L’Aria e l’idrogeno
Per definizione l’aria non è una combinazione chimica ma un miscuglio. Infatti i suoi componenti conservano le singole proprietà e sono mescolati in proporzioni che non si accordano con le leggi delle combinazioni chimiche.
Di questi componenti particolare importanza per la vita umana rivestono l’ossigeno, l’azoto e l’idrogeno che è presente in una percentuale molto bassa, appena lo 0,02%.
Trascurando per il momento di parlare di ossigeno e azoto, vogliamo prendere in considerazione proprio l’idrogeno, che nel ciclo evolutivo dal fuoco alla terra è probabilmente l’anello di collegamento fra l’elemento fuoco e l’elemento aria.
L’idrogeno è la sostanza più leggera che si trova sulla terra e tende di conseguenza a spostarsi verso le zone più alte dell’atmosfera. Difatti, se negli strati più bassi la sua presenza è minima, appena lo 0,02%, negli strati più alti, nella stratosfera, l’idrogeno arriva al 99,5%.
La vocazione dell’idrogeno è quella di salire e questa sua tendenza viene ad esempio sfruttata nella tecnica di costruzione delle mongolfiere. In natura, la sua presenza determina lo sciogliersi e il sublimare delle sostanze più pesanti. Il piombo, ad esempio diventa gas, se si lega con l’idrogeno. Ma l’idrogeno ha anche un particolare rapporto con il calore. Esso brucia con la fiamma più calda: nella fiamma ossidrica, assieme all’ossigeno, sviluppa un calore tale che scioglie i metalli. L’idrogeno quindi, tramite il calore ha la capacità di sciogliere e, tramite la spinta ascensionale sua propria, ha la capacità di sublimare. Ciò significa sciogliere e dematerializzare, la caratteristica propria dell’elemento fuoco.
Questa caratteristica compare a Primavera nei processi di evoluzione della pianta. Se all’inizio di Aprile possiamo osservare il materializzarsi sui rami delle piante, di germogli e gemme che poi prolificano in abbondante fogliame, così verso fine Aprile e poi di più a Maggio possiamo ammirare lo schiudersi dei fiori con le loro forme eteree, con il profumo ed il polline che effondono nello spazio circostante.
Il fiore è la parte della pianta in cui la materialità viene sciolta ed emanata. Profumo e polline si sollevano verso il Sole e si perdono nell’infinito. Nella stratosfera, a molti chilometri di distanza, si trovano nubi di polline che si spingono sempre più in alto verso il Sole. Artefice di ciò è proprio l’idrogeno che interviene nei processi di formazione del fiore e in particolare nella formazione delle sostanze aromatiche che il chimico chiama olii eterici. Sono sostanze estremamente volatili che si infiammano con grande facilità . Sono sostanze che contengono il fuoco e difatti si usano terapeuticamente per sciogliere gli indurimenti, le sclerosi.
L’idrogeno quindi è il portatore del fuoco e la sua tendenza è quella di ritornare alla sua origine, all’elemento fuoco. Ciò è evidente nei processi di diffusione, di espansione della pianta nell’universo. Ad esso si oppone un ostacolo, cioè la formazione di resina che rappresenta un processo contrario al precedente, una condensazione. Responsabile di questa condensazione è l’ossigeno di cui parleremo la prossima volta.