Ruscus aculeatus L. Liliaceae
Fioritura: febbraio-aprile
Parti raccolte: germogli primaverili e rizoma
Tempo di raccolta: primavera (germogli), settembre-ottobre (rizoma)
Bussoletta Botanica
Come riconoscerlo: Piccolo arbusto sempreverde e perenne, dotato di un folto apparato radicale sotterraneo da cui spuntano, a primavera, i nuovi getti che, nelle primissime fasi di sviluppo, assomigliano ai “turioni” degli asparagi selvatici. Sviluppandosi, il turione cresce fino a 70-80 centimetri e si ramifica copiosamente e dà origine ad un fusto eretto, rigido, a base fortemente lignificata, che sviluppa dei rami appiattiti e dilatati che assumono l’aspetto del tutto simile a foglie appuntite. Tali però non sono, tanto che al centro di queste strutture, chiamate cladodi, si trova una piccola fogliolina a forma di squama e un minuscolo fiore dioico, cioè o maschile o femminile e solo da questi ultimi si svilupperanno le bacche globose di un bel color rosso che per natale ornano tovaglie e bigliettini augurali.
Dove osservarlo: Comune nelle siepi, nei cespuglietti, nelle radure ombrose con preferenza sul terreno calcareo e in terreni poveri. Conferisce alla vegetazione una nota di “mediterraneità ”.
Frammenti di etnobotanica
Usi alimentari: i giovani germogli, raccolti in primavera, venivano sbollentati e mangiati dopo essere stati conditi con olio, sale, pepe e aceto.
Usi artigianali: con i fusti si confezionavano delle scope rustiche adoperate, tra l’altro, per rimuovere la caligine dai camini.
Usi domestici: i giovani germogli erano conservati sotto olio o in acqua salata e aceto, dopo essere stati sbollentati; con le piante adulte si difendevano le derrate alimentari (lardo, salami, prosciutti, frumento), i bachi da seta e i pollai dai topi, donnole, martore, faine.
Usi liquoristici: con i giovani germogli, macerati in grappa addolcita con miele, si otteneva un liquore diuretico, digestivo e dal sapore amarognolo.
Usi magici: le fronde, appese all’interno della porta della stalla, preservavano dal malocchio gli animali.
Usi medicinali: il decotto dei giovani germogli veniva assunto oralmente in caso di infiammazione dell’apparato urinario, per curare la gotta ed i reumatismi, per alleviare il gonfiore dei piedi e delle caviglie; il decotto della radice in caso di calcoli renali.
Usi ornamentali: veniva raccolto a scopi ornamentali e augurali per il nuovo anno.
Ricetta orale
Grappa al pungitopo: 7-8 germogli freschi di pungitopo, una paio di cucchiai di miele, 1 litro di grappa secca.
Fare macerare i germogli di pungitopo e il miele per tre o quattro settimane in un litro di grappa, chiusa ermeticamente in una bottiglia di vetro, agitando di tanto in tanto. Filtrare, lasciare riposare per una settimana. (Montericco, aprile 1962, Carlo, anni 73, contadino-guaritore)
Ricetta Storica
“Vengono mangiati crudi col sale e col pepe, ma cotti e acconci come de lupuli, a me piacciono molto di più. Altri di loro pigliano i più grossi, e prima d’olio gli ungono bene, e poi, avendovi sparso alquanto sale e pepe, sopra un tagliero gli rivolgono per quel sale impaperato, e così acconci sopra la graticola ad arrostir gli mettono, et è un delicato mangiare, non facendo male a parte veruna del corpo umano, e sopra il tutto è ottimo per coloro che pena orinano, perch’è aperitivo molto.”
(Giacomo Castelvetro, in “Brieve racconto di tutte l’erbe e di tutti i frutti che crudi o cotti in Italia si mangiano”, 1614)
Bella ed interessante rubrica !
GRAZIE Cristina 🙂