I vaccini ci hanno salvati da epidemie devastanti

Nessuno pare prendersi la briga di controllare se l’assunto del titolo risponda a verità. La frase o, per lo meno, il concetto, è correntemente accettato anche dai cosiddetti “antivaccinisti” che iniziano spesso i loro discorsi con l’inchino. Nessuno, però, pare prendersi la briga di controllare se, fatti alla mano, l’assunto risponda a verità.

Chi lo facesse e andasse a leggersi i numeri che riguardano la mortalità delle malattie infettive più comuni che dall’inizio del secolo scorso vengono registrati ufficialmente almeno in USA e in Gran Bretagna, si troverebbe davanti un’oggettività imbarazzante. Stando ai numeri, i vaccini non hanno salvato una sola vita e, nella migliore delle ipotesi, sono stati perfettamente indifferenti. Chi, poi, andasse a leggersi la storia della Medicina trattata freddamente, cioè senza il supporto di qualche casa farmaceutica che facilita la pubblicazione del libro come oggi è prassi, scoprirebbe che i vaccini di guai ne hanno fatti non pochi, a partire dalle epidemie di vaiolo che quei farmaci indussero nell’Ottocento tanto da scatenare rivolte popolari contro chi, vedi come la storia si ripete, voleva imporre quella pratica.

Era impossibile non accorgersi, magari senza fare troppa pubblicità e, anzi, tacendo del tutto, che i vaccini così com’erano un tempo erano poco o per nulla efficaci e, allora, ecco che le industrie farmaceutiche cominciarono a modificare le formule dei loro prodotti, introducendo di volta in volta qualche ingrediente o modificando qualche passaggio di fabbricazione. Il risultato è stato quello di ottenere cocktail devastanti e, tra gli altri effetti, di mantenere in vita malattie ormai in via di sparizione (per esempio la poliomielite) o di modificare il patogeno fino a farlo diventare una malattia nuova (per esempio il morbillo).

Ma, forse a sorpresa per qualcuno, medici in primis che sono non proprio di rado molto più disinformati dei loro clienti, i vaccini di oggi vanno ad interferire pure con la religione.
Anzi: le religioni.

Diversi prodotti si servono di tessuti di maiale: reni e pelle soprattutto, una pelle che, tra l’altro, è piena di glifosato, un erbicida non selettivo che ha pure un effetto chelante attraverso cui diversi inquinanti contenuti nei vaccini raggiungono il cervello (me l’ha detto Stephanie Seneff, scienziata di fama mondiale del Massachusetts Institute of Technology). Credo sia noto a tutti e, specialmente, ai fedeli, che l’Islam fa divieto di usare carne di maiale definita “haram” dalla Sura 5 Al Ma’ida. Iran, Qatar e Arabia Saudita vietano addirittura l’importazione di prodotti contenenti maiale, e questo che si sia musulmani o di qualunque altra convinzione. E i vaccini, allora? Ma anche gli ebrei vietano il maiale definito non “kasher” (Levitico 11:3-8). E i vaccini? Poi ci sono varie altre religioni specie del Medio Oriente che pure proibiscono il maiale. A me viene naturale chiedermi come mai anche gli osservanti più attenti e integralisti di quelle religioni fingano di ignorare che, vaccinandosi, commettono un peccato. O, magari, si è pensato prudente tenerli all’oscuro.

E i cristiani? I cristiani, se si eccettua qualche setta molto minoritaria, della carne di maiale hanno fatto una vera e propria arte e, dunque, nessun problema ad iniettare nell’organismo qualcosa che con i suini abbia a che fare. Ma i cristiani, e forse non solo loro, covano forti obiezioni nei riguardi dell’aborto. Non quello che si verifica naturalmente in condizioni patologiche, ma quello provocato perché, per qualunque ragione, si rifiuta la maternità. Ebbene, esistono almeno 10 vaccini che vengono prodotti usando feti umani abortiti. È ovvio che non si deve trattare di feti malati e, dunque, si dovranno usare feti di bambini che sarebbero nati sani.
A margine, e senza che ci si possa sorprendere, aggiungo che su quei bambini mai nati del tutto, prospera un fiorente commercio che pare non essere proprio completamente legale, denunciato il 13 dicembre 2016 da Charles E. Grassley, presidente del Senate Committee of the Judiciary, della cui lettera su carta intestata del Senato USA indirizzata anche all’FBI io ho copia.

Ora mi pare interessante rifarmi ad un documento statunitense ufficiale dello stato federale della Virginia datato 18 marzo 2017. In questo sono riportate quattro audizioni, tre delle quali del dott. Alvin Moss, ricercatore capo dei CDC (Centers for Disease Control and Prevention) e uno della dott.ssa Suzanne Humphries, internista e nefrologa ospedaliera.

Parto da quest’ultima e la cito, seppure in traduzione, verbatim: “Ho condannato i miei pazienti a vaccinarsi fino a che non ho scoperto la verità. Ho assistito a decine e decine di casi di miei pazienti ammalatisi gravemente a 24 ore dalla vaccinazione senza nessun’altra causa possibile evidente”.
E, più avanti: “Ho toccato con mano l’impenetrabilità delle informazioni reali sugli eccipienti dei vaccini”.

Alvin Moss, invece, tratta del problema dei feti abortiti partendo da “Ho con me un rapporto interno del CDC che evidenzia in giallo tutti i vaccini di largo impiego che usano cellule estratte da feti abortiti (…). In tutto sono 10 vaccini normalmente in commercio”. E dopo qualche frase, parlando degli antiabortisti, dice: “Sappiano che nei vaccini che sono loro praticati sono presenti cellule di aborti di piccoli umani”. Tralascio il passaggio in cui sottolinea l’ignoranza di molti suoi colleghi medici che non hanno idea di come sia fatto un vaccino e che cosa ci sia davvero dentro.
Del resto, noi italiani non siamo da meno. Interessante è, poco più avanti, la frase: “Conosco molto bene che cosa provochino il mercurio, l’alluminio, il polisorbato, la formaldeide, le cellule del rene di maiale e le cellule di feti umani nei vaccini”. Poi la deposizione continua parlando delle vaccinazioni antinfluenzali che in USA sono forzate quando si entra come pazienti in un ospedale e del collegamento tra vaccini e autismo. La domanda posta è: “Lei è a conoscenza di studi validati che pongano in correlazione con i vaccini i casi di autismo con quadro tipico manifestato subito dopo le vaccinazioni pediatriche?”. E la risposta è: “La mia risposta è sì. Conosco almeno un centinaio di questi studi validati”. Poi, riassumendo un discorso più lungo, Moss afferma che quegli studi attestano una correlazione certa tra vaccini e autismo, aggiungendo che, se il Congresso USA istituisse una commissione ad hoc, entro un mese ci sarebbe l’evidenza incontestabile della correlazione.

Va da sé che nulla di tutto questo viene riportato dai mezzi che, chissà perché, ci ostiniamo a chiamare “d’informazione” né se ne occupa quella che chiamiamo politica né, fuori di ogni considerazione etica, se ne occupano i medici che, molto probabilmente, vivono del tutto all’oscuro di ogni cosa, trasformati come sono in automi decerebrati utili solo per eseguire ordini. E per chi si pone domande c’è la sanzione che può significare non lavorare più.

E le autorità religiose? Chissà perché, qui le tre grandi religioni monoteiste sono in perfetto accordo: silenzio.


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