Fine dell’arte

La morte dell'arte come problema filosofico, come "Estetica Nichilista", è forse il primo sentore della capacità distruttiva umana che, proprio l'Arte pone per prima in evidenza. L'Arte, già al suo sorgere nella Grecia di Platone portava, in grembo, il suo destino.

Il grande filosofo greco, infatti condannava pittori e scultori suoi contemporanei, perché imitavano, fingendo, la natura copia del mondo divino, per cui denigrava il loro fare copia della copia e contrapponeva loro, l'originalità dei pittori egiziani, "così ubbidienti ai dettami sacerdotali". In altre parole Platone coglieva l'arbitrio che l'artista rivendicava a sè, dicendo che era ispirato dalle Muse. Platone, invece, indicava nell'artigiano sacro egiziano l'esecutore di un rituale magico religioso, immobile nel tempo, ma originando dalla fonte primigenia di un sapere, divino spirituale, non perfettibile dell'essere.

Nulla come la storia dell'arte ci conduce alla rivelazione della progressiva perdita di quel nucleo originale di creatività che pone l'uomo a imitazione, a somiglianza di Dio. Dall'antica finzione della natura siamo passati, con la modernità, alla sostituzione della natura in coincidenza con la scoperta che il denaro ci aliena dal suo fruire, ma ci permette di possedere la sua immagine; fino a giungere, nella nostra contemporaneità, alla sostituzione virtuale e globale, facendoci vedere ciò che non è mai stato possibile prima, dall'estremo piccolo all'estremamente grande, tutto contemporaneamente.

Forse abbiamo raggiunto il massimo, abbiamo raggiunto Dio? No, abbiamo semplicemente sostituito Dio con un suo surrogato. Il Denaro, che il mondo antico non conosceva. A nulla sono servite le avanguardie artistiche che contrapponendosi alla mercificazioni dell'arte cercavano di scandalizzare "l'uomo economico", la loro azione unica, personalizzata, contraria alla produzione industriale, è risultata così eccezionale da diventare desiderabile dall'uomo senza significato, desideroso di possederla. Ottima imitazione di quell'essere che non si può avere, ma attraverso il collezionismo di "opere creative" trasformare, con l'acquisto, in opere d'arte.

L'azione artistica, per quanto degradata ha in comune con l'antica magia ancora alcune peculiarità rituali: deve avvenire in un luogo preciso (cerchio magico), deve operare la trasformazione (la materia prende forma), la forma è essenziale (l'anima della materia, il soffio). Oggi, però, chi crea l'opera d'arte è chi l'acquista, chi gli da un valore "finanziario" rendendola riconoscibile, ammirabile. Dal XIV secolo conosciamo solo le opere acquistate, le altre, non esistono. Sono sepolte nell'oscura cripta dell'essere umano.


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