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Sterilizzare o no: quale scelta è giusta?

Nel dibattito stimolato dal dottor Girotto sul tema della sterilizzazione pubblichiamo questo mese la risposta di Girotto all’articolo del dottor Cattinelli e all’intervento della lettrice, comparsi nel «Biolcalenda» di febbraio 2013. Leggendo il contributo che il collega dottor Cattinelli ha avuto la cortesia di donare a tutti noi, sono stato stimolato a delle riflessioni di approfondimento sulla cruciale questione delle sterilizzazioni animali. 

Concordo pienamente con il fatto che quando decidiamo di prendere un animale con noi dovremmo primariamente riflettere su quali scelte fare in materia di comportamenti riproduttivi. Sono d’accordo inoltre che la fredda razionalità non può risolvere il problema, ma soltanto facendo appello alle nostre qualità interiori possiamo arrivare ad una decisione «giusta», ovvero di equanimità tra le esigenze del proprietario e quelle dell’animale.

In questo senso l’appello all’uso del dimenticato «buonsenso» non è ozioso. Perché con questo termine in realtà si richiamano qualità individuali, che in parte una persona ha già come dono karmico o di destino e in parte si sviluppano gradualmente nell’arco di tutta la vita, nelle quali si uniscono armoniosamente pensieri (intuizioni?), sentimenti e quindi azioni.

Un atteggiamento di buonsenso, in materia di sterilizzazioni animali, significa semplicemente che non ci può essere nulla di preordinato e fissato a priori, ma che si deve valutare caso per caso. Il punto corretto da cui partire però dovrebbe essere una consapevolezza e una sensibilità di profondo rispetto (oltreché di amorevolezza) nei confronti della vita stessa del mondo animale senza ipocrisie.

In altre parole molte persone decidono di volere un animale domestico dando per scontato l’eliminazione della possibilità riproduttiva già in partenza, per evitare ogni complicazione possibile nella propria vita. Detto per inciso si comprende anche molto bene perché l’alimentazione industriale abbia avuto un così largo successo in questi ultimi anni! Quello che a volte manca è una vera cultura del rispetto per la vita e per il vivente come punto di partenza.

Il punto di arrivo può comprendere anche la sterilizzazione, ma non può essere dato per scontato. A monte manca il reale interesse per l’animale, che significa il piacere di conoscere gli istinti ed i comportamenti tipici di specie e la gioia di trovare la via per entrare in comunicazione con essi e quindi l’obbligo etico di prendersi del tempo per vivere accanto al proprio amico a quattro zampe. Quello che a volte mi spaventa è l’atteggiamento di passività e anche di superficialità che si riscontra in alcuni neoproprietari.

L’ascolto pedissequo ed acritico delle indicazioni sulla conduzione dell’animale appena adottato, che spesso rasentano la stupidità con puntate francamente liberticide, come quando si pretende di fare firmare un impegno a sterilizzare o non fare procreare il soggetto, oppure con consigli dietetici che ormai hanno dimostrato ampiamente i limiti e a volte gli effetti insalubri.

È come sempre un problema di evoluzione delle coscienze, richiesto nel rapporto uomo-animale, che dovrà comprendere sempre più una sana presa di responsabilità e che farà sentire come inaccettabile un rapporto piegato ed appiattito solo sulle esigenze egoistiche umane. Un rapporto che introduca un sano sentimento di amore verso l’animale, ma senza gli eccessi di «umanizzazione» realmente tristi cui ancora si assiste. Un amore che implica il rispetto dei diversi ruoli e un margine di libertà negli stili di vita adottati: il cane deve fare il cane non il sostituto di un figlio, che non si è avuto o voluto!

Infine, per coloro che sono liberamente convinti del fatto che il mondo fisico è solo la manifestazione materiale di una realtà spirituale molto più complessa, articolata ed interessante, per queste persone proiettate verso un futuro possibile, deve cominciare a penetrare, nella propria mente e nel proprio animo, la determinazione a ricambiare quello che il mondo animale ha finora donato gratuitamente all’umanità.

Questo sarà possibile non con atteggiamenti unilaterali e violenti, come propongono certe frange «animaliste» contemporanee, bensì partendo da sé stessi, dalla propria interiorità, per esempio, prendendo coscienza di quanta sofferenza noi umani abbiamo imposto al mondo animale a causa della nostra incompleta evoluzione (macellazioni di massa e allevamenti intensivi) e incominciando ciascuno a nutrire una nuova forma di rispetto e dolcezza equilibrata verso i nostri amici pelosi, come modesto contributo per inserirsi in quello che è già un fiume in piena di nuova consapevolezza e sensibilità, che gli uomini già ora manifestano pur tra mille ombre e contraddizioni.

Allora un numero crescente di persone cominceranno a porsi nei confronti del problema «sterilizzazione», chiedendosi prima cosa è meglio per il proprio animale e confrontandolo poi con le esigenze della propria vita, evitando facili «scorciatoie», ma assumendosi in pieno il carico di amorevoli responsabilità che un uomo evoluto, in piena libertà, deve oggi cominciare ad assumere nei confronti dell’animalità.

Biolcalenda marzo 2013

Risposta alla lettera di una lettrice sul «Biolcalenda» di febbraio 2013.

Che il mio articolo sulla sterilizzazione avrebbe creato dissensi me lo aspettavo, ma che addirittura nella frase finale del suo scritto la lettrice M. Zenari chiosi: «Riconoscendo la serietà d’intenti della Vostra Associazione, auspico una seria valutazione dei messaggi che vengono trasmessi ai lettori su questo tema…», francamente mi fa arrabbiare, come qualunque altra situazione in cui si voglia chiudere la bocca a persone che la pensano diversamente!

Non entro nemmeno nel merito delle argomentazioni addotte per confutare le mie affermazioni, faccio solo notare che alla fine si fa appello alla «serietà» della Vostra Associazione (con le maiuscole!), per fare in modo che in futuro si faccia più attenzione a non dare spazio a messaggi di un certo tipo (quali i miei) ai lettori. La lettrice quindi sollecita la redazione a censurare preventivamente certe idee che non devono essere sottoposte all’attenzione del pubblico.

Una bella lezione di tolleranza e rispetto per le idee libere degli altri che quando non concordano con il nuovo dogma delle sterilizzazioni forzate, sempre e comunque, non devono essere conosciute! Evidentemente per alcune persone la strada verso un pensiero libero e democratico è ancora tutta in salita, molto più semplice, una visione talebana.

Con tristezza.

 Paolo Girotto Veterinario omeopata


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