I costi reali del ciclo produttivo della carne. Alimentare un sistema industrializzato che fa uso di animali vivi, trattati come macchine, compromette gravemente il benessere animale e causa seri rischi per la salute umana.
Al giorno d’oggi, comprare carne e derivati animali, in un qualunque supermercato, costa, apparentemente, molto poco. La stessa cosa non vale per frutta e verdura, che paghiamo molto di più. Stando così le cose, carne e derivati animali si possono ancora definire cibo per ricchi? Come mai li troviamo così a buon mercato? Sembra un paradosso, ma il vero cibo per ricchi, oggi, è rappresentato da frutta e verdura, per non parlare poi di cibi biologici, sicuramente più sani, ma che, all’atto dell’acquisto, ci sembra di pagare anche troppo. Se si va a fondo della questione, andando a verificare quello che è il ciclo produttivo della carne e quindi i costi reali che comporta, ci rendiamo conto che, in termini etici, ambientali ed economici, in realtà i costi sono elevatissimi e tali costi sono a carico della collettività , mentre i profitti vanno a pochissime aziende multinazionali che detengono, in maniera inquietante, la produzione mondiale dell’agro-alimentare. Secondo le regole sancite dalla Politica Agricola Comunitaria Europea, il 74% di finanziamenti pubblici va a sostegno delle grandi aziende, in altre parole al sistema produttivo industriale, lasciando i miseri avanzi da spartire ai piccoli produttori (specie oramai in via di estinzione!) e alle produzioni biologiche. Il sistema industriale viene così ad essere premiato. La cosa sconcertante è che siamo proprio noi cittadini ad essere i sostenitori, più o meno inconsapevoli, di questo sistema perverso di incentivi, una vera idrovora che sottrae, direttamente dalle nostre tasche, denaro pubblico per foraggiare la grande industria. I costi indiretti, debitamente occultati, legati al prodotto carne, riversati interamente a carico della collettività , lo rendono sicuramente il prodotto agro-alimentare più caro sul mercato globale. Il ciclo produttivo della carne comporta:
– Occupazione di suolo per l’allevamento e per la produzione di mangimi, quindi deforestazione e/o mancata forestazione. L’allevamento animale e le coltivazioni per la produzione di mangimi utilizza il 70% delle terre agricole e 1/3 delle terre emerse del pianeta! Incredibile, ma vero, un hamburger equivale a 5 metri quadri di foresta amazzonica! La produzione di mangimi comporta una industrializzazione di monocolture e quindi un uso indiscriminato di pesticidi e fertilizzanti, con un impoverimento del suolo che diventa sempre più arido e privo di vita, quindi desertificazione.
– Trasporto di mangimi, anche questi per la maggior parte importati da paesi terzi. L’Europa importa l’80% di cereali da paesi terzi e, pur essendo autosufficiente nella produzione per il fabbisogno umano, importa cereali da dirottare negli allevamenti industriali. Anche l’importazione di cereali, destinati agli allevamenti intensivi, è agevolata dalla mancata applicazione di tariffe doganali.
– L’allevamento di animali, come già detto, va a favore del sistema industriale, di gran lunga più inquinante, rischioso per la salute pubblica, spietato e disumano, ma più incentivato da sussidi.
– Il trasporto di animali vivi, senza dubbio più crudele e più pericoloso per i rischi sanitari, anche questo, inspiegabilmente, incentivato da sussidi e sovvenzioni pubbliche. Animali nati in un paese dell’Unione Europea vengono trasportati vivi per diversi giorni e migliaia di chilometri in un’altra zona o in un altro Stato per l’allevamento o per l’ingrasso e poi successivamente in un altro territorio per la macellazione. Ogni giorno nella UE vengono trasportati 50.000 animali vivi quindi 18.250.000 all’anno. Si incentiva, sempre con soldi pubblici, importazione di mangimi e trasporto di animali vivi da Cina, Brasile, Argentina, Sud Africa, Hong-Kong. L’Italia è uno dei principali importatori di carne di bovino fresca e surgelata da paesi quali Francia, Germania, Polonia e Argentina. Nonostante l’indice di autosufficienza UE sia del 105%, si importano animali vivi da paesi terzi!
– Uccisione e macellazione degli animali, momento ad altissimo rischio di diffusione di pericolosi agenti patogeni, soprattutto durante le fasi di eviscerazione delle carcasse, e di spiumaggio dei volatili.
– Imballaggio della carne e dei derivati. Trasporto della carne e distribuzione delle merci. Questo sistema così concepito, ha dei costi notevoli, in gran parte a carico della collettività . Ecco spiegato il motivo del prezzo così esiguo della carne al supermercato. In effetti è come se la pagassimo per la terza, quarta, quinta volta! E beffa delle beffe, la paga anche chi non si nutre né di carne né di derivati animali!
Nonostante l’insostenibilità economica, sanitaria, ambientale ed etica, il ciclo di produzione della carne sta diventando sempre più efficiente, industrializzato, incentivato e purtroppo destinato a crescere. I finanziamenti pubblici diretti inducono una crescita artificiale del prodotto carne che, pur non rispecchiando la reale domanda dei consumatori, si auto mantiene e non è destinata minimamente ad essere messa in discussione. Nell’ultimo trentennio l’allevamento di polli è cresciuto di 6 volte; i suini sono triplicati e i bovini raddoppiati. Secondo la FAO ogni anno sono allevati e uccisi per il consumo umano oltre 56 miliardi di animali terrestri (i pesci? Incalcolabile!). Le previsioni per il futuro non sono di certo rassicuranti, infatti nel 2050, quando la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi, la produzione di carne passerà dagli attuali 228 milioni di tonnellate a 463 milioni e quella di latte da 580 a 1043 milioni di tonnellate all’anno! Alimentare un sistema industrializzato che fa uso di animali vivi, trattati come macchine, non può non avere delle conseguenze, oltre che sul benessere (!) animale, anche in termini di rischi per la salute umana. L’allevamento industriale è a rischio costante di epidemie con costi economici e di abbattimento animale sempre a carico della collettività . In Italia fra il 2001 e il 2007 i costi per BSE, SARS e Aviaria sono stati di 550 milioni di euro di cui 443 milioni solo per la BSE e 233 milioni per la distruzione delle carcasse dei bovini abbattuti. Alla luce di queste previsioni viene da sé che l’attuale sistema industriale della produzione di carne e derivati è insostenibile! La Politica Comunitaria e le politiche mondiali dovrebbero favorire la sostituzione di proteine animali con proteine vegetali eliminando gli incentivi pubblici su tutta la filiera produttiva zootecnica. L’attuale produzione vegetale mondiale potrebbe nutrire 12 miliardi di esseri umani! Questo assurdo sistema globalizzato, che dirotta vegetali ad animali che poi diventano carne, è una delle principali cause della grande fame, che colpisce i dimenticati da Dio, sempre più in aumento. Attualmente due miliardi di persone nel mondo sono malnutrite e 1 miliardo e 20 milioni soffre la fame. Ci sarebbe cibo per tutti, ma con le nostre scelte economiche, che perpetuano politiche miopi e folli, contribuiamo alla morte e all’assassinio di altri esseri umani.
Biolcalenda gennaio 2014