La dimensione erotica è spesso associata al cibo. Lo leggiamo in questo brano, tratto dal giovane Rimbaud, poeta maudit, figlio di una Europa che non si accontenta piĂą del perbenismo falso di fine ottocento e cerca una riscossa con un rigurgito di vita: i lamponi e le fragole vengono associati ai dolci frutti dell’amore.
Lampi e lamponi
“… Ridendo a me, brutale
D’ebbrezza, – così
Ti prenderei, – che bella treccia,
Oh! e berrei
Il tuo sapore, lamponi e fragole,
Oh carni in fiore!
Ridendo al vento che vuol baciarti
Ladro, vivace,
Alla rosa di macchia impigliata
A te, amabilmente:
Ridendo soprattutto, pazza, al tuo
Amante!…”
Tratto da “Le repliche di Nina” di Arthur Rimbaud
Ma perché proprio i lamponi?
Talvolta si attribuiscono ad alcuni alimenti proprietĂ afrodisiache, sovrapponendo in qualche modo i mondi della riproduzione e dell’alimentazione sulla piattaforma comune del piacere fisico. Funzioni fisiche basilari come il sesso e l’alimentazione sono associate a una forma di piacere che ha a che vedere con l’esaudimento di un desiderio.
Se facciamo un percorso a ritroso e ci tuffiamo nel mito, scopriamo che Eros, Desiderio, secondo la mitologia greca (in una delle sue versioni) è figlio di Ares e Afrodite
Nato quindi da Guerra e Bellezza, figlio di genitori che non stanno certo a guardare, Eros è un dio che muove il mondo! Un dio che scalda il sangue nelle vene, che spinge l’umanitĂ all’azione.
Come agisce Eros?
Con la bellezza e con la “guerra”, intesa come la ricerca di una mancanza, quella parte di sĂ© “che non ha pace” e cerca un compimento al di fuori di quel che già è in sĂ©.
Possiamo forse pensare che il lampone si esprima con queste due qualitĂ “Bellezza e guerra”?
Ogni ingrediente di cui ci nutriamo ha una sua precisa anima, una rete di forze che lo sostiene, un’essenza che va colta.
Non mi riferisco ai “nutrienti”, i mattoni del cibo secondo la scienza nutrizionale moderna: carboidrati, proteine, lipidi. E’ indubbio che la materia sia costituita da specifiche componenti, analizzabili con strumenti scientifici.
Quello però a cui vorrei rivolgermi è il mondo vibrazionale da cui essa si genera, il luogo dell’intuizione e della poesia, quello da cui scaturiscono le forze che formano la materia percepibile ai sensi.
Proverò a farlo con il linguaggio della poesia e dell’intuizione, che si avvicina a quello della conoscenza soprasensibile e che, in modo piĂą o meno consapevole, ci porta dritti nel cuore vivente delle cose.
In questo caso, del cibo di cui ci nutriamo.
Il lampone innanzitutto è un frutto, l’apice del ciclo di vita stagionale della pianta. Si offre, generosamente: la sua abbondanza non potrebbe leggersi in una foglia o in una radice!
Il frutto del lampone è poi come una piccola esplosione, un Big Bang in miniatura. Ha una forza che va dall’interno verso l’esterno. Non si trattiene, ma si dona: piĂą che non potrebbe dirsi, ad esempio, di una pesca o un limone.
E’ rosso vermiglio. Anche la natura ha i suoi motivi e il colore richiama il senso della passione, è quello del sangue che “bolle” nelle vene, attira forze di attenzione, come lo sventolare di un telo rosso a un toro. Il lampone, della famiglia delle Rosacee, è ricco di vita che vuole esprimersi. Vuole “uscire da sĂ©”. Ma lo fa nell’effimero, nella fragilitĂ . La pianta vive una sola stagione ed il suo frutto è fragile, delicato: dopo un solo giorno di maturitĂ cede alla terra, appoggiandosi delicatamente dal suo picciolo, con una decadenza lasciva, quasi fosse una bellezza del cinema muto.
Non potrebbe associarsi ad altro il lampone, con queste sue caratteristiche sottili, se non alla dimensione del desiderio nelle sue varie sfaccettature: un “lampo di passione”, nell’atmosfera calda dell’Estate!
Le ricette