Il termine “gioia” deriva dal francese antico joie, in latino gaudia, quindi gaudio e ancor più GODERE, dal latino gaudere connesso al greco con géthéo, base di partenza indoeuropea GAWEDH. Gli si dava un significato per lo più di sentimento spirituale, d’altra parte la presenza nel termine greco della sillaba: ‘teo’, dio, dovrebbe indirizzarci.
Spesso la gioia viene intesa come un sinonimo di felicità, però ha un carattere più immediato, improvviso, con un pizzico di extraumano che travolge o stravolge le regole della normalità. Che provenga dalle oscure profondità nella natura o dall’accecante illuminazione dello spirito, la gioia è l’attimo della rivelazione, dopo la ricerca. Gautama Buddha sotto il fico, in seguito alla sua lunga ricerca, deve aver provato la gioia dell’Illuminazione, dopo è diverso, è cosciente.
Più che il gaudio è il godimento a rivelare l’instabilità della gioia, sentimento ricercato, spesso raggiunto ma non compreso, perché scompare. Anzi quando il godimento non è frutto di una elaborazione, o ricerca, o duro lavoro, oppure disciplina, corteggiamento, si annulla, si attenua, fino a scomparire nella normalità. Forse così comprendiamo la frase, altrimenti sibillina di Kahlil Gibran : “Quanto più a fondo vi scava il dolore, tanta più gioia potete contenere”. Chissà se funziona anche nella religiosità globale contemporanea, che assomiglia moltissimo alle strutture religiose antiche, penso al Denaro – dio, così potente sopra tutte le cose, pur non essendo nessuna cosa. La gioia del vincitore di una grossa cifra al lotto deve essere intensissima, ma di breve durata, immediatamente, alla velocità del pensiero, subentra la preoccupazione per dover separare sé dagli altri, nascondere la gioia. Ovviamente più a lungo e duramente avrà sofferto fame e stenti più alta sarà la gioia; per un già miliardario vincere denaro non è una novità, lo realizza quotidianamente in “borsa” ed è attrezzato per alienare dalla propria fortuna il prossimo. Il sentimento della gioia, manifestazione dell’anima, può certamente essere provocata da cose materiali e sarà più o meno intensa, in rapporto al tempo del desiderio per la cosa agognata.
Oggi noi giochiamo (jocus ‘scherzo’ – scherziamo) con la gioia, lo abbiamo imparato fin da bambini e continuiamo a farlo con i nostri figli. Cosa sono i regali, nascosti perché siano improvvisate e provochino quindi la gioia della sorpresa? Peccato che non siano a lungo desiderati, cercati, richiesti. Il fenomeno è impressionante e si traduce in quel triste accumulo di cose inutili (tipiche del consumismo) che coprono assenze che, sarebbero per i bambini vera fonte di gioia, nei primi minuti, ma poi di costante felicità. Pieni d’amore.