ di salute. L’immagine della felicità è il bimbo allattato, pieno, soddisfatto. L’origine rivela la distanza con l’attuale condizione dell’umanità infelice, dalla testa “come una pancia sempre vuota”, affamata, insoddisfatta.
 

“Non di solo pane vive l’uomo …” diceva il Cristo al tentatore che lo invitava a trasformare le pietre in pane. Non solo abbiamo realizzato la trasformazione delle pietre in pane: minerali, metallo, oro, denaro e quindi pane. Ora, l’intera umanità sembra dominata da Ariman, il demone oscuro che chiude il futuro, trasformiamo il pane in pietra.
Adoriamo oltre ogni ritegno il denaro. Denaro padre, Denaro figlio, Denaro spirito santo, tutto a Lui dedicato, mitologia, culto e riti. L’intera umanità assiste al mitico “gioco in borsa”, le caste sacerdotali: economisti, banchieri, giornalisti, ne diffondono il culto a cui tutti devono inchinarsi, poi le azioni rituali per ingraziarsi la collera del dio, che non ammette che l’uomo possa essere felice. Rubare al povero per divinizzare il ricco è l’azione sacrificale raccomandata al politico. Il pane quotidiano, come dire il corpo soddisfatto, renderebbe l’uomo libero dal bisogno materiale e quindi aperto alla dimensione dello spirito, ma no, la vendetta di Arimane ha reso la pietra più importante del pane. Per realizzare la fabbrica dell’infelicità abbiamo dovuto cor- rompere la dignità umana al punto di renderla succube del desiderio che solo il denaro potenzia all’infinito.
Come un antico demone liberato dalla pietra che lo incatena il denaro, liberato dal suo obbligo di portare nutrimento, economia, ecologia, scatena nell’uomo il desiderio di possedere tutto in astratto. Trasforma il cervello in stomaco sempre vuoto, mai soddisfatto, mai pieno, perché non c’è pane per la pietra, non c’è latte che può riempire una mente pietrificata. L’umanità è quindi condannata? Non tutta, non per sempre. La corruzione può essere sconfitta, la religione del dio denaro abbandonata, può essere che avvenga per cosciente intelligenza oppure per lotte fratricide, come dire per obbligo evolutivo. Certo siamo lontani dal tempo in cui Sant’Agostino diceva: “La felicità è desiderare quello che si ha”.
Per noi (Occidente ricco) è giunto il tempo di dire: “ La felicità è desiderare di avere meno di ciò che si ha”. Liberati dal male (egoismo), i nostri debiti saranno rimessi come noi li rimettiamo (karma), non saremo indotti in tentazione (desideri) e ci sarà dato il nostro pane quotidiano (corpo). Quanto è facile essere felici! Per qualcuno sì, per altri no.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *