Una pratica per educare, accompagnare e sostenere le persone a farsi carico della propria Salute per intraprendere, come protagonisti, un naturale percorso di vita.
Continuiamo anche in questo numero di Biolcalenda ad analizzare l’integrazione e la collaborazione con un’altra figura professionale operante nel mondo del benessere: il Naturopata.
Con Naturopatia si intende un insieme di pratiche e discipline finalizzate al recupero e conservazione dell’equilibrio energetico dell’essere umano con il ricorso a metodiche di approccio naturale nell’ambito di una visione olistica unitaria e integrativa.
La medicina scientifica e accademica è critica nei confronti della naturopatia, perchĂ© ritiene che i mezzi utilizzati dalle medicine cosiddette “alternative” non siano fondati scientificamente e si basino su costrutti teorici non dimostrati; inoltre, i risultati clinici (presunti, secondo gli accademici) non reggono solitamente alla verifica clinica in studi controllati.
Dizionari ed enciclopedie sia cartacei sia online liquidano sommariamente la questione senza prendere posizione; per esempio Treccani® la definisce: “Forma di medicina alternativa che sfrutta a fini terapeutici i soli fattori ed elementi naturali (calore, luce, aria, ecc.), evitando di fare uso di qualunque tipo di farmaco.”
Il termine “naturopatia” è stato ideato da un medico di New York, John Sheel, all’inizio del 1900, per descrivere i suoi metodi di cura. Secondo la teoria maggiormente condivisa, deriva da “Nature’s Path” che significa, il “sentiero della natura”, in altre parole la via terapeutica indicata dalla natura.
Nonostante l’etimologia sia di origine recente, antico è invece il significato profondo del termine: la storia della naturopatia coincide in qualche modo con quella dell’uomo, dal momento in cui si è servito della natura (un fiore, una foglia) per il suo effetto benefico.
Come abbiamo visto nei precedenti articoli parlando di Agopuntura e di Medicina Tradizionale Cinese, questa può considerarsi naturopatica già 20.000 anni prima di Cristo.
Un’altra grande cultura medica la troviamo in Egitto, circa 5000 anni prima di Cristo, grazie a Imhotep, medico dalle straordinarie abilitĂ curative; figura fondamentale per la medicina del tempo e ritenuto autore di uno dei piĂą antichi trattati medici ritrovati. Ed è proprio in Egitto che avviene la formazione di Ippocrate da tutti considerato il padre della medicina. Nella sua concezione l’uomo era il microcosmo e il corpo era formato dai quattro elementi fondamentali, in ordine: aria, fuoco, terra e acqua, ai quali corrispondevano degli umori: all’aria, che è ovunque, corrispondeva il sangue; al fuoco che è caldo, corrispondeva la bile; alla terra, per il suo colore, corrispondeva un umore scuro (in realtĂ inesistente, forse osservato durante il sacrificio degli animali; il sangue della milza, venoso, molto scuro fu ritenuto un altro umore, diverso dal sangue, e fu chiamato bile nera (atrabile); infine all’acqua corrispondeva il muco (flegma), comprendente a tutte le secrezioni acquose del nostro corpo (saliva, sudore, lacrime, ecc.), localizzato principalmente nel cervello, che era umido e freddo come l’acqua.
Agli umori furono fatte corrispondere anche le stagioni: il sangue (l’aria) corrispondeva alla primavera, la bile (il fuoco) all’estate, l’atrabile (la terra) all’autunno e il flegma (l’acqua) all’inverno. Fu fatto anche un parallelismo con le quattro etĂ della vita, infanzia, giovinezza; etĂ virile ed etĂ senile.
Ippocrate sosteneva che la malattia derivasse dallo squilibrio e che dove c’era equilibrio tra gli umori c’era la salute; le cure consistevano nel rimuovere l’umore in eccesso. La sua teoria spiegava anche i vari temperamenti: un soggetto collerico, per esempio, aveva troppa bile, quello flemmatico, troppo muco.
Al centro della sua concezione non c’era la malattia, ma l’uomo. Questo fece la fortuna della sua scuola nei confronti di quella rivale di Cnido, che invece era focalizzata sulla malattia con una concezione riduzionistica, simile a quella odierna.
I principi fondamentali erano: lasciar fare alla natura e alla sua forza guaritrice; osservare attentamente il malato e intervenire il meno possibile; fare attenzione all’alimentazione e alla salubritĂ dell’aria.
Questa filosofia trova terreno fertile nel bacino del Mediterraneo e nel Medio Oriente allora conosciuto e con il passare del tempo, le teorie e le tecniche si arricchiscono di contributi sempre più validi, grazie anche al contributo di diversi personaggi (tra i quali il “latino” Celso e lo svizzero Paracelso).
In etĂ moderna la storia della naturopatia brilla dell’operato di diverse figure. In Francia, Herman Boerhaave (1668 – 1738), fu promotore dei bagni super-calorici, rendendolo celebre in tutto il mondo.
Sempre in Francia, Paul Joeseph Barthez (1734 – 1806) definì la dottrina del Vitalismo considerata la base filosofica della naturopatia: insegnamenti accolti anche dalla facoltĂ di medicina di Montpellier, baluardo della naturopatia in Francia.
Francois Broussais (1772 – 1838) si oppose ai “diagnostici” rispolverando il principio di uniformitĂ dei trattamenti per tutti i sintomi, proprio come Ippocrate. Armand Trousseau (1801 – 1868) sperimentò, attraverso numerose esperienze, i meccanismi di autoguarigione.
Nonostante questi validi contributi, la naturopatia perse gradualmente terreno in Francia, a causa delle teorie di Pasteur e di altri chimici (anche se la storia della naturopatia vuole che proprio a Pasteur sia attribuita la seguente frase pronunciata nel suo letto di morte: “Il microbo non è niente, il terreno è tutto!“).
I paesi anglosassoni (non solo Inghilterra e Germania ma anche gli Stati Uniti) invece, resistettero all’invasione della chimica, conservando una forte corrente naturopatica.
Secondo la storia della naturopatia, solo a partire dal Settecento, grazie all’abate Kneipp, si definirono le connotazioni precise della naturopatia. Il romanticismo tedesco mise al centro la Natura quale realtĂ organica e non piĂą meccanica, dotata di una propria spiritualitĂ . Le pratiche mediche del tempo non riuscivano a curare molte malattie, aggravando sempre piĂą le condizioni dei soggetti. In questo scenario, la naturopatia acquisì grande importanza e considerazione, in contrapposizione alla medicina allopatica (fondata sulla somministrazione al malato di rimedi che producono effetti contrari a quelli provocati dalla malattia).
Dall’Europa, questa pratica sbarcò oltreoceano e come ho giĂ detto, il termine fu coniato proprio a New York nel 1900.
La tradizione naturopatica ha conservato il predominio sulla medicina scientifica fino agli anni Trenta (del 1900). L’avvento della chimica, delle teorie del premio Nobel Louis Pasteur e dell’industria farmaceutica, portarono a una serie di leggi che hanno “ufficializzato” la medicina scientifica con il conseguente dirottamento della Salute verso questa e il “declassamento” delle altre metodiche a “medicine alternative” oppure “non convenzionali”.
La naturopatia, inoltre, subì un considerevole declino dopo la seconda guerra mondiale, quando gli antibiotici dimostrarono di essere molto più efficaci delle cure dei naturopati e l’avvento della tecnologia all’interno della medicina tradizionale assestò un duro colpo ai seguaci della natura che, come se ciò non bastasse, nel 1945, con la morte di Benedict Lust, considerato uno dei fondatori della Naturopatia, scatenarono diversi conflitti tra le varie scuole di medicina naturale.
Soltanto qualche anno dopo, negli anni Cinquanta, l’integrazione con criteri scientifici, permise alla naturopatia di riprendere terreno.
Negli ultimi anni, l’Organizzazione Mondiale della SanitĂ , ha modificato il concetto di “salute”, stabilendo che non è soltanto l’assenza di malattia, ma è uno stato di completo benessere fisico, psicofisico e sociale e ha consigliato l’inserimento della naturopatia nei vari sistemi sanitari nazionali a integrazione della medicina “scientifica”.
Qual è la differenza tra il ruolo del medico e quello del naturopata?
Il medico, come conseguenza della formazione seguita, ha piena competenza per pronunciare diagnosi riferite a patologie e prescrivere le specifiche terapie; solitamente interviene quando la malattia è già tendenzialmente conclamata; difficilmente una persona si reca dal medico se non avverte sintomi evidenti.
Il naturopata, invece, ha la prerogativa di acquisire una cultura salutistica che, innanzitutto, mette in pratica per se stesso prima di trasmetterla agli altri.
Il ruolo che esercita è quindi di educare, accompagnare e sostenere la persona a farsi carico della propria “Salute”.
Questo presuppone la necessità e la volontà di conoscere e di diventare consapevoli delle proprie condizioni e predisposizioni per intraprendere, come protagonisti, uno stile e un “naturale percorso di vita” (Nature’s Path) idoneo a tutelare la Salute oppure a ripristinare un equilibrio, attraverso metodiche non invasive e non farmacologiche che, come nel mio caso, possono essere anche di supporto alle terapie mediche “tradizionali” eventualmente necessarie.