Identità perdute: educare

 
In un lontano passato, quando i bisogni materiali erano elementari e quelli spirituali conducevano l’intera comunità tribale, non c’era necessità di un sistema educativo. Al sorgere delle grandi Civiltà dove l’organizzazione del lavoro si complica, si divide, e il crescente numero di piccoli nuclei tribali, famigliari, assumono funzioni e ruoli diversificati, sorge la necessità di preparare i giovani ad abbreviare il loro apprendistato civile, morale, intellettuale e fisico.

Il blocco delle Caste, probabilmente, introdotte quando l’invasione di un popolo guerriero conquistava una civiltà intellettualmente più evoluta, per paura di perdere la supremazia, imponeva il “marchio di origine”, un’innaturale immobilità dei ruoli, complicando ulteriormente il vivere civile. India, Egitto, Cina, Babilonia, Grecia, Roma, tutte civiltà che hanno lasciato tracce imponenti, non solo archeologiche, ma anche storiche, filosofiche ed educative da cui trarre insegnamenti e, quindi, impulsi per il futuro. Inevitabilmente aumentando le conoscenze deve aumentare il tempo che noi dobbiamo dedicare all’apprendimento.
L’apprendimento però non è educazione. La parola “Educare” deriva dal latino “educere”, “condur fuori”, quindi “e ducare”, contiene “ducere” – guidare. Attività tipica del “duce”, condottiero, termine che lascia tracce nel titolo di Duca o Doge. La pallida apparenza di educazione contemporanea, è ossessionata per sviluppare, il più precocemente possibile, le facoltà intellettuali, lasciando perdere quelle morali sostituite dalla furbizia servile, eventualmente ancora presenti le facoltà fisiche ma confuse con quelle chimiche e farmacologiche.
Sembra che una buona educazione sia quella di assuefare, avvezzare, indirizzare ad un determinato fine imposto. Il fine lo sbandiera la nostra società consumista, corrotta, rappresentata nei mille modi della comunicazione di massa, così ripetitiva nei contenuti: fai come gli altri, fatti furbo, se appari diventi famoso, se fai soldi hai il potere. Il sostanziale abbandono dei ragazzi alla comunicazione di massa riduce drasticamente le facoltà pensanti alimentando ipertroficamente la corruzione “dell’umano originale” con le sue ampie potenzialità, che a nessuno, sembra, interessa “trarre fuori”.
La “maieutica” l’arte dell’educazione che la civiltà greca esaltava, a imitazione della “levatrice” che faceva nascere il figlio, così l’educatore doveva far uscire l’essere umano nel mondo. L’egoismo individuale che attualmente domina la scena porta inevitabilmente alla disgregazione di vecchie strutture non più adeguate all’evoluzione spirituale dell’umanità. Alla crescita spirituale deve, inevitabilmente corrispondere una decrescita materiale, ma qui sta lo scandalo, si finge di credere che sia possibile, se si è adoratori del danaro, che tutto c’è permesso. Non dovremmo dimenticare che Cristo è drastico con chi da scandalo ai bambini, per loro è preferibile il suicidio.
 
(Biolcalenda – Maggio 2011)
 
 

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