Nella disamina delle possibili specie vegetali da mettere a dimora nel nostro orto per avere una siepe, ci stiamo facendo guidare per mano da una selezione di piante che sono state consegnate ai cittadini della regione Veneto che hanno aderito alla campagna per la restituzione del sorriso alla Pianura Padana.
La scelta può ricadere in realtà su un numero maggiore di vegetali, ma l’esempio ci resta utile per introdurre al tema, aiutandoci a capire eventuali problematiche e ad affrontarle con ragionevolezza e senza troppi patemi d’animo. Quello che emerge in questa elencazione, peraltro, è che piano piano vediamo quanti vantaggi le piante proposte portano alla nostra piccola realtà , al nostro orto, al nostro giardino. Continuiamo quindi con le specie che via via si innalzano verso il cielo, ricordando però un aspetto importante: tutte queste piante a medio/alto fusto possono essere tranquillamente potate e gestite ad altezza più basse. Sicuramente non esprimeranno il loro massimo effetto estetico o significato funzionale, ma apporteranno lo stesso i benefici dei loro fratelli più alti.
La Farnia, conosciuta anche come Quercus robur, appartiene alla famiglia delle Fagaceae ed è il genere di quercia più diffuso in Europa. Se cresce isolata presenta una chioma globosa ed irregolare, un fusto alto e diritto allargato alla base, con una corteccia che nell’esemplare adulto diventa scura e molto fessurata in placche. Può raggiungere un’altezza significativa, dai 25 ai 50 metri, quest’ultima in impianti più fitti dove la sua chioma assume un aspetto ovale allungato, con fusto alto e dritto. È rinomata per la sua longevità (500/1000 anni).
Le sue foglie decidue sono lobate, con bordi arrotondati ed i cui frutti, le ghiande, lunghe fino a 4 cm, di forma ovale-allungata, con cupola ruvida dal colore verde chiaro al marrone con il procedere della maturazione. Crescono singolarmente o a gruppi di fino 4 ghiande e maturano nell’anno in settembre-ottobre. La quercia, per la sua longevità , le incredibili proporzioni che può raggiungere e gli importanti usi del legno e dei frutti, è una costante presenza di tante antiche leggende e tradizioni popolari, di innumerevoli culti e rappresentazioni simboliche risalenti agli albori dell’umanità . Per la stessa ragione, in epoche remote, interi boschi di Quercia sono stati distrutti per cancellare i simboli impersonificati in questi alberi.
La Farnia è rinomata anche per l’utilizzo del suo legno per la costruzione di navi, strutture lignee, mobili di pregio, botti, per produrre carbone di qualità e come combustibile.
Dicevamo che la Farnia è longeva. Ma a fronte di questa lunga vita, c’è una lenta crescita.
Le querce come le farnie rivestono una notevole rilevanza per l’ecosistema. Una grande varietà di insetti (tra cui circa 400 specie di farfalle, 100 specie di coleotteri e dozzine di specie di mosche e vespe), uccelli, mammiferi, licheni e funghi trovano qui il loro habitat e la propria fonte di nutrimento. Nessun’altra specie arborea autoctona è necessaria a un numero così alto di organismi. Inoltre le querce non sono importanti soltanto quando sono in vita. Il legno morto di questi alberi infatti fornisce sostentamento a molte specie tra cui ad esempio il cervo volante.
Sebbene siano state in gran parte soppiantate dalla soia nei mangimi commerciali, le ghiande continuano ad essere utilizzate come foraggio. Inoltre dato il suo effetto medicinale, la corteccia di quercia continua ad essere impiegata per curare malattie cutanee e mucose infiammate.
Predilige terreni argillosi, fertili e profondi, dotati comunque di un sufficiente livello di umidità .
È consigliabile dunque provvedere con almeno tre irrigazioni durante le stagioni più calde, specialmente nei primi anni seguenti allo messa a dimora dell’albero. Gli esemplari nei primi anni di vita hanno uno sviluppo migliore se si effettuano pacciamature con ricco materiale organico.
Non richiede necessariamente potature, è tuttavia consigliabile effettuare sfoltimenti della chioma, specialmente per quanto riguarda gli esemplari maturi. L’obiettivo è far sì che la farnia non produca un’ombra troppo fitta, soprattutto se si vuole accostarla ad altri esemplari per la composizione di un giardino o una siepe boscosi, altrimenti è forte il rischio che sotto essa non crescerà niente.
Allo stesso modo si evita così anche un’eccessiva ombra per gli edifici o la parte del giardino che la farnia coprirebbe. Inoltre, diminuendo il peso della chioma, si scongiura anche il pericolo del l’eventuale crollo di rami troppo pesanti.