Iniziamo con questo articolo ad affrontare un argomento alquanto spinoso ma che incontro spesso nel corso della mia attività professionale oppure come domanda dei partecipanti alla fine delle conferenze che tengo sulla Dentosofia. La domanda ricorrente è genericamente: “Cosa ne pensa dell’amalgama?” oppure più personalmente: “Devo rimuovere le otturazioni in amalgama che ho in bocca?”.
In questa prima parte vediamo di capire che cos’è l’amalgama, perché rappresenta un problema spinoso, i danni che può provocare all’organismo ed eventualmente maturare coscientemente e responsabilmente se e come agire in presenza di amalgame. Nel prossimo numero di Biolcalenda vedremo quindi come procedere alla rimozione protetta.
Gli amalgami, usati da oltre un secolo e mezzo per otturare le cavità dei denti cariati, sono composti da mercurio e da polveri di argento, rame, stagno e zinco. Il termine popolare “impiombatura” allude all’aspetto pesante e grigio del materiale.
Il fenomeno della dispersione del mercurio è spiegato in modo semplice dalla fisica: una volta piazzata l’amalgama, in bocca e sulla superficie dei denti si sviluppano piccole correnti elettriche. I diversi metalli che compongono gli amalgami si combinano con la saliva per formare i primi componenti di una vera e propria pila elettrica. I sali di sodio e di potassio contenuti nella saliva formano la seconda condizione necessaria per la comparsa di correnti elettriche. Se la saliva è acida, come succede di frequente, viste le abitudini alimentari contemporanee, le correnti sono ancora più intense.
Se, oltre alle otturazioni con amalgami, abbiamo in bocca denti in lega d’oro o protesi metalliche in lega di nichel-cromo, questi potenziali aumentano ancora in modo considerevole, e sono accompagnati da potenti movimenti ionici. In altri termini, nella cavità orale cominciano a spostarsi piccole particelle metalliche che, in seguito, mediante la circolazione sanguigna, vanno a depositarsi in diverse zone della bocca e in altri organi del corpo. Questo spiega la possibile presenza di certe colorazioni grigiastre della gengiva vicino agli amalgami o il cambiamento di colore di un dente in lega d’oro posto in una bocca che ospita amalgami.
Il mercurio di origine dentaria è uno dei fattori di demineralizzazione dell’organismo, che quindi aggrava lo stato di decalcificazione di cui la carie costituisce la spia. Tale demineralizzazione è la conseguenza del fissarsi di particelle di mercurio nell’apparato digerente, in particolare nello stomaco, nel fegato e nell’intestino. Il conseguente affaticamento di questi organi provoca una cattiva assimilazione del calcio e degli altri sali minerali.
Il fatto stesso che particelle di mercurio o di argento possano circolare nei nostri organi non è molto rassicurante. È noto poi che certi microrganismi che si trovano di frequente nella cavità orale (Streptococcus mutans e Candida albicans) hanno la capacità di metilare il mercurio (cioè di trasformarlo in metil-mercurio).
Il metil-mercurio può essere assorbito attraverso la pelle e le vie respiratorie, ma soprattutto tramite l’apparato digerente, che lo assorbe al 90%. Può distribuirsi in molti organi, in particolare reni, polmoni, fegato, cuore e cervello. Si fissa inoltre nei globuli rossi del sangue e purtroppo passa direttamente alla placenta nel caso delle donne in gravidanza. L’escrezione del mercurio è lenta e si compie attraverso le materie fecali, la sudorazione, l’urina e i capelli.
La tossicità del mercurio viene ad aggiungersi alla lunga lista degli elementi che, nella nostra vita quotidiana, sollecitano le difese dell’organismo. Basti il riferimento per esempio ai fattori di contaminazione degli alimenti e ai cibi denaturati, al tasso di radiazioni ionizzanti, all’inquinamento prodotto dall’industria petrolchimica e dai metalli pesanti, all’abuso di medicinali e vaccini, oltre naturalmente agli effetti dei pensieri negativi.
Come riconoscere un organismo sensibile al mercurio?
Un gusto di metallo in bocca, così come la sensazione che una corrente elettrica percorra i tessuti orali, debbono destare la vostra attenzione, così come una stanchezza generale inspiegabile e refrattaria a tutte le terapie applicate, oppure un mal di testa senza apparenti cause. Disturbi digestivi resistenti a ogni trattamento, ivi comprese le tecniche di rilassamento e le psicoterapie, possono essere generati da una sensibilità al mercurio che si è fissato negli organi digerenti.
Possono comparire dermatiti, eczema, orticaria o reazioni eritematose, con l’interessamento del viso, del collo, delle braccia, delle gambe e del torace. Può manifestarsi anche un’interferenza con la funzione renale e con la fertilità femminile e maschile.
Inoltre l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) opta per la progressiva eliminazione di tutte le fonti di esposizione al mercurio sostituibili con altre tecnologie e motiva questo orientamento in quanto non esiste un valore considerato accettabile. In particolar modo sottolinea che non è accettabile alcun livello di esposizione nelle donne gravide.
Qualsiasi possa essere la motivazione, estetica o medica, che spinge a sostituire le “impiombature”, bisogna anzitutto capire che si tratta di un percorso verso una vera e propria disintossicazione, e per questo motivo può non essere semplice: le differenze che distinguono un essere umano dall’altro determinano il riscontro dei primi benefici, che talvolta possono non essere così immediati come ci potremmo aspettare. Più a lungo abbiamo lasciato il nostro organismo in preda a questo veleno, più tempo servirà per liberarcene. Tengo a precisare che non è un’esagerazione definire l’amalgama un veleno, visto che il mercurio è l’elemento più tossico tra quelli non radioattivi e che per legge il materiale che togliamo dai denti dei nostri pazienti deve essere smaltito come rifiuto sanitario speciale tossico-nocivo.
Ciò viene confermato dal pubblico ministero del tribunale di Francoforte sul Meno (Germania) sulla base di una perizia del 1997 dell’Istituto di Tossicologia dell’Università di Kiel che afferma:
«Dalle otturazioni di amalgama deriva palesemente un rischio non irrilevante per la salute umana. L’amalgama può far ammalare, cioè l’amalgama è generalmente in grado di provocare disturbi sanitari in un numero rilevante di portatori di amalgama».
Gli autori di questa perizia prof. dr. O. Wasserman, M. Weitz e lib. doc. dr. Alsen-Hinrichs, hanno altresì pubblicato il materiale scientifico utilizzato per la realizzazione dell’incarico ricevuto. Questa “Perizia sull’amalgama, Kiel 1997” condurrà ad una radicale trasformazione della prassi periziale e decisionale finora applicata dalle autorità e dai tribunali.
La rappresentazione in termini comprensibili degli aspetti medici della questione contribuirà a una corretta valutazione della situazione dei soggetti danneggiati dall’amalgama anche nell’ambito sociale delle persone colpite (parenti, amici, colleghi di lavoro, ecc.). Per i diretti interessati il testo rappresenta inoltre un’argomentazione indispensabile. Addirittura – anche questo viene documentato – gli stessi collaboratori dei produttori d’amalgama erano a conoscenza dei rischi e li hanno chiaramente citati. In conseguenza di ciò, un ex-produttore di amalgami e tre suoi collaboratori, accusati di sospetta lesione personale, hanno corrisposto la somma di 1,5 milioni di marchi, per evitare un procedimento penale dopo la lettura della perizia.
“Diversamente da tutti gli altri studi sull’argomento amalgama, la perizia di Kiel contiene prove e documentazioni altamente significative della pericolosità dell’amalgama e della conoscenza di detta pericolosità. Non esiste altra ricerca fin qui nota che offra un’analoga concentrazione di informazione specifica.” (prof. dr. Ing. E. Schöndorf, Istituto Superiore di Qualificazione Personale di Francoforte, precedentemente pubblico ministero nell’istruttoria penale relativa alla produzione e alla vendita dell’amalgama).