Utopia critica
Può succedere che ognuno di noi provi nostalgia per qualcosa di essenziale che non ricorda bene, compare a volte nel dormiveglia, forse in sogno. Illuminazione o oscuramento, richiamo del Dharma? Forse il dubbio può disvelarsi incontrando l’Avatar SRI TATHATA a Padova il 18 e 19 luglio all’ex fornace Carotta.
Qualcuno può, più fortunato di altri, starsene per conto suo. Quante volte abbiamo immaginato di fuggire sull’isola deserta. Sollecitati da troppi stimoli, sentimenti contrastanti, decisioni senza scampo, vorremmo uscire da noi stessi, dall’universo che ci circonda. Spesso, troppo spesso è uno stato d’animo che anticipa la disperazione più nera, infelicità totale, la resa da esseri umani coscienti.
Qualcuno ritorna dal luogo che non c’è, diventando ferocemente critico verso la banalità delle cose che quotidianamente ci circondano e cercano di bloccarci nell’illusione che tutto è fermo, nulla cambia. Il mito di “Utopia l’isola che non c’è”, ma rappresenta tutto ciò che è desiderabile e benfatto, contro il principio di realtà che ci lega all’impossibilità del cambiamento, sono entrambi illusori e ingannevoli. Alla fine diventa solida e concreta la nostra “rappresentazione” di ciò che definiamo realtà.
Dimentichiamo che il termine realtà deriva da “Re” e il re rappresentava la cellula tribale portatrice del sangue degli antenati che definiva il centro e la consistenza tribale; ed esiste solo se i tributari si sottomettono. Per quanto siano accorti i nostri tentativi illusionistici, ci limitiamo spesso a coprire un vuoto scenografico, insoddisfatti, ma accontentandoci del meno peggio. Dobbiamo constatare come molti non vogliono sentirsi dire: “Il Re è nudo”. Chiudono gli occhi, si girano da un’altra parte, confermando inevitabilmente ciò che vorrebbero negare.
L’Italia sembra particolarmente adatta a raccontare questa pressoché infinita sequenza di degrado nel ladrocinio, che coinvolge semplici cittadini, abituati o costretti ad arrangiarsi per carenza dello stato. Passando poi alla corruzione vera e propria, ad opera di cittadini al di sopra degli altri, quelli che possono per ricchezza e/o potere raggiunto con qualsiasi mezzo, non possiamo fare nomi, rischiando di dare credibilità a così fan tutti, che è profondamente falso e ingiusto, soprattutto in un paese come il nostro con un alto tasso di corruzione. Tutti li conoscono, circolano liberamente pur essendo grandi mafiosi, frodatori di professione, trasformatori di menzogne in verità, vestiti (non ditelo) di luce elettronica.
Cosa dovrebbe fare un buon cittadino vedendo un figuro che incita all’odio razziale, che rivendica non il rispetto della legge, ma della razza: «Prima i nostri». La non violenza comunque è una risorsa che interrompe la violenza insita nel razzismo. Da Utopia ricordiamo che ogni sentire, sentimento, animosità violenta, lasciati vagare, determinano uno sconquasso della mente e poi, alterando la percezione della realtà, rendono “incapaci di capire”, come dire “fa male alla razza”.
Biolcalenda di luglio/agosto 2015