La Mente Blu: vedere e udire il mare influisce sul nostro inconscio

Da anni il tema dell’importanza del contatto con la natura per il benessere psico-fisico dell’uomo è stato fatto oggetti di numerosi studi scientifici: ormai la bibliografia è davvero vasta e dimostra come la presenza della natura nella vita delle persone sia in grado di influire sulla qualità della vita stessa in modo significativamente positivo.

Ad essere studiato è soprattutto l’effetto del contatto con gli ambienti verdi, sia boschivi che agricoli e urbani, dall’ormai famoso ‘bagno di foresta’ agli ‘Healing garden’ giardini che curano, all’orticoltura terapeutica.

Molto meno sudiato ma certo non meno importante è l’ambiente acquatico, marino, fluviale o lacustre che sia, e il suo impatto sulla salute psico-fisica.

Tuttavia, anche se in misura minore, sono stati fatti studi per conoscere quale siano i benefici di vivere in un luogo prossimo all’acqua e quali i vantaggi di entrare in contatto con l’acqua in generale, osservando il suo moto, ascoltandone il suono o immergendosi in essa.

L’acqua è l’elemento più strettamente collegato alla vita stessa, che senza di essa non è possibile.

Proprio per questo fin dall’antichità molti dei miti relativi alla creazione partono proprio da uno stato iniziale pre-creazione in cui vi era solo l’acqua.

Per esempio per gli Ebrei il mondo ebbe origine quando Dio separò le acque inferiori da quelle superiori, mentre prima lo spirito di Dio aleggiava sopra le acque.
Nella Genesi Dio dà origine al mondo partendo dalle acque e creando il firmamento che le divide in superiori e inferiori, da queste ultime ha origine la terra.
Gli Egiziani veneravano il Nilo, fonte della fertilità della terra e quindi della vita stessa, ritenendolo la sorgente del mondo.

Inoltre l’acqua è simbolo universale di purificazione, si pensi anche al battesimo cristiano che introduce a una nuova vita cancellando il peccato (l’acqua infatti per lo più scorre, e ‘porta via’).

L’acqua è il nostro primo elemento, la nostra vita inizia nel liquido amniotico e per i mesi della gestazione fluttiamo immersi in esso.

Gli psicologi hanno visto questo periodo come una condizione di cui l’uomo avrebbe una inconscia nostalgia per tutta la vita, un periodo nel quale eravamo nutriti, protetti, circondati da acque tiepide e non avevamo quindi alcuna frustrazione dei bisogni. Una dimensione di piacevolezza e completezza, accompagnata dal suono del batto cardiaco di nostra madre che percepivamo attraverso l’acqua.

Questa esperienza è nell’inconscio di ognuno di noi, insieme all’esperienza traumatica del parto che a forza di spinte ci spinge fuori da quel paradiso, a contatto con l’aria e con i suoni che adesso arrivano attraverso di essa, non più ovattati ma magari forti, metallici ecc.

Otto Rank scrisse il libro ‘Il trauma della nascita’ a riguardo, facendo l’ipotesi che questo passaggio piuttosto violento sia all’origine di tutte le ansie che sperimenteremo in futuro.

In accordo con questa visione furono proposte pratiche per attutire l’impatto traumatico, avendo cura di far nascere i bambini in ambienti tranquilli, con luce soffusa, suoni ovattati e maneggiandoli con delicatezza. Ma soprattutto si sperimentò il parto in acqua, cosicchè il piccolo si trovasse fuori dall’utero ma ancora immerso in tiepide acque, facendo l’ingresso nella nuova dimensione in modo dolce e continuo.

L’acqua esercita su di noi un fascino ancestrale: è stato dimostrato da alcuni studi che le persone giudicano più gradevoli i paesaggi che oltre al verde contegono anche un corso d’acqua e se devono fare una scelta fra varie immagini optano per questa combinazione di verde e blu.

La vista dell’acqua è piacevole, e senza che ne siamo consapevoli produce un senso di benessere profondo.


Su questi temi recentemente (2019) è uscito un libro da titolo : ‘Blue Mind: la scienza sorprendente che mostra come stare vicino, sopra, dentro o sotto l’acqua possa renderti più felice, più sano, più connesso e migliore in ciò che fai” .
L’autore, Wallace J. Nichols, raccoglie oltre dieci anni di ricerca scientifica che dimostrano come la vicinanza all’acqua stimoli il nostro cervello al rilascio di sostanze chimiche collegate alla felicità, come dopamina, serotonina e ossitocina.

Tramite risonanza magnetica funzionale, gli scienziati hanno notato che guardare immagini di natura fa attivare le parti del nostro cervello associate “a un atteggiamento positivo, alla stabilità emotiva e al recupero di ricordi felici”, e ad avere un effetto più potente sono proprio le immagini marittime, il cui effetto è maggiore rispetto a quello prodotto da immagini ‘verdi’.

È stato provato inoltre che anche osservare un piccolo ambiente acquatico come un acquario stimola uno stato di tranquilità e di calma mentale.

Il ruminio della mente, carico di preoccupazioni, quella che Wallace chiama ‘Red Mind’, mente rossa, cala naturalmente quando percepiamo un ambiente acquatico.

I ricercatori delle università di Plymouth e di Exeter hanno collaborato con il National Marine Aquarium per monitorare i cambiamenti dello stato fisico e mentale dopo un po’ di tempo trascorso a fissare un acquario. Ebbene, i partecipanti hanno sperimentato una riduzione della pressione e del battito cardiaco; curiosamente, gli effetti erano maggiori quanto più numerosi erano i pesci presenti.

Si potrebbe pensare che vedere animali girare in uno spazio ristretto, quando dovrebbero essere liberi in mare, potrebbe suscitare emozioni come dispiacere o rabbia, soprattutto in chi ha una certa sensibilità empatica verso gli animali. In questo caso l’effetto calmante ci sarebbe comunque? Forse a livello inconscio in ogni caso osservare forme di vita muoversi in acqua produce una reazione postiva, al di là, o meglio, al di qua, di valutazioni cognitive (quell’acqua è una vasca e non il mare). Sarebbe interessante approfondire.

Peraltro, è stato studiato anche l’effetto del rumore del mare, il ritmico infrangersi delle onde sulla battigia e lo sciabordio tipico attorno agli scogli. Si tratta di un ‘rumore bianco’, cioè una composizione di numerose frequenze mescolate in modo equilibrato e armonioso senza che nessuna di esse domini sulle altre; ascoltare questo suono favorisce uno stato di calma mentale e di rilassamento, ed è stato osservato anche un effetto benefico sulla qualità del sonno, più profondo e ristoratore; qualche volta può addirittura migliorare problemi prolungati di insonnia.

Insomma, abitare in prossimità del mare e poter passeggiare o meditare sulla spiaggia quando lo si vuole, o vedere l’immensità blu dalla finestra di casa è un buon aiuto per il benessere psico-fisico, purtroppo alla portata solo di chi vive in zone costiere.

Tuttavia i benefici possono essere sperimentati anche se in misura ridotta, per esempio arricchendo la casa con un acquario, mettendo sui muri foto di ambienti naturali con acqua, o proprio ambienti marini.

L’effetto sarà minimo ma non assente, così come ascoltare il rumore del mare riprodotto sui numerosi file audio disponibili sul web.

La vista del blu e l’ascolto del rumore bianco risuonano nel nostro inconscio come l’ambiente di ‘casa’, la dimensione da cui ha inizio l’avventura della vita del pianeta e di ognuno di noi.


2 comments on “La Mente Blu: vedere e udire il mare influisce sul nostro inconscio

  1. Janice Peavey on

    Cerco un libro da Dr, Wallace J Nichols: Blue Mind (Il Mente Blu)

    The Surprising Science That Shows How Being Near, In, On, or Under Water Can Make You Happier, Healthier, More Connected, and Better at What You Do

    La sorprendente scienza che mostra come stare vicino, dentro, sopra o sott’acqua può renderti più felice, più sano, più connesso e migliore in quello che fai

    Esiste in italiano?

    Rispondi

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