Nel corso dell’ultimo secolo soprattutto, il nostro rapporto con la natura è stato stravolto dallo stile di vita tipico del capitalismo. Il processo era iniziato già dopo la rivoluzione industriale, ma era proceduto molto lentamente, mentre nel corso degli utlimi 60 in particolare, ha avuto una incredibile accelerazione.
La natura è intanto diventata più lontana per quanti, sempre più numerosi, l’hanno abbandonata per vivere nelle aree urbane, ed è diventata qualcosa di altro da noi, di disponibile per essere modificato a nostro piacimento al fine di garantirici un certo stile di vita.
Intere foreste scomparse, habitat sottratti a decine di specie animali condannate così al confinamento o all’estinzione, non tanto in Europa, dove questo processo era già in buona parte avvenuto,qaunto nei continenti dove queste aree naturali sopravvivevano e dove ora sono drasticamente ridotte.
Sono state create riserve per gli animali, parchi enormi sia in Africa che in Asia e in America.
Una concessione agli animali in cambio dello sfruttamento delle terre naturali per i più diversi scopi dell’uomo, produzione, trasporti, turismo, telecomunicazioni.
Sfruttamento che spesso è avvenuto senza il minimo rispetto per gli altri esseri viventi, che stiamo da anni riducendo o usando per la vanità umana (penso ai leoni allevati apposta in Africa per essere usati da cuccioli come attrattiva per i turisti a caccia di selfie con il leoncino, e da grandi usati come bersaglio per i fucili di chi vuole provare l’ebbrezza di uccidere un leone,’operazione’ facilitata dal fatto che l’animale è abituato all’uomo e si trova in uno spazio delimitato),
I disastri ambientali periodici, come lo sversamneto in mare del carico di enormi petroliere o la perdita di materiali tossici da parte di industrie chimiche, sono diventate una triste realtà .
Oggi, non c’è angolo sperduto sulla terra dove non si tovino tracce di microplastiche.
L’impronta dell’uomo sulla terra è stata pesantissima.
Ma ognuno di noi tende a vedere il vantaggio immediato e a non considerare uno svantaggio futuro, facendo scelte sulla base del primo: si tratta di un meccanismo psicologico ben noto e sfruttato da chi vende beni a rate, prassi ormai diffusissima; questo ha fatto sì che vedessimo i vantaggi di uno stile di vita improntato al comfort e al benessere, senza tenere abbastanza in cosiderazione il costo futuro di tutto ciò.
Le persone, nel mondo occidentale sono state abbagliate dal miraggio del benessere che viene fatto corripondere non tanto a uno stile di vita rispettoso dei propri bisogni di essere umano, ma al possesso di una serie sempre più lunga di comfort e oggetti spesso utili ma altre volte la cui utilità è suggerita in una precisa visione di sempre maggiore comodità anche laddove se ne potrebbe fare tranquillamente a meno.
È stato soprattutto il modello neo-liberista a svincolare le politiche aggressive e competitive del mercato appunto ‘libero’, ma in realtà schiavo della necessità di produrre.
Senza nessun pensiero rivolto al futuro, che è già qui e che ci chiede il conto.
Una educazione alla sostenibilità è urgente e necessaria per pensare e mettere in pratica a breve politiche per una convivenza non distruttiva.
Una educazione che parta dalla consapevolezza di sè come essere umano portatore di bisogni come quelli di far parte, di avere relazioni, di autorealizzarsi, oltre naturalmente a quelli di base.
Ma l’uomo ha anche bisogno della Natura, del contatto con essa e di sentirsi parte di una rete di esseri viventi interconnessa su più dimensioni.
È necesssaria dunque una educazione alla sostenibilità che promuova la consapevolezza dell’unità della terra come macro-organismo di cui facciamo parte, insieme alle migliaia di specie che lo popolano. La consapevolezza profonda di far parte del tutto e sentire che siamo accomunati agli altri esseri viventi del pianeta da tanti aspetti come nascere, crescere, nutrirci, stare in relazione, ricercare il benessere ed evitare la sofferenza è una componente importante della spiritualità umana, come dimostrato da tante tradizioni.
Maria Montessori, nella sua pedagogia illuminata, include l’educazione cosmica, che consiste nell’aiutare i bambini a cogliere la bellezza e la complessità dell’universo e di come in esso tutto sia collegato in qualche modo.
Un’educazione che è anche educazione alla pace, nella misura in cui l’adulto così educato sentirà vicinanza e compassione per tutti gli altri esseri viventi.
Perdere la capacità di riconoscere negli altri esseri viventi forme diverse di una stessa energia vitale, significa per l’uomo perdere anche se stesso, trasformandosi in un essere alienato e arrogante.
Distruggere, calpestare, sfruttare, uccidere le altre creature abbruttisce l’animo umano e ciò si traduce in perdita di quella parte spirituale che dà senso profondo alla vita, un senso che oggi sfugge a molti.
Lo scienziato inglese Gregory Bateson (1904-1980), antropologo e biologo che si è occupato per tutta la vita di relazioni fra gli esseri umani e fra gli esseri viventi tra di loro e il loro ambiente, fin dagli anni 50 ha sottolineato nei suoi scritti il grave errore, dalle conseguenze potenzialmente drammatiche, di sottovalutare l’importanza delle relazioni negli eco-sistemi.
La sua ottica è sistemica alla base, quando sostiene che non ha senso parlare di un individio o di una specie come a sè stante senza tenere conto dell’ambiente in cui vivono.
Tutto in natura è collegato in modo significativo e sensato al fine di garantire un equilibrio.
Questa visione e questa consapevolezza non può che portare l’uomo ad un profondo rispetto e senso di profonda meraviglia per la incredibile intelligenza espressa dalla complessità .
Il contatto con la natura ci facilita a cogliere questa dimensione: la bellezza di migliaia di forme, colori, funzioni, espressioni, relazioni che compongono un eco-sistema non possono lasciarci indifferenti a livello emotivo e non risvegliare in noi un senso di meraviglia che sconfina nella ‘sacra’ ammirazione.
Recuperare questa dimensione è necessario per salvare la terra e con essa gli esseri viventi, uomo incluso. Non ci può essere salvezza per l’uomo se non c’è anche per gli altri esseri e l’ambiente.
Ognuno di noi può fare la sua parte, inziando a prendere consapevolezza dei reali bisogni e distinguerli da quelli indotti, iniziando a recuperare il senso profondo dell’essere connessi a se stessi e a tutti gli esseri viventi, limitando contemporaneamente la connessione suggerita dal Web, che è molto utile e facilita lo scambio di informazioni ma non deve diventare il nostro mondo virtuale mentre distruggiamo o lasciamo distruggere quello reale.
“I problemi più grandi del mondo sono il risultato della differenza tra come funziona la Natura e come la gente pensa”.
(G. Bateson)