Domenica 17 Luglio c/o Giardino Botanico “Giangio Lorenzoni”
Esiste per Goethe una relazione strutturale fra il mondo della scienza e la dimensione esistenziale: la conoscenza della natura sarebbe necessaria all’uomo per comprendere la propria interiorità . Goethe si concentra sull’infinito e giocoso processo creativo della natura.
Egli si rivolge agli studi botanici per mostrare l’armoniosa appartenenza dell’uomo al mondo naturale. Entrando in un giardino si rimane turbati da mille e mille fiori variopinti. Molti sono i loro nomi, astrusi però, e uno soppianta l’altro. Nessun fiore assomiglia a un altro, eppure ogni forma è affine. L’omologia venne interpretata da Goethe come una manifestazione dell’unitĂ della natura, conseguentemente i componenti omologhi si svilupperebbero a partire da un’idea archetipa originaria. Goethe riteneva cioè che le parti e il tutto fossero inseparabili. La natura non ha sistema, per Goethe, ma vita, vita in continuo mutamento. L’oggetto della sua ricerca non era il “divenuto”, quale appare ai nostri occhi, era il “divenire”; non era il “formato” ma ciò che forma (processo); non ciò che è deperibile, a partire dalla sua nascita, ma ciò che è duraturo: la legge formatrice, il vivente primordiale, l’essere.
Osservando i processi biologici della pianta nel suo divenire e crescere, l’azione delle forze formative cosmiche ed ambientali, come di grado in grado, cresca verso il fiore e il frutto, ci permette di cogliere le “omologie curative” che ne fanno un aiuto insostituibile per la nostra salute.
Le forme, intesi come processi biologici giunti ad uno stato non dinamico, di quiete non sono né immobili né astratte, sono l’unione di eterno e transitorio, di scienza e vita.
Un approccio diverso alle piante medicinali attraverso gli scritti scientifici di Goethe.