L’editoriale di gennaio 2014

Frastuono

Un grido improvviso ci fa girare la testa verso l’origine percepita del suono, anche un’esplosione ottiene uguale risultato, come il tuono in un temporale estivo, ma se ci troviamo circondati da urli, esplosioni, annunci, strombazzamenti e vari rumori assordanti rimaniamo “frastornati”.

Molti nostri contemporanei si trovano “stornati” da ciò che ricevono, e subiscono passivamente, dai mezzi di comunicazione di massa. A chi giova rendere i cittadini intontiti, mentalmente confusi, con la sensazione d’essere travolti dal caos sociale? La descrizione di una quotidianità colma di misfatti di ogni grandezza dal borseggiatore all’amministratore corrotto, induce alla diffidenza maligna che impedisce di distinguere l’onesto calunniato dal delinquente abituale.

Come è ovvio chi ne beneficia è il delinquente che può nascondersi, mescolarsi nel cespuglio sociale indistinto, acquattarsi ai lati in attesa di una prossima preda (il termine “ladro” deriva da ‘latero’ – ai lati). La stessa tecnica che usa il lupo con il gregge di pecore: la paura provoca la fuga disordinata, creando abbondanza di vittime. In un momento difficile per la societĂ  dei consumi, anche se luogo del bengodi rispetto a due terzi del mondo, rende crudelmente drammatica la vita di molti cittadini sulla soglia della povertĂ . 

Una lucida e onesta razionalitĂ  porterebbe a considerare che il consumismo è alla fine: l’ecocidio indotto, comincia ad essere riconosciuto come un crimine, chi ha speculato arricchendosi dovrebbe restituire il maltolto. Chi sarĂ  in grado di farlo? Quale potere avrĂ  la forza  di realizzare ciò che dovrebbe essere fatto?  Democraticamente? In Italia? PiĂš probabile sarĂ  il predominio della sbornia collettiva, che moltiplicherĂ  le voci della necessitĂ  di un uomo del destino, l’uomo forte, un dittatore che imponga il silenzio. Il momento che stiamo vivendo ha terribili similitudini con il passato, in cui la volontĂ  degli onesti è messa alla mercĂŠ dalla volgaritĂ  dei furfanti.

Eppure la possibilità di uscire dal caotico frastuono è fattibile, auspicabile senza scorciatoie autoritarie; molto dipenderà dal numero dei cittadini che, nonostante il martellamento ossessivo della comunicazione di massa, hanno saputo mantenere sobri i loro bisogni, privilegiando la qualità della vita rispetto alla quantità alienante e mortale. Nonostante la confusione, i suoni estranianti, le urla, i belati, i pianti furbeschi, mantenendoci attenti e concentrati nei passi che ognuno di noi deve comunque fare, possiamo percorrere il sentiero stretto che il momento storico ci impone.

Allora trasformiamo la prova, che ci vorrebbe travolti e turlupinati, in una meravigliosa occasione per evidenziare come si possono distinguere le necessità vitali dalla massa dei bisogni indotti e quindi falsi. Dovremmo ricordare sempre che si può vivere in una comunità ricca da poveri, ma non in una comunità povera da ricchi: I duemila miliardi di debito dello stato italiano rendono la nostra comunità estremamente povera e quindi la ricchezza interna un’anomalia. Se sostituiamo la parola ricchezza con felicità allora tutto si capovolge perché la felicità dipende dall’essere e non dall’avere.

 

Biolcalenda gennaio 2014


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