In questo numero si parla di:
Parole, Sicilia, Peperone, Biologico, Wells, Rinaturalizzazione, Noce, Dentosofia, Hericium erinaceus, Loacker, Radicchi, Luce, Mais, Pietra pomice,  OGM, Attività culturali, Bacheca, L’agenda di settembre, Parole per riflettere, Aforismi.

Gli inserti di «Biolcalenda»:
efferveScienza Salute e Alimentazione: Il ruolo della luce nell’alchimia della vita
L’agenda di settembre: Eventi in Veneto e nel resto d’Italia

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L’Aria 10

L’Aria e i colori

Riassumendo quanto detto nel capitolo precedente possiamo dire che nell’elemento Aria si manifestano l’”etere di luce” e la “forza fisica tenebra addensante”.
L’etere di luce è il portatore della luce che si rende manifesta in presenza di una sorgente luminosa. La luce si posa sugli oggetti del mondo fisico e li rende visibili. La luce, al suo apparire, crea lo spazio. La fiamma della candela o altra fonte luminosa delimita uno spazio entro il quale vengono percepiti gli oggetti.

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L’Aria 09

Etere e forza fisica dell’elemento aria

Secondo Aristotele tutto ciò che esiste in natura si può ricondurre a quattro elementi: Fuoco, Aria, Acqua, Terra. Di questi il Fuoco è il padre e gli altri ne derivano per successive condensazioni.
Gli elementi sono gli ambiti in cui si possono manifestare certe forze che sono fra loro contrapposte e che si definiscono come Eteri e Forze fisiche.

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Il Fuoco 01

I rituali del fuoco

Marzo è il mese che inaugura l’arrivo della Primavera: al 21 del mese, infatti, cade l’equinozio primaverile. Anticamente in questo periodo si usava propiziare l’inizio della nuova stagione con i riti del fuoco. A Roma, nel tempio di Vesta, il fuoco perenne, che veniva accudito dalle vergini Vestali, veniva spento e poi riacceso per simboleggiare la fine di un ciclo e l’inizio di uno nuovo. Questo rito era comune a molti popoli di stirpe indoeuropea come gli Indiani e i Persiani e rifletteva una concezione arcaica del fuoco come simbolo dell’energia divina che mediante una scintilla ha il potere di suscitare la vita nel mondo.

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Luce

Più che luce
ora è il canto
che di essa mi rimane:
alba lieve quando s’apre
la città dei senza sogno
od il breve mezzogiorno liberato dall’incanto
(più nessuno ormai conosce
quanta luce nelle mani
che s’intrecciano per strada).
Ora è l’ombra che spaventa
quando a leggere la riga
perso come in mezzo al mare
sembra il mondo diventare –
Fino a quando -quasi incanto-
l’esercizio di fissare
nuove cose mi fa fare:
scorgo nuvole di sole,

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