L’editoriale di febbraio 2014

Animale

L’uso del termine “animale” nel linguaggio comune, può capitare che acquisti il significato di un insulto, per indicare, in senso figurato, una persona rozza istintiva e non l’essere vivente fornito di sensi e movimento spontaneo, il contrario di “inàne” (da in-anis, senza soffio vitale).

Se riflettiamo non troviamo un animale che possa rappresentare similitudine con la crudeltà, l’ingordigia, la perversione e il ladrocinio che è in grado di compiere l’uomo singolarmente o in gruppo.

Manifestazioni estreme di odio, di esclusione sociale, sopraffazione sistematica, rare nel mondo animale, non si verificano mai all’interno di una stessa specie, come invece accade tra gli uomini. Una tale manifestazione di abominio ci dovrebbe, non solo allarmare, ma convincerci che l’uomo, nel bene e soprattutto nel male, non è un animale. Eppure sentiamo  una parentela seppur vaga con loro, dimenticando che con gli animali abbiamo in comune proprio la “sensibilità” che vediamo e sperimentiamo negli animali più vicini  o da compagnia.

Ma tutti gli animali, attraverso i loro molteplici corpi, sono sensibili, non solo il mio singolo gatto o il mio amato cane, che tendo a divinizzare, escludendo tutti gli altri animali, soprattutto se umani, che non partecipano all’esaltazione della mia “egoità”. Dobbiamo dirlo, è molto più facile avere simpatia per  un battufolo di pelo morbido che attira attenzione e tenerezza con strofinamenti e fusa, anziché con un essere scontroso che manifesta interessi ed obiettivi diversi contrapposti ai nostri.

Ognuno di noi, dal concepimento alla nascita ha raddoppiato, nel grembo materno, il proprio peso circa 18.000 volte: se considerassimo ogni raddoppio come un anno, avremmo un tempo abbastanza lungo per considerare come in questo periodo si svolga una sintesi velocissima dell’evoluzione che ha richiesto milioni di anni per realizzarsi. Da molecola a mammifero, passando per tutte le fasi fino alla nascita, che ci presenta al mondo con un aspetto, senza pelo, ma tenerissimo, che attira amorevole benevolenza, in similitudine con  tutti i cuccioli.

Poi vengono i problemi, perché l’uomo perde rapidamente l’istinto che lega ogni animale alla propria specificità e inizia un percorso culturale che lo potrà portare al superamento di ogni legge naturale e sociale fino alla libertà. Percorso difficile, pieno di insidie dall’arbitrio all’anarchia, dal rifiuto del destino evolutivo all’involuzione abominevole. Gli esempi sono tanti, nella storia e anche nella contemporaneità.

La maggioranza dell’umanità oggi si nutre di cadaveri in putrefazione, per motivi culturali indotti da miti e strategie economiche, imponendo ai corpi animali sofferenze inaudite, ma che riducono la vita umana al degrado cronico in corpi umani intossicati e anime insensibili. Capita anche che nell’oscuro inconscio ed enorme “corpo animico”  in cui si annida l’animalità universale, qualcuno non sappia districarsi tra desideri e istinti mettendo la propria intelligenza a disposizione del drago “pre diluviano” e preferisca la morte della fanciulla ai corpi di alcuni topi. Nessun roditore sarebbe in grado di imitarlo.

Biolcalenda febbraio 2014


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