Marina Mariani - Biolcalenda

Li ho visti

Li ho visti.
Anime disperate in attesa di uno sguardo, di una parola, una carezza. Anche molti umani lo sono, lo so, ma non è a loro che mi riferisco.
Li ho visti, anime sole dietro un cancello che non si apre mai, a guardare il mondo fuori, i prati lontani, dove sarebbe cosi bello correre.

Ho visto esseri annoiati, abbaiare ai passanti e venire redarguiti con male parole da chi non capisce che quando non si ha nulla da fare, quando nessuno ti guarda, non ti resta che gridare la tua solitudine, il tuo essere solo qui, dietro la rete, la tristezza, la rabbia di non avere nessuno che ti veda e capisca cosa provi.
Ti guardano implorando un gesto, una parola gentile, qualcosa per passare il tempo, in tanti giorni tutti uguali, senza nulla da fare, in una cuccia sporca e umida.
Saltellano, col muso tra le sbarre, aggrappati a quel cancello che permette solo uno sguardo su un mondo che non apparterrĂ  mai a loro. Saltellano cercando di incontrare la mano di un passante che li sfiori, carezze rubate, contatti fugaci che riempiono la giornata.
Guardano il mondo fuori, quel mondo che vorrebbero esplorare, annusare, conoscere, un mondo dove magari incontrare qualcuno come loro, anche solo per scambiare due parole, o magari qualcuno che parla una lingua diversa, qualcuno con cui capirsi a gesti.
Ho visto quegli occhi pieni di dolore, delusi di non essere capiti, una ciotola scarsa da vuotare in fretta, tanta energia da non saper come spendere. Ho visto esseri intelligenti rattrappire e instupidire per troppa noia, trattati come se fossero esseri inanimati a molla, come peluches in un piccolo recinto, sotto una tettoia troppo fredda d’inverno, troppo calda d’estate.
Li ho visti gioire senza fine anche solo per stare in uno stretto bagagliaio fino ad essere liberati nella zona di caccia, e correre, correre a perdifiato braccando altri esseri innocenti, madri, padri sottratti ai loro piccoli da un colpo a bruciapelo.
Li ho visti gioire per il sentirsi utili a qualcosa, anche se questo qualcosa significa la morte per diletto di altri esseri viventi. Il gusto dell’essere sicari senza saperlo, perchè per loro è giusto cosi, sono stati educati a braccare, a stanare, a rovinar famiglie. Quale colpa per chi è stato selezionato, educato e allevato per collaborare a un massacro? Già, esseri selezionati per essere complici di morte. E per cosa poi? Per la vanità, l’orgoglio dell’avere la supremazia sugli esseri indifesi, sai che coraggio ci vuole a sparare a chi non ha la possibilità di difendersi…
Possono dirsi colpevoli? Possono dirsi consapevoli della loro missione? Chissà se esiste un aldilà, un paradiso o un inferno anche per loro, dove magari qualcuno gli chiederà conto di tutte quelle morti…
E loro diranno “ma era il mio lavoro…non pensavo, non sapevo…”. Quindi? Colpevoli o innocenti?
Io li ho visti, dopo la caccia, tornare a morire di noia, senza una mano che faccia una carezza, senza una parola di affetto, come se non fossero in grado di capire. Ho visto quegli occhi, conosco quel dolore di non sentirsi nessuno, come se fossero oggetti, come se fossero macchine da accendere quando servono e poi lasciare spente in un cortile, durante il freddo inverno, magri e col pelo sporco, in una cuccia lurida e fredda, nelle mattine grigie, umide e brinate, perché’ “tanto, sono solo cani”. Non dite che non è vero, IO LI HO VISTI.
E che dire di quando cadono vittime innocenti della furia omicida degli umani? A Parabiago recentemente un cacciatore ha sparato di proposito al cane di una bambina di appena 12 anni, poi è venuto fuori che aveva una fedina penale da delinquente, ma ovviamente a nessuno è venuto in mente di ritirargli nè la licenza di caccia nè il porto d’armi. Adesso la Signora Meloni vuole promulgare una legge che consenta anche ai ragazzini di 16 anni di andare a caccia. Cosi quando saranno annoiati, stufi di uccidere nei videogames, potranno farlo per davvero.
Tanto non capiscono piĂą la differenza. Tacere vuol dire dare la propria approvazione, vuol dire essere COMPLICI. A voi la scelta.


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