Il 24 maggio scorso Bob Dylan ha compiuto 80 anni. Bob l’imprendibile: per la sua forza, per l’immutata bellezza delle sue opere, per essere allo stesso momento poeta, menestrello, profeta, cantante folk.
Colui che storpia le canzoni durante i concerti per non farle riconoscere, tenendole così sempre vive.
Colui che è nella mutevolezza: le sue canzoni cambiano a ogni ascolto.
Ci vengono spesso dette falsità, la realtà viene contraffatta, avvengono mistificazioni e negazioni: tutto ciò ci allontana dalla verità.
La verità e quindi le giuste soluzioni dei molti problemi risiedono probabilmente in ciò che ci appare lontano, impossibile, incomprensibile. Imprendibile: ovvero nell’inafferrabile.
Sono costretto a continue trasformazioni, perché tutto cresce e rinverdisce. Insomma, a forza di trasformazioni, io seguo la natura senza poterla afferrare, e poi questo fiume che scende, risale, un giorno verde, poi giallo, oggi pomeriggio asciutto e domani sarà un torrente (C. Monet).
Vedo tre questioni da cui discende tutto: il distacco di noi umani dalla natura, il cambiamento climatico, la difficile accettazione delle biodiversità.
Scrive Mario Rigoni Stern: La mia vita è organizzata secondo ciò che mi sta intorno. Non mi sento mai solo…
Il suo pensiero è legato al radicamento… Io dipendo dalla natura: è lei che regola la mia vita… devo usare i miei sensi, è normale farlo.
Oggi ci manca il desiderio di Natura, di rapportarsi a essa. L’abbiamo esclusa.
Uno dei segnali? Il “tócco non tócco”. Rispetto alla mia infanzia, oggi i bambini non annusano fiori, non toccano oggetti, non danno ascolto ai rumori, non osservano i piccoli movimenti della natura.
Toccare è un gesto di rispetto, quasi un atto d’amore perché ogni materia ha una propria dignità.
Si tocca quando si è dentro alle cose… quando si osserva.
Ma per osservare bisogna rallentare, fermarsi.
Viviamo una vita senza ispirazione, quindi senza passione.
Vorrei l’incanto e quindi lo stupore.
Lo stupore porta all’inafferrabilità, alla mutevolezza. Mutano i colori di un prato,muta la luce. Mutiamo anche noi.
La Biodiversità è un qualcosa che sentiamo lontano; invece è intorno a noi.
È dentro di noi.
Bisogna collegare questo concetto alle nostre vite, alla nostra quotidianità.
La sua perdita accresce l’insicurezza alimentare e energetica, aumenta la vulnerabilità ai disastri ambientali, accelera le variazioni climatiche.
Il clima siamo noi, afferma lo scrittore americano Jonathan Safran Foer.
La Natura siamo noi.
Le soluzioni, i provvedimenti. Si continua a rimandare perché è dentro di noi l’idea che le questioni ambientali non sono una minaccia personale immediata. Spaventa di più l’economia che si distrugge o la paura di morire per i virus.
Che senso ha dare un sacco di soldi con gli eco bonus e poi lasciare che vengano usati materiali petro-derivati per realizzare cappotti o altri interventi? Quando ci ribelleremo al dominio del denaro? Con il 110% miglioreremo il comfort psico fisico all’interno delle case e allo stesso tempo continueremo a devastare l’ambiente.
E il negazionismo climatico? “I bugiardi del clima” come li definisce Stella Levantesi nel suo libro sono coloro che negano le problematiche ambientali: finanziamenti considerevoli e tecniche propagandistiche fanno sembrare il cambiamento climatico una teoria, non una realtà scientificamente provata.
Dobbiamo liberarci dai bugiardi.
Le statistiche dicono che tre virus su quattro vengono generati nei grandi allevamenti di animali.
Quante persone pensano a questo?
Quello che temo è che dopo la pandemia riprenderemo le abitudini di sempre.
L’attitudine mentale nel giro di poco tempo ripercorrerà il suo circolo vizioso.
Apprezzo il progetto Forestami della città di Milano: prevede la messa a dimora di 3 milioni di alberi entro il 2030, per pulire l’aria e combattere il cambiamento climatico.
Sogno sempre una politica che rivoluzioni le nostre coscienze e le nostre anime.
La vera sfida è afferrare l’inafferrabile.