Gli animali nella vita dell’uomo rappresentano le emozioni.
Non a caso si sente spesso dire in loro riferimento che “gli manca solo la parola”.
Con questo si intende dire che fra l’uomo e l’animale esiste una naturale, invisibile ma percettibile comunicazione che dalla maggior parte degli esseri umani è sentita in modo del tutto involontario ed intuitivo. Dunque, se non attraverso le parole, in che modo comunicano con noi?
Gli animali ci parlano, interagiscono con noi attraverso lo scambio reciproco di emozioni.
Possiamo dire che tengono vigile e vivo in noi quell’ancestrale istinto che oltrepassa il raziocinio da cui spesso ed inconsapevolmente siamo, per così dire, dominati.
Se, ai giorni nostri, riuscissimo ancora a far vivere ai nostri bambini, fin da subito, una vita quanto più possibile naturale, come un tempo, fra mucche, galline, asini, cavalli e via dicendo, potremmo osservare che spontaneamente a loro si relazionerebbero, li accudirebbero, ci parlerebbero tranquillamente come fossero uno di loro, anch’essi bambini, anch’essi esseri umani, esseri viventi con lo stesso cuore e la stessa capacità di comprendersi e amarsi.
Questo accade certamente ancora oggi ma in percentuale, ahimé, molto minore a causa dello stile di vita povero, freddo e selettivo che sono costretti a subire dalla struttura sociale che, negli ultimi anni, sta prendendo (apparentemente) sempre più piede.
Ci basti pensare, per esempio, come cani e gatti siano considerati amici dell’uomo, talvolta anche di più a tal punto da sentire dire frasi come “preferisco i cani agli uomini”, mentre altre specie di animali come cavalli, mucche e maiali siano considerati meramente carni da macello.
Una sorta di razzismo (= dal dizionario: qualsiasi discriminazione esacerbata a danno di individui e categorie) nel mondo animale che viene assimilato dai più piccoli come informazione normale e comune. Non più quindi l’amore incondizionato e libero verso tutti gli animali ma solo verso alcuni di essi.
Diciamo dunque ‘costretti a subire’ perché i bambini, pur essendo naturalmente liberi ed istintivi, hanno bisogno, come piccoli cuccioli, d’essere accuditi, allevati, cresciuti, educati alla sopravvivenza, alla vita dai genitori, più in generale ancora, dalla società (= dal branco) e prendono perciò per vero, per salvifico ciò che a loro viene insegnato ma anche ciò che loro, nell’osservazione di gesti, comportamenti, abitudini apprendono istintivamente.
Pur tuttavia, se potessimo prendere anche il bambino a cui maggiormente è stata strappata la naturalezza in favore dell’efficienza, dello scopo, della comodità, dell’evoluzione, dell’igiene ecc… e potessimo lasciarlo qualche giorno libero di sperimentare spazi verdi aperti, il fango sulla pelle, il sole negli occhi, il latte munto dalla vacca, il pelo dell’agnello, la delicatezza del pulcino, l’allegria del cane, la furbizia del topo, la destrezza della lepre, la volontà del mulo, non avrebbe alcun problema ad adattarvisi in fretta, ed anzi a tal punto da amare quei giorni perché quelli sono la sua vera Casa: il sentire, il contatto fisico, lo scambio emotivo che ne segue sono la sua naturalezza e, di conseguenza anche la naturalezza dell’adulto.
Per i bambini è più facile, in un certo senso, riconoscere questa loro reale origine, questa loro provenienza in quanto non hanno ancora sviluppato tutta quella serie di difese più o meno consapevoli che ogni essere adulto porta con sé e dentro di sé.
Parliamo chiaramente di difese che sono figlie di cicatrici e sofferenze quindi, ancora una volta, non si tratta di colpevolizzare, giudicare l’adulto, bensì si vorrebbe portare a galla quella che è la vita naturale, sensibile, sensitiva, amorevole che scorre in ognuno.
Nessuna donna e nessun uomo nasce cattivo, indurito, vigliacco, timido, violento, ladro. Tutte le donne e tutti gli uomini portano vive dentro di sé, dentro le loro cellule storie, informazioni del loro vissuto (già dal grembo materno e prima di esso) che, se si potessero codificare una ad una ci spiegherebbero perché sono diventati ciò che sono.
Se ognuno di noi, con viva e docile umiltà, per amor di se stesso, prima ancora che per amor dell’altro, si guardasse dentro potrebbe vedere che non è perfetto nemmeno lui, che le sue emozioni, i suoi istinti (diversi dagli intuiti!), i suoi pensieri non sono sempre perfetti o sempre benevoli, dunque perché sentirsi in diritto di giudicare chi nella vita, nonostante il proprio peggio, cerca di fare del proprio meglio? Per quanto obiettivamente ‘sbagliata’ possa essere un’azione, rimane da chiedersi “perché l’ha fatto?”, perché è stata compiuta quindi.
Ecco, il passo successivo non si svela nel trovare questo genere di risposta, quanto piuttosto di rivolgerla a se stessi nelle proprie azioni, scelte e pensieri, rivolgere la domanda “Perché?” relativamente alle proprie personali emozioni.
Tornando agli effetti che gli animali hanno su di noi, possiamo dire che l’Anima-le ogni giorno, attraverso se stesso, ci tiene vivo il cuore, l’amore: anche nelle situazioni in cui si può vedere l’oscurità più densa, se ci mettessimo seduti in silenzio, ad occhi chiusi e pensassimo, osservassimo, ascoltassimo il cinguettio dell’usignolo, il salto del delfino, le fusa del gatto, un sorriso disegnerebbe spontaneamente la cornice dei nostri volti.
Se ciò non avviene è solamente perché la nostra mente, i nostri pensieri sono lasciati a briglia sciolta, macinano continuamente come il macina caffè nell’ora delle colazioni: questo pensare continuo impedisce di sentire, rinchiudendo il cuore in una sorta d’incantesimo.
Gli animali da sempre accompagnano l’essere umano e da sempre l’uomo li ha onorati tramite l’arte che è espressione di quel che si porta dentro, cioè emozioni, ancora una volta.
Con la scultura, la pittura, nella mitologia, nella storia, nello sport, nello yoga, nella terapia, nella mitologia, nei sogni… dove c’è l’uomo, c’è l’animale.
La prima parola, la prima caratteristica, la prima emozione che possiamo associare all’animale è senza dubbio quella caratteristica che naturalmente appartiene a ciascuno di loro e a ciascuno di noi, in quanto mammiferi, in quanto animali evoluti, e come loro, con loro, abitanti su questo verde pianeta terra.
Tale caratteristica primitiva, originaria come lo è la vita, si chiama libertà!