Mi rendo conto che questi editoriali sul tema della "fine" possono apparire come esagerate e apocalittiche visioni di un futuro nefasto che, come conseguenza, ottengono un effetto depressivo.
Un pericolo che è sempre stato presente da quando l'ecologia ha messo in evidenza i rapporti esistenti tra gli stili di vita della società occidentale, ritenuta la più evoluta tecnologicamente, e le conseguenze per l'ambiente dell'intero pianeta terra. L'effetto più probabile, secondo alcuni studiosi, è l'accentuazione delle risorse consolatorie umane. Le risorse consolatorie portano l'uomo, posto difronte all'inevitabilità della morte, all'esaltazione del godimento per ottenebrare il residuo di vita che gli rimane.
L'esempio celebre è il sonetto di Lorenzo de Medici detto il Magnifico ispirato dalla peste che colpiva senza rispettare casta e ricchezza: "Quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia! Chi vuol essere lieto, sia: di doman non c'è certezza. …".
Detto in altre parole, pur di non prendere coscienza del problema e quindi cambiare stile di vita, l'uomo preferisce accelerare la sua fine inebriandosi con quello che trova disponibile. Se questo è vero per l'umanità non c'è scampo, ma forse non è proprio così, perlomeno non per tutti.
Non è detto che le previsione sulla fine dell'acqua porti qualcuno a bere, quella che ha, fino ad annegare. Certo è difficile, scomodo e tormentante perdere quello che si ha, sembra di arretrare, ma la vita la si perde con la morte, ma la morte è fine dell'evoluzione? Qui è in gioco la visione del mondo, la definizione della realtà e chi la ritiene, puramente un grumo di materia, una combinazione casuale di sostanze, è disperato. Dal brodo primordiale da cui origina la vita al bolo alimentare l'acqua è la sostanza chimica fondamentale per spiegare la nostra esistenza fisica.
Cosa si cerca nei pianeti del sistema solare, per presupporre la vita, se non l'acqua? Questo fluido fondamentale in cui tutto fluisce, che si adatta ad ogni forma, che scioglie e unisce, in realtà non sta diminuendo, anzi con il riscaldamento del pianeta sta aumentando, per il scioglimento dei ghiacciai stabili. Ciò che viene in carenza è quell'acqua pura e nutriente che noi fortunati siamo abituati a consumare un po' per bere e tanto per lavarsi, tantissimo per raffreddare, sciogliere e, un'enormità, per diluire il nostro inquinamento chimico.
I nostri consumi d'acqua potabile, cinquecento volte quelli di un indiano o milleottocento quelli di un africano presto dovranno ridursi, la nostra pigrizia acquisita schiavizzando l'intero terzo mondo, ne soffrirà. Chissà se cercheremo consolazioni, scorciatoie, pur di non cambiare la nostra "essiccata" visione della realtà