Chi vuol pagare più tasse? Domanda folle, soprattutto per noi italiani che non abbiamo ereditato dai nostri avi il senso di appartenenza ad una identità nazionale.
Praticamente dalla fine dell’Impero romano il territorio italiano è stato invaso, dominato, diviso e strappato da altri, da stranieri, re o imperatori. Tranne poche eccezioni (la Repubblica di Venezia e il periodo dei Comuni), limitate nel tempo o nel territorio, gran parte dell’Italia ha vissuto per secoli l’imposizione fiscale come un balzello che sottraeva risorse ai sudditi per arricchire qualcun altro, non per garantire in modo efficace il buon governo della patria.
La Repubblica italiana nata dopo il ’45, creatura piuttosto giovane, piuttosto disomogenea, con tradizioni imposte per secoli da diversi padroni al Nord più francesi e austriaci, che almeno hanno fatto emergere una borghesia indipendentista, al Sud gli spagnoli che non hanno intaccato le tradizioni tribali molto più antiche.
Ora l’Italia è uno dei paesi più ricchi del mondo, ancora piuttosto disomogeneo e forse per questo con scarsissimo senso dello stato se non nella retorica dei discorsi ai funerali o nelle ricorrenze ufficiali. Ma il senso pratico dello stato o meglio il senso d’identificazione con il proprio paese che permette ad uno svizzero o ad un austriaco di raccogliere una cartaccia da terra per gettarla nel bidone dell’immondizia come gesto spontaneo, come farebbe nella propria cucina o nel proprio giardino, per noi italiani non è una cosa comune. Se vediamo qualcuno che compie una tale azione lo guardiamo con stupore, magari ammirati come fosse un eroe (vedi: puliamo il mondo di Legambiente) oppure con sospetto come fosse un maniaco, non come una persona normale che tratta responsabilmente il bene comune come anche suo.
Il senso pratico dello stato si dovrebbe concretizzare per ogni cittadino di una repubblica democratica nel pagare le tasse, in modo proporzionale al proprio reddito. E’ noto che una fetta enorme di italiani non pagano tasse e una fetta ancora più grande le eludono, per cui il carico fiscale di chi le paga veramente è enorme. E’ altrettanto indubbio che l’efficienza della cosa pubblica dovrebbe essere una contropartita della tassazione. Ma non sembra questo argomento politico accettabile, no, l’argomento è come far pagare meno tasse ai ricchi a danno dei poveri e privatizzare i beni pubblici. Eppure se ad ogni cittadino consumatore fosse permesso di scaricare dalle proprie tasse una percentuale dell’IVA che, fatture alla mano dimostra di aver già pagato, probabilmente diminuirebbero gli evasori, ma come minimo non sentiremmo più la domanda: "Vuole pagare con Iva o senza?"