Le forze dell’acqua (3)
Nell’elemento acqua sono dunque presenti due forze fra loro contrapposte che abbiamo chiamato “forza fisica massificante” ed “etere del chimismo”. Per farci un’idea di cosa sono queste forze e di come agiscono possiamo fare un’altro esempio. Pensiamo alle gocce d’acqua, separate fra loro, che scendono dal cielo durante la pioggia.
Appena toccano terra si riuniscono e vanno a formare delle pozzanghere, poi dei rivoli, quindi dei ruscelli e via via dei torrenti, degli affluenti, il grande fiume ed infine nel mare formano un’unica massa indistinta. Osservando in una carta geografica il bacino di un fiume si ha l’immagine di un albero in cui la chioma è rappresentata dal complesso degli affluenti, il tronco dal percorso principale del fiume e le radici sono immerse nella massa del mare. In questa pianta immaginaria l’acqua segue un percorso che la vede all’inizio, come tante gocce distinte e separate e alla fine come una massa indistinta di gocce. In questo caso l’acqua, soggiacendo alla forza di gravità , passa da una condizione di tante singole unità ad una condizione di totalità . Questa forza si può anche definire “forza fisica massificante”.
Pensiamo adesso ad un albero vero, in cui la linfa, partendo dalla massa indistinta del terreno, si innalza lungo il tronco e si suddivide lungo i rami fino ad alimentare la foglia più lontana. La linfa è sempre acqua, ma in questo caso agisce una forza contraria alla forza di gravità , una forza di levità che ha la capacità di sollevare l’acqua e distribuirla ordinatamente e in giuste proporzioni a tutte le parti della pianta. Questa forza si può anche definire “etere”.
Ogni elemento ha la sua forza fisica e il suo etere. Nel caso dell’acqua l’etere relativo è stato chiamato “etere del suono, o etere del chimismo o etere del numero” in quanto è l’etere che ha la prerogativa di creare ordine, simmetria, ritmo e sia nel campo dei suoni o dei numeri o della chimica si trovano dei sistemi ordinati secondo leggi ben precise.
In particolare, nel caso del suono, abbiamo visto che la musica nasce dal rapporto fra i nodi e gli intervalli: nel movimento da nodo a nodo si creano i vari suoni, la cui differenza è data dalla distanza dei nodi. Affinchè una nota di violino o di flauto possa generarsi in suono, sono necessari due punti fissi, o nodi di oscillazione, posti a una precisa distanza, tra cui vibra la corda o l’aria. La distanza tra i nodi non è semplice spazio ma è spazio percorso dal movimento che dai nodi si accresce nel mezzo fino ad un massimo.
Questa è l’essenzialità del suono: energia che crea movimento. Lo si può verificare nelle già citate “figure di Cladini” in cui la polvere di ferro, disposta su delle lastre di metallo si muove, in presenza dei suoni, fino a formare delle configurazioni ben ordinate che corrispondono ai vari tipi di suoni. Lo stesso fenomeno succede nell’aria: il suono di una campana configura l’aria in addensamenti e rarefazioni come nelle figure di Cladini. Si può anche affermare che l’etere del suono è la causa del movimento, l’impulso al movimento, lo stimolatore.
Per il movimento necessitano spazio e tempo.