La lasagna dell’Eremita - Biolcalenda di settembre/ottobre 2023

La lasagna dell’Eremita

Cari amici!

Ecco una ricetta per il vostro settembre e ottobre, mesi nei quali il vostro basilico, quello che avete piantato in estate e curato con grande attenzione, comincia a fiorire. E noi lo cimiamo, e lui rifiorisce. E lo cimiamo ancora e ancora rifiorisce, indurendosi nel gambo.

E allora è il tempo nel quale il basilico si ringrazia, per averci fatto compagnia nei mesi caldi, poi lo si spoglia delle foglie e gli si dà nuova vita. Si trasforma da ingrediente in vivanda, se ne fa un PESTO.

Foglie di basilico ben lavate e ben asciutte (usando ad esempio la centrifuga dell’insalata), frullate con olio extravergine e sale (importante per la conservazione ma anche per mantenere la brillantezza del colore). Invasato e coperto di olio, sempre ben coperto, dura a lungo. Se vogliamo tenerlo fuori dal frigo possiamo chiudere bene il vaso e pastorizzarlo, con i metodi noti: bollitura del vaso per mezz’oretta e controllo del vuoto che si è formato, una volta raffreddato, tramite l’infossamento del tappo

Ma veniamo a noi: cosa possiamo preparare con un pesto di basilico.

Possiamo preparare una pasta al pesto, ovviamente. Ma altrettanto ovviamente, voglio fornirvi una proposta diversa, ispirata all’immaginario dei Tarocchi.


Una lasagna dell’Eremita
, ecco. Una lasagna che si nutra del sentimento di colui che solitario, si sperimenta, esplora, trova. Una lasagna di minestrone alla genovese.

L’eremita riceve un vasetto di pesto di basilico da un fedele, giunto a trovarlo nel suo romitaggio, e che fa? Lo pone sul tavolo di lavoro, e pensa: devo fare una pasta.

La faccio senza uova, perché galline qui non ce n’è, e con il vino, ecco come la faccio. Una pasta che ricordi le sere trascorse ai tavoli delle locande, davanti a un minestrone e un bicchiere di vino rosso, dopo una giornata di viaggio. E unisco poi, dice ancora l’eremita, a questa pasta e a questo pesto delle patate, frutto povero della terra, con dei fagioli verdi dall’orto dietro il romitaggio.

Ecco la ricetta

Per la pasta: 500 gr di farina mista di grano duro e tenero, con una spolverata di mais integrale o altre farine rustiche. Aggiungere 200 grammi di vino rosso e impastare, poi stendere con un mattarello e tagliare i fogli a piacere.
Se riusciamo a stenderla fina possiamo anche evitare di cuocerla prima di formare il pasticcio, lasciando che si cucini con la stessa umidità della besciamella.Per la besciamella, usiamo delle verdure miste bollite (un minestrone rimasto da utilizzi precedenti e congelato? L’eremita non potrebbe, ma voi sì): carote, zucchine, patate, etc. etc. Frulliamo il tutto e aggiungiamo brodo. Prepariamo la besciamella con questo brodo denso, olio e farina.

Poi stendiamo alternativamente la besciamella e la pasta, arricchendo la farcitura con: fagiolini, patate tagliate a dadini e rosolate, pomodori secchi tagliati fini, carote o sedano rapa grattato o tagliato fino, con il pesto, che fa la sua bella figura verde nel mezzo dei colori. Poi mettiamo qualcosa che ci dia una impressione di maggior croccantezza, come semi di girasole o fiocchi d’avena. E il gioco è fatto: in forno a 180°C per una mezz’oretta.

Come dite? L’Eremita non ha il forno per cucinare le lasagne? Beh, … avete ragione… Allora, motivo in più per prepararle voi e portargliene una porzione, che diamine!

Buon appetito 🙂

L’Eremita è l’Arcano numero nove dei Tarocchi di Marsiglia. È la carta che ci racconta di un momento di crisi. Effettivamente se ognuno di noi pensa ad un Eremita, penserà a qualcuno che vive nell’introspezione e nella profonda ricerca personale. E così il nostro Eremita tiene in mano una lanterna che gli permette di vedere oltre la sua ombra. Nella mano sinistra un bastone rosso, attivo, pronto a riprendere il suo cammino dopo che avrà risolto ciò che ancora non era riuscito a scorgere.

L‘Eremita potrebbe anche essere un monaco. Un monaco pellegrino che con passi lenti e sicuri ricerca se stesso attraverso la via dello spirito. Ha educazione ed esperienza e questo gli porta saggezza, capacità di discernimento, metodica ricerca della verità. Non è una carta veloce. L’Eremita, monaco pellegrino, ha un passo lento ma costante e sa che quanto riuscirà a risolvere le sue dinamiche potrà tornare nel mondo. Ma con la dovuta calma.

L’Eremita non possiede niente perché niente gli serve. Si basta a se stesso. Ed ogni dono che riceve è un segno di Sorella Provvidenza, come amava chiamarla San Francesco, santo amante dell’ eremitaggio.

E la Provvidenza può manifestarsi in un’offerta come un barattolo di pesto di basilico. Le tradizioni popolari vogliono che il basilico sia una pianta sacra: si narra che la tomba di Gesù Cristo fosse adornata con piante di basilico. Ad oggi può capitare che nelle chiese ortodosse, molti altari siano addobbati con questa pianta.

Il nostro Eremita non può che rendere omaggio a questa pianta ricevuta in forma di pesto da un fedele… e in una lenta domenica di settembre si applicherà per creare per lui e i confratelli una lasagna al pesto di Basilico…”.


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