Buone pratiche in agricoltura biodinamica - Fabio Fioravanti

Buone pratiche – prima parte

La vita sulla Terra dipende principalmente dalle piante. L’attività dei vegetali ci permette di respirare e, contemporaneamente, protegge e nutre il suolo generando terra fertile. La formazione del suolo avviene tramite l’interazione tra il substrato inorganico, il clima ed organismi come batteri, licheni, muschi e lombrichi.
Sono le stesse piante che costruiscono il suolo fertile mantenendo e alimentando microrganismi e organismi terricoli grazie alla produzione di sostanza organica (cellulosa, lignina) e di essudati radicali.
Si tratta di sostanze stimolanti ed energetiche che vanno a favorire un’intensa attività microbica generando suolo fertile. Le stesse piante garantiscono ombreggiamento, protezione e copertura del terreno preservandone l’integrità (processo di pedogenesi).

A partire dall’energia solare i vegetali producono materia organica che sta alla base della vita e ne consente l’evoluzione.
Si tratta di processi e cicli che sono alla base dell’esistenza i quali sono stati alterati dall’uomo per assecondare le proprie necessità. Queste alterazioni possono essere lecite entro certi limiti, oltre i quali si rischiano clamorosi autogol.
La semplificazione dell’agroecosistema e delle pratiche agronomiche operata dall’agricoltura industriale ha determinato un impoverimento delle attività vitali del suolo con conseguenze negative per la stabilità ecologica e la fertilità dei terreni.

Per far fronte a questi scompensi diventa necessario il ricorso massiccio ad input esterni come fertilizzanti e antiparassitari. Nel disegno riportato sono messe in evidenza le differenze tra un suolo gestito secondo metodiche industriali (a sinistra) ed un terreno naturale (a destra).
Occorre precisare che nella parte a destra del disegno non vi sarebbe un tipo di substrato ottimale per la crescita di colture agricole. La condizione ideale è rappresentata dal riquadro intermedio relativo agli arbusti, sia per quantità e qualità di sostanza organica e nutrienti che per quantità e qualità di organismi e microrganismi terricoli.

Nella parte a sinistra del disegno invece si rende necessario il ricorso massiccio a fertilizzanti e nutrienti come conseguenza dell’impoverimento del substrato (purtroppo oggi molti terreni si trovano in questa condizione).
La gestione agroindustriale del suolo ha determinato un vuoto biologico ed uno sconvolgimento che si è rivelato terreno di conquista per patogeni e organismi nocivi di varia natura. Il disegno sopra riportato serve ad inquadrare a grandi linee le conseguenze dovute alle pratiche agroindustriali, le quali hanno generato una sorta di desertificazione dei terreni e di riduzione ai minimi termini dei processi vitali (parte sinistra, nella quale lo strato vitale e la sua profondità sono ridotti al minimo).

Tramite questa immagine è possibile cogliere il grado di alterazione operato dall’uomo.
Questo sconvolgimento del substrato inoltre sta contribuendo a fenomeni di erosione del suolo. Ma attraverso pratiche come sovescio e compostaggio è possibile assecondare le dinamiche naturali in modo da ripristinare al meglio equilibrio e stabilità ecologica dei terreni. Vengono riprodotti ed esaltati i cicli naturali.

Fertilità è la condizione di un terreno ricco in humus nel quale la crescita delle piante procede in modo rapido, efficiente ed armonioso. Il termine fertilità porta con sé abbondanza, alta qualità e resistenza ai parassiti”.  Sir Albert Howard, tratto da “I Diritti della Terra” (collana Terra Madre di Slow Food Editore).


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