Nell’anno internazionale della biodiversità si apre il cantiere del nuovo Orto Botanico di Padova. È l’Università di Padova a gestire l’evoluzione dell’orto più antico del mondo, attraverso un ampliamento dei suoi confini storici, per dotarsi di un’avveniristica struttura dove saranno ricreati gli ambienti naturali della superficie terrestre.
Elaborato dall’architetto Giorgio Strappazzon dello studio VS.associati, il progetto si inserisce nel contesto già esistente e ne rappresenta una naturale continuazione, che nell’arco di due anni porterà alla creazione di un atlante di tutta la biodiversità del pianeta.
Innovazione nella continuità : è questo il filo conduttore delle scelte progettuali. Il nuovo orto infatti, assieme a una serie di interventi di restauro già iniziati, ha il compito di integrare l’aspetto storico-culturale dell’antica istituzione a quello sperimentale-espositivo del nuovo edificio, conferendo a questo luogo una fisionomia peculiare e unica al mondo. Tre i temi centrali, partendo dalla relazione tra pianta e ambiente, il progetto attraversa il rapporto tra pianta e uomo per arrivare al futuro della botanica, ovvero la pianta nello spazio.
Fondato nel 1545 dalla Repubblica di Venezia per la coltivazione e lo studio delle piante medicinali, l’istituzione patavina è “all’origine di tutti gli altri orti botanici del mondo e rappresenta la culla della scienza, degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni tra natura e culturaâ€, motivazione che nel 1997 lo ha reso Patrimonio Mondiale dell’Umanità .
La sua antica struttura, un quadrato inscritto in un cerchio, rimanda all’ideale di un hortus conclusus, giardino segreto e fantastico, destinato ad accogliere chi è alla ricerca del rapporto tra l’individuo e l’universo.
Da questo patrimonio parte il progetto del nuovo orto per realizzare cinque serre in una galleria di vetro e acciaio – 110 metri di lunghezza per 18 di altezza e 30 di profondità – che riproducono le cinque zone climatiche (biomi) del globo.
Grandi vasche per le piante acquatiche, un modernissimo visitor center, realizzato nella parte storica dell’orto, con spazi funzionali, sezioni espositive e un nuovo sistema di percorsi dentro il tema della biodiversità . Seguendo un tracciato ideale lungo un meridiano terrestre in direzione nord-sud, il visitatore si troverà ad attraversare gli ecosistemi del nostro pianeta che si susseguono dalle regioni tropicali a quelle subartiche. L’estensione di ogni zona climatica e quindi di ogni serra corrispondente racconta come cambiano i livelli di temperatura, luce e acqua attraverso le zone bioclimatiche, fino a giungere alla piccola superficie dedicata al clima sub-artico, in cui la biodiversità raggiunge livelli minimi.
Il percorso si conclude con le nuove frontiere della scienza botanica: la pianta nello spazio. Un ambiente che si propone di illustrare come sia possibile esportare la vita oltre la superficie terrestre, ricreando le condizioni per l’innesto della fotosintesi.
I visitatori potranno immergersi in un ambiente dove sono riprodotte le diverse situazioni che gli enti aerospaziali internazionali stanno studiando, una navicella, una colonia lunare e una marziana, e verificare le condizioni di vita extraterrestre.
“Dal punto di vista compositivo, nella suddivisione degli spazi abbiamo recuperato la memoria del luogo, dimensioni e proporzioni del nuovo intervento architettonico richiamano la struttura storica e il reticolo agrario urbano di impronta rinascimentaleâ€, afferma Strappazzon. Il suo progetto infatti, vincitore nel 2005 del concorso internazionale bandito dall’Università di Padova, guarda al passato per scommettere sul futuro della botanica.
La completa riqualificazione della cinta muraria e il restauro delle serre ottocentesche si accompagnano all’ampliamento appena partito nell’area adiacente il nucleo storico, 15.000 mq acquistati inizialmente con funzione di protezione della parte antica. A fare da ponte tra passato e presente l’ultracentenaria Palma di San Pietro, conosciuta come Palma di Goethe, a cui il poeta tedesco si ispirò nella sua Teoria sulla metamorfosi delle piante. Oggi protetta da una serra ottagonale, sarà interamente rinnovata.
L’intervento propone una fusione armonica tra natura e spazio architettonico. Il percorso attraverso la biodiversità terrestre si snoda senza soluzione di continuità tra spazi aperti e chiusi, sempre filtrati da elementi trasparenti come il vetro e l’acqua, garantendo una totale immersione nella flora del pianeta attraverso gli spazi espositivi e i percorsi didattici collegati.
I progettisti hanno interpretato con grande coerenza il tema della relazione tra natura e architettura, orientando le scelte con decisione verso la sostenibilità . Impianti di climatizzazione, areazione, ventilazione, condizionamento, e irrigazione sono tutte questioni risolte scegliendo materiali e soluzioni impiantistiche e costruttive altamente innovativi. Il tetto è ricoperto in ETFE, una sorta di nylon leggero e trasparente che lascia penetrare i raggi solari, composto inoltre da cuscinetti pieni d’aria che fungono da isolante termico.
Infine è stato progettato un sistema che attraverso un pozzo estrae acqua calda di origine termale a 300 metri di profondità . Tutto questo permette di abbassare notevolmente i costi di gestione degli impianti. I lavori di costruzione, appena partiti, sono stati aggiudicati alla trevigiana Carron srl, che in poco meno di due anni dovrà consegnare la nuova opera alla città .
Questo “giardino delle zone climatiche – sviluppo sostenibile e biodiversità – si integra pienamente anche con le traiettorie che uniscono alcuni punti di riferimento della città , valorizzando la posizione strategica dell’Orto, situato a pochi passi da Prato della Valle e dalla Basilica del Santo. Nel passaggio tra l’area storica e la nuova ala i visitatori sono coinvolti da un forte impatto scenografico proposto all’accostamento tra nuove e antiche serre, dalla capacità della realizzazione architettonica di integrarsi pienamente con il luogo, offrendo anche una visione inedita sulle cupole della Basilica benedettina di Santa Giustina.
La presenza dell’Orto nel circuito turistico patavino, già forte di 80.000 visitatori l’anno, sarà certamente qualificata dalle nuove serre. Il dato europeo riporta che negli oltre 450 Orti Botanici nel territorio dell’Unione transitano più di 50 milioni di visitatori l’anno.
Tratto dalla rivista “Architetti†n.31